Il poeta rumeno di origini ebraiche Paul Celan nasceva il 23 novembre di cento anni fa a Cernauți (oggi Černivci, in Ucraina), capoluogo della Bucovina, allora facente parte della Romania dopo la dissoluzione dell’Impero austro-ungarico. Durante gli anni del nazismo riuscì a sfuggire alla deportazione finendo in campi di lavoro, ma perse i genitori, morti nei lager. Le sue poesie riflettono quella tragedia personale e l’Olocausto, intrecciano amore e morte, distruzione e tenerezza. Con gli anni la tristezza ebraica si trasforma nell’angoscia esistenziale dell’uomo moderno, espressa con un’oscurità di linguaggio e con metafore dal gusto surrealista. Celebre, anche per il carteggio letterario di alto spessore, è la relazione tra Celan e la poetessa tedesca Ingebor Bachmann. Nella notte tra il 19 e il 20 aprile 1970 Celan si uccise gettandosi nella Senna dal Pont Mirabeau, nel punto esatto cantato nell’omonima poesia da Guillaume Apollinaire.
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CORONA
L’autunno mi bruca dalla mano la sua foglia: siamo amici.
Noi sgusciamo il tempo dalle noci e gli apprendiamo a camminare:
lui ritorna nel guscio.
Nello specchio è domenica,
nel sogno si dorme,
la bocca fa profezia.
Il mio occhio scende al sesso dell’amata:
noi ci guardiamo,
noi ci diciamo cose oscure,
noi ci amiamo come papavero e memoria,
noi dormiamo come vino nelle conchiglie,
come il mare nel raggio sanguigno della luna.
Noi stiamo allacciati alla finestra, dalla strada ci guardano:
è tempo che si sappia!
È tempo che la pietra accetti di fiorire,
che l’affanno abbia un cuore che batte.
È tempo che sia tempo.
È tempo.
(da Papavero e memoria, 1952 – Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)
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CON ALTERNA CHIAVE
Con alterna chiave
tu schiudi la casa dove
la neve volteggia delle cose taciute.
A seconda del sangue che ti sprizza
da occhio, bocca ed orecchio
varia la tua chiave.
Varia la tua chiave, varia la parola
cui è concesso volteggiare coi fiocchi.
A seconda del vento che via ti spinge
s'aggruma attorno alla parola la neve.
(da Di soglia in soglia, 1955 – Traduzione di Giuseppe Bevilacqua)
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SALMO
Nessuno ci impasta più con terra e argilla,
nessuno evoca la nostra polvere.
Nessuno.
Sia lode a te, Nessuno.
Per amor tuo
fioriremo.
Incontro a te.
Noi siamo
fummo,
e resteremo sempre
un Nulla che fiorisce:
la rosa di Nessuno.
Con
lo stelo lucente come l’anima
con lo stame ebbro di cielo,
la corona imporporata
dalla parola, che cantammo
sopra, oh al di sopra
della spina.
(da La rosa di nessuno, 1963 –Traduzione di Mario Specchio)
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Altre poesie di Paul Celan sul Canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
Le poesie si dirigono verso qualcosa. Che cosa? Qualcosa di aperto, occupabile, il tu a cui si può parlare, forse una realtà a cui si può rivolgersi.
PAUL CELAN
Paul Celan, nato Paul Antschel (Cernauți, 23 novembre 1920 – Parigi, 20 aprile 1970), poeta rumeno di origine ebraica, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell'Ucraina. Tormentato da crisi di angoscia, dopo numerosi ricoveri in cliniche psichiatriche, si uccise gettandosi nella Senna.