GHIANNIS RITSOS
GLI OCCHI DELLA STATUA
Diventi ciò che riesci a fare – diceva. E l’immutabile? – domandò l’altro.
Oh, giustificazioni degli indolenti, dei molto morti, – disse lui
e uscì dalla porta.
Non lo vedemmo più. Forse l’uccisero. Era
un uomo di media statura, e d’improvviso com’è che diventò
una statua altissima, eretta nella nostra stessa casa
sopra la scala, nello specchio? Interroga, ci guarda
coi suoi grandi occhi bianchi. Non ci lascia neanche per un istante
dormire o incipriarci di nascosto il viso
con quell’abbagliante cipria d’oro. Che occhi immensi
bianchi, bianchissimi, ciechi (noi li definiamo ciechi); ci voltiamo
dall’altra parte, verso il muro, succhiando come neonati
il pollice della sua mano destra avvolto nel cotone.
(da Grafia di cieco, 1979 – Traduzione di Nicola Crocetti)
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“Dopo la morte, gli eroi subirono numerose metamorfosi nella fantasia dei sopravvissuti . naturali o paradossali” scrive il poeta greco Ghiannis Ritsos in Pietre, ripetizioni, sbarre. È quello che capita al protagonista di questa poesia, che esce dalla porta e, scomparendo, diventa improvvisamente mito, come spesso accade nei versi di Ritsos, apportando la maestosa e solenne presenza del passato ellenico.
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GIORGIO DE CHIRICO, "LA CANZONE D'AMORE"
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LA FRASE DEL GIORNO
Non scordiamoli mai – disse – i buoni insegnamenti, quelli dell’arte greca. Sempre l’azzurro / di fianco al quotidiano.
GHIANNIS RITSOS, Pietre, ripetizioni, sbarre
Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.