MARINA CVETAEVA
ECCO ANCORA UNA FINESTRA
Ecco ancora una finestra,
dove ancora non dormono.
Forse – bevono vino,
forse – siedono così.
O semplicemente – le due
mani non staccano.
In ogni casa, amico,
c’è una finestra così.
Non candele o lampade hanno acceso il buio:
ma gli occhi insonni!
Grido di distacchi e d’incontri:
tu, finestra nella notte!
Forse, centinaia di candele,
forse, tre candele...
Non c’è, non c’è per la mia
mente quiete.
Anche nella mia casa
è entrata una cosa come questa.
Prega, amico, per la casa insonne,
per la finestra con la luce.
23 dicembre 1916
(da Psiche, 1923)
.
Mi capita in questi giorni d'inverno, quando attraverso a piedi il paese ed è ormai scesa la sera: resto colpito da qualche finestra illuminata tra le case e mi immagino la vita che scorre lì dietro, una cucina dove si prepara il tè, uno studente chino sui libri, una persona anziana che risolve cruciverba o guarda la televisione. Sono quelle finestre nella notte che intrigano anche la poetessa russa Marina Cvetaeva: che succede lì dietro alla luce gialla delle candele? Ci si ama? Si discute? E alla nostra finestra?
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EVGENIJ LUSHPIN, "SOGNI NOTTURNI"
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma di questo non san nulla / le finestre: guarda fuori ognuna e brilla, / come un’anima fanciulla / che s’affida al sogno, timida e tranquilla.
DIEGO VALERI, Poesie vecchie e nuove.
Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941), poetessa e scrittrice russa. Divenuta una delle migliori voci del simbolismo russo, fu invisa al regime stalinista. Esule a Berlino e Parigi, tornò in patria nel 1939 alla ricerca del marito, fucilato dall’NKVD e della figlia, in campo di lavoro. Disperata e isolata, si uccise nel 1941.
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