E il 9 gennaio se ne è andato anche Charles Simić, poeta naturalizzato statunitense ma serbo di origine – il suo vero nome era Dušan. Più volte candidato al Nobel, nel 1990 ricevette il Premio Pulitzer per Il mondo non finisce. Nato a Belgrado nel 1938, nella sua infanzia sperimentò gli effetti della guerra sulla Jugoslavia. Nel 1954 i suoi genitori si trasferirono negli Stati Uniti, a Chicago. Simić si laureò alla New York University ed è stato per anni professore di letteratura e scrittura creativa all’Università del New Hampshire, a Durham.
La fama di poeta gli arrise a metà degli Anni ‘70, quando i suoi testi minimalisti e la sua scrittura chiara riuscirono a fare breccia in un mondo che virava già verso l’edonismo e il disimpegno degli Anni ‘80. Le sue poesie, che spesso parlano di jazz, arte e filosofia, esplorano la realtà e l’universo partendo dall’osservazione degli oggetti. Sono come dei puzzle che vanno componendosi, tessera dopo tessera, o delle scatole cinesi.
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FOTOGRAFIA © ITERANT
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RAGAZZO PRODIGIO
Sono cresciuto chino
su una scacchiera.
Amavo la parola scaccomatto.
Il che sembrava impensierire i miei cugini.
Era piccola la casa,
accanto a un cimitero romano.
I suoi vetri tremavano
per via di carri armati e caccia.
Fu un professore di astronomia in pensione
che m'insegnò a giocare.
L'anno, probabilmente, il '44.
Lo smalto dei pezzi che usavamo,
quelli neri,
era quasi del tutto scrostato.
Il re bianco andò perduto,
dovemmo sostituirlo.
Mi hanno detto, ma non credo che sia vero,
che quell'estate vidi
gente impiccata ai pali del telefono.
Ricordo che mia madre
spesso mi bendava gli occhi.
Con quel suo modo spiccio d'infilarmi
la testa sotto la falda del soprabito.
Anche negli scacchi, mi disse il professore,
i maestri giocano bendati,
i campioni, poi, su diverse scacchiere
contemporaneamente.
(Prodigy, da Somewhere among us a stone is taking notes, 1969 – in Hotel Insonnia, Adelphi, 2002, Traduzione di Andrea Molesini)
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GLI AMICI DI ERACLITO
Il tuo amico è morto, quello con cui
giravi per le strade
a tutte le ore, parlando di filosofia.
Perciò, oggi sei andato solo,
fermandoti spesso per scambiarti di posto
con il tuo compagno immaginario,
e ribattere a te stesso
sul tema delle apparenze:
il mondo che vediamo nella testa
e il mondo che vediamo ogni giorno,
così difficili da distinguere
quando dolore e sofferenza ci piegano.
Voi due spesso vi siete fatti trascinare
tanto da trovarvi in quartieri strani
persi tra gente ostile,
costretti a chiedere indicazioni
proprio sul ciglio di una suprema rivelazione,
a ripetere la domanda
a una vecchia o a un bambino
che potrebbero essere entrambi sordi e muti.
Qual era quel frammento di Eraclito
che stavi cercando di ricordare
quando sei inciampato nel gatto del macellaio?
Nel frattempo, tu stesso ti eri perso
fra la scarpa nera nuova di qualcuno
abbandonata sul marciapiedi
e il terrore improvviso e l'ilarità
alla vista di una ragazza
abbigliata per una notte di ballo
che sfreccia sui pattini.
(The friends of Heraclitus, da Walking a black cat, 1996 – in Il mondo non finisce, Donzelli, 2001 - Traduzione di Damiano Abeni)
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Altre poesie di Charles Simić sul Canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
Di tutte le cose mai dette sulla poesia, l'assioma che meno è meglio ha fatto su di me l'impressione più grande e duratura.
CHARLES SIMIĆ, Granta, n. 124, Estate 2013
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Charles Simić, vero nome Dušan Simić (Belgrado, 9 maggio 1938 – Dover, New Hampshire, 9 gennaio 2023), poeta statunitense di origine serba. Iniziò la propria carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia.