EDMOND JABÈS
CANZONE DELLO STRANIERO
Sto cercando
un uomo che non conosco,
che non è mai stato così tanto me stesso
se non da quando lo cerco.
Ha i miei occhi, le mie mani
e tutti quei pensieri
sui relitti di questo di tempo?
Stagione di mille naufragi,
il mare cessa di essere il mare,
diventa l'acqua gelida dei sepolcri.
Ma, più avanti, chi lo sa più avanti?
Una bambina canta al contrario
e regna la notte sugli alberi,
pastorella tra le pecore.
Cava la sete al granello di sale
che nessuna bevanda disseta.
Con le pietre, un mondo si rode
di essere, come me, di nessun luogo.
(da Canzoni per il pasto dell’orco, 1947)
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Edmond Jabès, poeta di lingua francese, considerava però sua patria l’Egitto, terra dove nacque da una famiglia ebrea e da cui fu espulso ai tempi della crisi di Suez del 1956. A Parigi, pur in un ambiente favorevole al dibattito e alla creazione letteraria, Jabès si sente però comunque uno straniero. E, cosa peggiore, malgrado la sua ricerca, il poeta rimane straniero a se stesso, investito da un’autoalienazione che travalica il fatto di essere esule in un paese in cui “i battiti del cuore non si confondono con quelli della città”.
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FOTOGRAFIA © KAREN ARNOLD/PDP
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LA FRASE DEL GIORNO
Se, per caso, dovessi tornare alla mia patria, potrò ancora dormirci, sognare e amare?
EDMOND JABÈS, Il libro delle domande
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Edmond Jabès (Il Cairo, 14 aprile 1912 – Parigi, 2 gennaio 1991), poeta francese. Figlio di una famiglia ebrea, ricevette un'educazione francese di stampo coloniale. Quando l'Egitto espulse la popolazione di origine ebraica, si rifugiò a Parigi e strinse amicizia con la cerchia dei surrealisti, senza tuttavia mai farne parte.
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