OCTAVIO PAZ
SCRITTO CON INCHIOSTRO VERDE
L’inchiostro verde crea giardini, selve, prati,
fogliame dove cantano le lettere,
parole che son alberi,
frasi che sono costellazioni.
Tu bianca, lascia che le mie parole scendano e ti ricoprano
Come una pioggia di foglie su un campo di neve,
come l’edera su una statua,
come l’inchiostro su questo foglio.
Braccia, cintura, collo, seni,
la fronte pura come il mare,
la nuca di bosco d’autunno,
i denti che mordono un filo d’erba.
Il tuo corpo è costellato di segni verdi
Come il corpo dell’albero dalle gemme.
Non ti importi di tante piccole cicatrici luminose
Guarda il cielo e il suo verde tatuaggio di stelle.
(Escrito con tinta verde, da Libertà sulla parola, 1958 – Traduzione di Giuseppe Bellini)
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Inchiostro verde. Come la clorofilla che dà vita alle piante. E la vita è l’amore, è la parola che il poeta riversa sul corpo della donna: “Eri coperta di poesie / tutto il tuo corpo era scrittura / ricordati riacquista la parola / sei bella sai cantare sai ballare”. Verde come il sogno, come la dimensione onirica e surreale di cui questi versi del Premio Nobel messicano Octavio Paz (1914-1998) sono sensualmente imbevuti: un fiume verde che forse è in grado di apportare il mutamento, di vivificare, uno scorrere inesauribile di parole che può creare dal nulla foglie, alberi, giardini e costellazioni.
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IMMAGINE © THE VISUAL
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia / semina occhi nella pagina, / semina parole negli occhi.
OCTAVIO PAZ, Árbol adentro
Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998), poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.