MANOLIS ANAGNOSTAKIS
IL MATTINO
Di mattina
Alle 5
La secca
Eco metallica
Dopo che i camion carichi
Hanno fatto a pezzi le porte del sonno.
E l’«addio» finale al giorno prima
E gli ultimi passi sulle piastrelle umide
E la tua ultima lettera
Nel quaderno di aritmetica della tua infanzia
Come la griglia della finestrella
Che fa salire il corteo del gioioso sole
Del mattino con nere linee perpendicolari.
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Il risveglio, il trauma di ripiombare nella vita dopo essere stati nelle tenere braccia del sogno, avere rivissuto amori e periodi felici, avere appagato i nostri desideri inconsci. Spesso mi chiedo – ogni martedì e venerdì, precisamente – perché mai i camion della nettezza urbana debbano fare così tanto rumore: come Jacques Prévert “esco dal letto di buonora / Quasi ogni giorno della mia vita / E taglio il collo in pieno sole / Ai più bei sogni delle notti mie”. Un fracasso simile probabilmente è all’origine di questi versi del poeta greco Manolis Anagnostakis, che riteneva le parole inadeguate ad esprimere l’universo – lo fa attraverso sensazioni, immagini e suoni – tanto da non scrivere più nulla dopo il 1960, affidando al silenzio la poesia.
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ALYSIA MACAULAY, “DAWN WINDOW, 2010”
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LA FRASE DEL GIORNO
A tutti è dovuto il mattino, ad alcuni la notte. A solo pochi eletti la luce dell'aurora.
EMILY DICKINSON, Poesie
2 commenti:
...ti rispondo...perchè la vita ha anche immondizia da raccogliere....;))
...e si...la poesia...il "vetro"...infranto.:(...:)
però...il poeta...coglie...e sparge il suo profumo dei suoi fiori raccolti.:)
ciaoo Vania :)
i poeti analizzano tutto, ogni cosa entra nelle poesie
(anche stamattina sono passati i camion dell'Econord, nel dormiveglia delle 6 e 30, ma era ormai tempo di svegliarmi)
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