SHARON OLDS
RITORNO AL MAGGIO 1937
Li vedo in piedi davanti ai cancelli simmetrici dei loro college
vedo mio padre sotto l’arco di arenaria ocra,
le piastrelle rosse che brillano
come scaglie di sangue dietro la sua testa,
vedo mia madre con pochi libri smilzi appoggiati sul fianco
in piedi davanti al pilastro di mattoni
col cancello in ferro battuto ancora aperto dietro di lei
le punte di lancia nere nell’aria di Maggio,
stanno per laurearsi, stanno per sposarsi,
sono ragazzi, sono stupidi,
tutto ciò che sanno è che sono innocenti,
che non farebbero mai del male a nessuno.
Voglio andare da loro e dire Fermi non fatelo,
lei è la donna sbagliata, lui è l’uomo sbagliato
farete cose che mai pensereste di poter fare
farete del male ai figli
soffrirete in modo inimmaginabile
vi augurerete di morire.
Voglio andare da loro in quella luce di fine Maggio
e dirglielo, il bel visino di lei desideroso e vuoto che si volta verso di me,
il suo bel corpo intatto che fa tenerezza,
il bel viso di lui arrogante e cieco che si volta verso di me,
il suo bel corpo intatto che fa tenerezza,
ma non lo faccio.
Voglio vivere.
Li tiro su come il maschio e la femmina delle bambole di cartapesta
e li sbatto una contro l’altro per i fianchi
come schegge di selce da cui far scaturire scintille,
dico: fate quello che state per fare
e io lo racconterò.
(I go back to May 1937, da The Gold Cell, 1987 – Traduzione di Giorgio Van Straten)
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Questa poesia di Sharon Olds è famosa perché inserita nel bel film Into the Wild (Nelle terre estreme) che Sean Penn ha tratto nel 2007 dall’omonimo libro di Jon Krakauer, che raccontava una storia vera: il viaggio che Chris McCandless intraprese per sfuggire alla società consumista e capitalista, gesto di ribellione a un mondo che vedeva falso, a partire dalla famiglia. Proprio dei genitori parla la cruda poesia della Olds: è una figlia ferita che giudica il padre e la madre e i loro errori, i loro difetti, le loro mancanze. Ma è altresì consapevole che altra scelta non c’è, che quella è la strada che il destino le ha riservato e che nessuna macchina del tempo la riporterà indietro, se non la poesia.
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FOTOGRAFIA © VINTAGE EVERYDAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Al giorno d'oggi si dà la colpa ai genitori in tutto. Ma anche loro hanno avuto genitori.
WILLIAM INGE, Splendore nell’erba, sceneggiatura