giovedì 30 novembre 2023

Nel laghetto del parco


MAY SWENSON

IMMAGINE NELL’ACQUA

Nel laghetto del parco
tutte le cose sono doppie;
Gli edifici lunghi pendono e
si contorcono delicatamente. I camini
sono gambe piegate che rimbalzano
sulle nuvole sottostanti. Laggiù
nel cielo una bandiera scodinzola
come un amo da pesca.

Il ponte di pietra ad arco
è un occhio, con la palpebra
in acqua. Nella sua lente
si immergono teste increspate con i cappelli
che non cadono. Passano i cani,
abbaiando sulla schiena.
Un bambino, portato a dare da mangiare
alle anatre, dondola a testa in giù,
un palloncino rosa per boa.

Le cime degli alberi dispiegano come radici
un velo di fiori di ciliegio,
dove gli uccelli volano a pancia in su
nella coppa di vetro di una collina;
al suo fondo un grappolo
di bambini che sgranocchiano noccioline
è sospeso alle scarpe da ginnastica, vacillante.

Un cigno, con due colli
che formano la figura di un tre,
sterza tra due doppie torri
rugose. Sibilando
amorevolmente, bacia se stesso,
e tutta la scena ne è turbata:
le finestre d'acqua si scheggiano,
i rami si aggrovigliano, il ponte
si ripiega come un ventaglio.

(da Poesie da risolvere, 1966)

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Un mondo a rovescio quello che si dispiega nell’acqua, riflesso: la poetessa statunitense May Swenson lo descrive minuziosamente trovando interessanti analogie per ogni oggetto o persona che si raddoppia nell’idillio del laghetto di un parco, fino al colpo di scena finale, il cigno che piega il suo becco per bere e rompe l’incanto mandando in frantumi ogni cosa.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sotto la volta del cielo, / ricordati di camminare sempre / attraverso corridoi di nuvole, / lungo corridoi di luce solare / o attraverso alte siepi / di pioggia verde.
MAY SWENSON




Anna Thilda May "May" Swenson (Logan, Utah, 28 maggio 1913 – Bethany Beach, Delaware, 4 dicembre 1989), poetessa e drammaturga statunitense. Molte sue poesie dopo il 1970 sono in stile visuale, altre descrivono l’erotismo omosessuale femminile. Tradusse poeti svedesi, tra i quali Tomas Tranströmer.


mercoledì 29 novembre 2023

Amore, Musica, Poesia


ANDERSON BRAGA HORTA

MICROCOSMO

La Musica,
la Poesia
e l’Amore.

ABC degli dèi,
che nella nostra piccolezza
decifriamo gloriosamente.

Lettere
con cui ricostituiamo la Parola,
ripetiamo il Suono essenziale,
riordiniamo il Caos.

Amore,
Musica,
Poesia.

Siamo dèi
nella nostra piccolezza.

(da A viva voce, 2012)

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Il poeta brasiliano Anderson Braga Horta ha sempre avuto attenzione per la metapoesia, ovvero la poesia che indaga sulla poesia stessa: “È il nostro unico miracolo” scrive altrove, quello che ci permette di essere “piccoli dèi in espansione”. E questo prodigio avviene attraverso la parola poetica e la creazione musicale che sa come catturare i suoni e disporli, ma anche attraverso l’Amore che ci eleva dalla nostra piccolezza.

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JOAN BROSSA, "IL NASTRO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il pensiero è un'estensione dei sensi. Se potessimo vedere tutto, non avremmo bisogno di pensare.
ANDERSON BRAGA HORTA, Signo

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Anderson Braga Horta (Carangola, 17 novembre 1934), poeta, scrittore di racconti e saggista brasiliano. Membro dell'Accademia Brasiliana dellei Lettere, tra i suoi numerosi libri antologie e traduzioni in portoghese di poeti del Secolo d'Oro spagnolo e sudamericani contemporanei. Ha ricevuto il Premio Nazionale di Poesia, il Premio Machado de Assis e il Premio Jabuti.


martedì 28 novembre 2023

Solitudine condivisa


JOAN VINYOLI

SOLO

Solo è chi non ha nessuno
che lo abita, ma tu,
pieno dei ricordi della vita,
non fingere di non sapere
che sei solitudine condivisa.

(da Alle ore piccole, 1981)

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Sulla sua base simbolista il poeta catalano Joan Vinyoli innesta le tematiche esistenziali: la solitudine, in questo caso, che non è assoluta, ma frammentazione di tempi, di ricordi e di speranze in cui l’io raccoglie le sue idee e analizza: “Tu sola fai parte della mia pura solitudine. / Ti trasformi in tutto: sei ciò che mormora / o un profumo che non lascia nulla dietro di sé. / Tra le mie braccia, ahimè, ho perso tante cose. / Non ti hanno mai trattenuto: per questo riposi lì / e ti ho per sempre di più”.

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EDWARD HOPPER, "IL CERCATORE DI TARTUFI"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia allontana dalle apparenze / e rende più vicina la realtà.
JOAN VINYOLI, Tuttavia le parole

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Joan Vinyoli i Pladevall (Barcellona, 3 luglio 1914 - 30 novembre 1984), poeta catalano. Fortemente influenzato dall’opera di Rainer Maria Rilke, mise in pratica la sua massima: “La poesia non è fatta di sentimenti, ma di esperienze”, coniugando realismo ed esistenzialismo.


lunedì 27 novembre 2023

Un libro tutto sul tempo


EVGENIJ VINOKUROV

A VOLTE VORREI SCRIVERE UN LIBRO

A volte, vorrei scrivere un libro,
un libro tutto sul tempo,
su come esso non esiste,
su come il passato e il futuro
sono un solo continuo presente.
Penso che tutti – chi è vivo,
chi è vissuto,
e chi ancora ha da vivere – siano vivi adesso.
Vorrei scomporre questo argomento
come un soldato smonta il fucile.

(da La guerra è finita, 1976 - Traduzione di Maria Nadotti)

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Come un soldato smonta un fucile, cioè metodicamente dopo aver appreso con ripetuti movimenti l’assemblaggio. Così il poeta russo Evgenij Vinokurov, membro di spicco della cultura sovietica, vorrebbe analizzare la complessa dinamica del tempo, dare risposta a una domanda che da secoli si pongono i filosofi: Il tempo scorre oppure l'idea di passato, presente e futuro è completamente soggettiva, descrittiva solo di un inganno dei nostri sensi?


IMMAGINE © BING IMAGE CREATOR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Un fatto è ora limpido e chiaro: né futuro né passato esistono. È inesatto dire che i tempi sono tre: passato, presente e futuro. Forse sarebbe esatto dire che i tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro.
SANT’AGOSTINO, Confessioni

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Evgenij Michajlovič Vinokurov (Brjansk, 22 ottobre 1925 - Mosca, 23 gennaio 1993), poeta russo. Dagli iniziali temi d'ispirazione patriottica la sua poesia è venuta successivamente svolgendosi su motivi più individuali e meditativi. Ha scritto anche numerosi saggi (Poesia e pensiero, 1966; Resta in forza, 1979).


domenica 26 novembre 2023

In una sala chiusa


CESARE PAVESE

TANGO

Mi son visto una notte
in una sala chiusa
e l'abbraccio dei corpi che danzavano,
sollevati e schiantati dalla musica,
sotto la luce livida
che filtrava nei muri, di lontano,
mi soffocava il cuore
come in fondo a un abisso, sotto il buio,
tra bagliore e bagliore,
giungono spaventose
scosse di una tempesta,
che impazzisce là in alto, sopra il mare.

Mi giungevano a tratti,
pallide e stanche,
le ombre dei danzatori,
vibrazioni di un mare moribondo.

E vedevo i colori,
delle donne abbraccianti
illividirsi anch'essi,
e tutto rilassarsi
di spossatezza oscena,
e i corpi ripiegarsi,
strisciando sulla musica.

Solo ancora splendeva
su quella febbre stanca
il corpo di colei
che fiorisce in un volto
tanto giovane e chiaro
da fare male all'anima.

Ma era solo il ricordo.
Io la guardavo immobile
e la vedevo, dolorosamente,
nella luce del sogno.

Ma passava strisciando,
senza scatti più, languida,
con un respiro lento
e mi pareva un gemito d'amore,
ma l'uomo a cui s'abbandonava nuda
forse non la sentiva.
E un'ubbriachezza pallida
le pesava sul volto,
sul volto tanto giovane e stupendo
da fare male all'anima.

Tutti tutti tacevano di ebbrezza,
travolti dentro il gorgo
di quella luce livida,
posseduti di musica,
nelle carezze ritmiche di carne,
e stanchi tanto stanchi.

Io solo non potevo abbandonarmi:
cogli arsi occhi sbarrati,
mi fissavo smarrito
su quel corpo strisciante.

[23-26 giugno 1928]

(da Poesie giovanili, Einaudi, 1989)

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Il giovane Cesare Pavese in una sala dove si balla il tango constata la sua impossibilità di aderire al reale, di intrecciare rapporti con gli altri. Una decina di anni dopo, affinata la capacità di raccontare, riconoscerà comunque ancora quell'incomunicabilità: "Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri" scriverà il  15 maggio 1939.

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FOTOGRAFIA © WILLY RONIS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Si odiano gli altri, perché si odia se stessi.
CESARE PAVESE, Il mestiere di vivere, 3 dicembre 1948

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Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950), scrittore, poeta, traduttore, saggista e critico letterario italiano. Nato poeta con Lavorare stanca, si è poi dedicato alla narrativa scrivendo romanzi famosissimi: Paesi tuoi, La luna e i falò, La casa in collina. I suoi temi principali sono il mito e la terra.


sabato 25 novembre 2023

Una Rivoluzione


GIOCONDA BELLI

REGOLE PER UOMINI CHE VOGLIONO AMARE LE DONNE

I

L’uomo che mi ami
dovrà saper scostare il velo della pelle,
scoprire la profondità dei miei occhi
e conoscere quella che si annida in me,
la rondine trasparente della dolcezza.


II

L’uomo che mi ami
non vorrà possedermi come una merce,
né esibirmi come un trofeo di caccia,
saprà stare al mio fianco
con lo stesso amore
con il quale io starò al suo.


III

L’amore dell’uomo che mi ami
sarà forte come gli alberi del corallo
protettivo e sicuro come loro,
limpido come una mattina di dicembre.


IV

L’uomo che mi ami
non dubiterà del mio sorriso
né temerà l’abbondanza dei miei capelli,
rispetterà la tristezza, il silenzio
e con carezze suonerà il mio ventre come una chitarra
perché sgorghino musica e piacere
dalle profondità del mio corpo.


V

L’uomo che mi ami
potrà trovare in me
l’amaca dove riposare
il pesante fardello delle sue preoccupazioni,
l’amica con cui dividere i suoi segreti più intimi,
il lago dove galleggiare
senza temere che l’ancora del legame
gli impedisca di volare quando gli capiti di essere uccello.


VI

L’uomo che mi ami
farà poesia con la sua vita,
costruendo ogni giorno
con lo sguardo diretto al futuro.


VII

Ma, soprattutto,
l’uomo che mi ami
dovrà amare la gente
non come una parola astratta
estratta dalla manica,
ma come qualcosa di reale, concreto,
cui rendere omaggio con azioni
e dare la vita se è necessario.


VIII

L’uomo che mi ami
riconoscerà il mio volto nella trincea
ginocchio in terra mi amerà
mentre entrambi apriremo il fuoco insieme
contro il nemico.


IX

L’amore del mio uomo
non conoscerà la paura del donarsi,
né temerà di scoprirsi davanti alla magia
dell’innamoramento
in una piazza piena di gente.
Potrà gridare - ti amo -
o mettere striscioni sopra le case
proclamando il suo diritto a sentire
il più bello e umano dei sentimenti.


X

L’amore del mio uomo
non fuggirà le cucine,
né i pannolini del figlio,
sarà come un vento fresco
che spazza le nubi del sogno e del passato,
le debolezze che, per secoli, ci hanno tenuti separati
come esseri di diversa statura.


XI


L’amore del mio uomo
non vorrà classificarmi o etichettarmi,
mi darà aria, spazio,
alimento per crescere ed essere migliore,
come una Rivoluzione
che faccia di ogni giorno
l’inizio di una nuova vittoria.

(da La costola di Eva, 1987)


È la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne – quest’anno giunge dopo la dolorosa uccisione di Giulia Cecchettin, che tanto ha scosso il paese. Molte voci si sono alzate per dire “Basta!” e invocare soluzioni. Ma l’unica soluzione è la presa di coscienza da parte degli uomini e delle donne che questa società deve cambiare proprio a partire da loro. La poetessa nicaraguense Gioconda Belli ha sempre teorizzato questa necessità di rispetto e comprensione reciproca che ponga fine ad un perenne stato di conflittualità: “Come dirti uomo / che non ti necessito? / Non posso inneggiare alla liberazione femminile / se non ti canto / e ti invito a scoprire liberazioni con me”.

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ILLUSTRAZIONE © WRDSB

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La violenza contro le donne è forse la violazione dei diritti umani più vergognosa. Ed è forse il più pervasivo. Non conosce confini geografici, culturali o di ricchezza. Finché continua così, non possiamo affermare di aver compiuto progressi reali verso l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace.
KOFI ANNAN, Conferenza ONU inter-agenzie, 8 marzo 1999

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Gioconda Belli (Managua, 9 dicembre 1948), poetessa, scrittrice e attivista nicaraguense. Annoverata tra le più importanti scrittrici dell’America Latina, nella sua produzione ricorrono spesso i temi della lotta sandinista e dell’emancipazione femminile e  il rapporto tra l'America precolombiana e il Sud America attuale.


venerdì 24 novembre 2023

Due persone


LOUISE GLÜCK

ITACA

L’amato non ha
bisogno di vivere. L’amato
vive nella testa. Il telaio
è per i proci, ordito
come un’arpa con filo bianco di sudario.

Lui era due persone.
Era il corpo e la voce, la facile
attrazione di un uomo vivo, e poi
il sogno o immagine in evoluzione
creati da una donna intenta al telaio,
seduta là in una sala piena
di uomini dalla mente concreta.

Come compiangete
il mare ingannato che cercò
di portarlo via per sempre
e prese solo il primo,
il vero marito, dovete
compiangere costoro: non sanno
cosa stanno guardando;
non sanno che quando uno ama in questo modo
il sudario diviene un abito da sposa.

(da Prati, 1996 -Traduzione di Massimo Bacigalupo)


Ecco ancora Penelope. Dopo Tua Forsström, Katerina Anghelaki-Rooke e Carol Ann Duffy, ecco un altro sguardo di donna sulla vicenda narrata dall’Odissea e assurta a simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile. Louise Glück, Premio Nobel statunitense scomparsa lo scorso ottobre, sposta l’attenzione su ciò che comporta il passare del tempo, dei venti lunghi anni in cui Odisseo resta lontano da Itaca: sarà un altro uomo quello che tornerà, diverso da quello che il ricordo ha conservato e immaginato.

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JOHN WILLIAM WATERHOUSE, "PENELEOPE E I PRETENDENTI"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

È questa quiete che amiamo tutte e due. / L’amore della forma è amore di cose finite.
LOUISE GLÜCK, Ararat

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Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943 – Cambridge, Massachusetts, 13 ottobre 2023), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.


giovedì 23 novembre 2023

L’indicibile


GÜNTER KUNERT

POETICA D’ULTIMA MANO

In fondo alla poesia
giace l’Indicibile.
Costretto in superficie
si dissolve
nel vocabolario.

(da Il mio Golem, 1996)

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La poesia è un tentativo di cogliere la realtà nei suoi aspetti più reconditi, di estrarne l’indicibile come una vena d’oro dal ventre della terra o, con l’analogia del poeta tedesco Günter Kunert, come un sedimento sul fondo di un lago. Ma è un lavoro difficile: le parole non riescono a ricoprirne l’intera vastità, possono semplicemente esprimerne una versione diluita.

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FOTOGRAFIA © BINGED

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ogni poesia una temporanea follia / e l’irreale è il più realistico, / Dice l’indicibile.
LAWRENCE FERLINGHETTI, Che cos’è la poesia




Günter Kunert (Berlino, 6 marzo 1929 – Kaisborstel, 21 settembre 2019), scrittore e poeta tedesco. Pubblicò poesie dal 1947, supportato da Bertold Brecht. Quando firmò una petizione contro la privazione della cittadinanza di Wolf Biermann nel 1976, perse l'adesione al SED e si trasferì due anni dopo in Occidente. Dal realismo socialista e dall'inno al progresso è passato a un atteggiamento critico e pessimista contro il regime della DDR.


mercoledì 22 novembre 2023

Un uomo giusto


WYSTAN HUGH AUDEN

ELEGIA PER J.F.K.

Quando muore un uomo giusto,
Compianto ed elogio,
Dolore e gioia sono una cosa sola.

Perché dunque, perché lì,
Perché allora è morto e piangiamo?
Il cielo non risponde.

Quello che è stato è stato:
Quello che è destinato a diventare
Dipende da noi.

Ricordando la sua morte,
Come scegliamo di vivere
Ne deciderà il significato.

Quando muore un uomo giusto,
Compianto ed elogio,
Dolore e gioia sono una cosa sola.

(da Collected Poems, 1976)

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L’assassinio del presidente americano John Fitzgerald Kennedy, avvenuto nella Dealey Plaza di Dallas alle 12.30 del 22 novembre 1963, colpì il mondo particolarmente. La sua presidenza incarnava quella speranza che stava facendo fiorire il mondo negli Anni Sessanta e che Kennedy definì Nuova Frontiera: “Ci troviamo oggi alle soglie di una nuova frontiera, la frontiera degli anni sessanta. Non è una frontiera che assicuri promesse, ma soltanto sfide, ricca di sconosciute occasioni, ma anche di pericoli, di incompiute speranze e di minacce”.La frontiera che avrebbe portato alla conquista dello spazio e della luna, a nuove tecnologie, a un nuovo modo di vivere la vita e la sessualità. Moltissimi poeti dedicarono qualche verso in memoria di Kennedy: questo è l’omaggio – poi musicato da Igor Stravinskij - di Wystan Hugh Auden, poeta inglese che visse dal 1939 al 1957 negli Stati Uniti ottenendone anche la cittadinanza.

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KENNEDY ANNUNCIA IL PROGRAMMA SPAZIALE, 25 MAGGIO 1961 - FOTOGRAFIA © NASA.

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La libertà non è semplicemente una parola o una teoria astratta, ma lo strumento più efficace per promuovere il benessere dell’uomo.
JOHN FITZGERALD KENNEDY, Messaggio alla IA-ECOSOC, 5 agosto1961

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Wystan Hugh Auden (York, 21 febbraio 1907 – Vienna, 29 settembre 1973), poeta britannico naturalizzato statunitense. La sua produzione letteraria si contraddistingue per l'impegno politico, sociale ed ideologico dapprima e poi per una sensibile evoluzione in senso morale e religioso e l'uso di un linguaggio sempre più oscuro e sperimentale.


martedì 21 novembre 2023

Tra ferita e ferita


LUCIO MARIANI

ASSONANZE

Eccoti qui a riempire la giornata
di cose e di rammendi
da fare tra ferita e ferita
aspettando che finisca l’attesa
che arrivi la sorpresa d’un avviso
l’offerta d’una mano per carezzarti il viso
la voce d’un umano.
E la sera trascorre
per giungere alla sfera
del silenzio
nel tempio.

(da Canti di Ripa Grande, Crocetti, 2013)

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La poesia di Lucio Mariani è un tentativo di  «esorcizzare l’oblio» nella solitudine – ed è una solitudine orazione, quella in cui è possibile interrogarsi sulla condizione umana, osservando gli altri muoversi come un formicaio sotto una campana di vetro e traendone conclusioni..


EDWARD HOPPER, “UFFICIO IN UNA PICCOLA CITTÀ”

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Un’irrequieta indolenza ci tormenta: cerchiamo la felicità / con le navi e le quadrighe. Quello che cerchi è qui.
ORAZIO, Epistole

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Lucio Mariani (Roma, 1936 – 16 ottobre 2016). Poeta e saggista italiano. Il suo linguaggio espressivo – spesso arditamente innovativo – riflette sulla condizione umana e recupera il valore perenne del mito attraverso una poesia che scuote, sovverte i concetti, disorienta le certezze.


lunedì 20 novembre 2023

Tra due golfi di clamore


VITTORIO SERENI

VIA SCARLATTI

Con non altri che te
è il colloquio.

Non lunga tra due golfi di clamore
va, tutta case, la via;
ma l'apre d'un tratto uno squarcio
ove irrompono sparuti
monelli e forse il sole a primavera.
Adesso dentro lei par sempre sera.
Oltre anche più s'abbuia,
è cenere e fumo la via.
Ma i volti i volti non so dire:
ombra più ombra di fatica e d'ira.
A quella pena irride
uno scatto di tacchi adolescenti
l'improvviso sgolarsi d'un duetto
d'opera accorso a un capannello.

E qui t'aspetto.

(da Gli strumenti umani, 1947)

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A Milano Via Scarlatti è ancora oggi come la descrive il poeta Vittorio Sereni: una strada tra alti palazzi che collega Corso Buenos Aires al piazzale della Stazione Centrale: i “monelli” ora sono riders in bicicletta o ragazzi in monopattino. E il poeta che è in ognuno di noi, ancora aspetta, aspetta in quella via della memoria, in quella strada dove al civico 27 sorgeva la vecchia casa, dove è tornato ad abitare dopo la guerra e la prigionia, dove ridevano i volti amati.

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VIA SCARLATTI NEGLI ANNI ‘30

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ma nulla senza amore è l'aria pura / l'amore è nulla senza la gioventù.
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani

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Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


domenica 19 novembre 2023

Il molle indugio


SERGIO SOLMI

ALLA BRUMA

Alfine sei tornata, amica bruma!
Alle tue bigie folate m'arrendo
e mi ritrovo come in una patria,
lungi dal sole disastroso, dalla
nuda luce che odio. Come allevia
gli occhi feriti il tuo sfumato, morbido
alone. Come persuadi al giorno
l'umana, esatta misura, la forma
della casa, e discreta preannunci
lo studioso inverno. Come infondere
sai all'intera vita il molle indugio,
la stancata dolcezza, l'abbandono
del caro istante che precede il sonno.

(da Levania e altre poesie, Mantovani, 1956)

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La nebbia che ritorna d’autunno e preannuncia l’inverno è occasione per il poeta Sergio Solmi, studioso di Leopardi, di riflettere sul giro delle stagioni, sul loro ripetersi come una costante che appaga – del resto “amica” è la bruma, che viene ad ammorbidire la luce, a nascondere le cose solite, a rendere evanescente il mondo: “La nostra dipendenza dai flussi e riflussi lontani delle acque e delle vegetazioni ci si rivela numerosa e inestricabile. Nel nostro sangue circola l’infinita musica dell’essere”.

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FOTOGRAFIA © COCOPARISIENNE/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Lasciarsi condurre per mano dalla vita.
SERGIO SOLMI, Quaderni

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Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981),  scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.


sabato 18 novembre 2023

Polaroid che sbiadisce


HANS MAGNUS ENZENSBERGER

POLAROID CHE SBIADISCE

È raro che tu oda un suono di corni.
Anche espressioni come rinuncia,
voluttà, beatitudine
non ti giungono quasi più all’orecchio.
Sono andati perduti
stilo, polizzino di confessione, lacca per sigilli.

Le donne di una volta
Lentamente si dissolvono,
sempre più pallide
nell’emulsione degli anni.

Che la tristezza diventa bianca
E nel bianco si dilegua,
che la vendetta scolora
e la voglia si squaglia –
e fosse solo questo,
o anima bella!

Anche la stanchezza
ti diventerà indolore,
anche il dolore.

(da Chiosco, 1999 – Traduzione di Anna Maria Carpi)

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Hans Magnus Enzensberger punta la nostra attenzione sull’obsolescenza degli oggetti – e anche delle persone. Avrebbe concordato con Gesualdo Bufalino, che scrisse ”Come invecchiano presto oggi gli oggetti. Una Balilla è già come una colonna dorica”, riversando la sua nostalgica emozione alle “comparse nei film americani degli anni Trenta, i dischi a 78 giri, i calendari degli anni passati”. Le Polaroid, che sono fotografie, più che oggetti ritraggono solitamente le persone: e puntualmente, lentamente, sbiadisce il ricordo, come svanisce ogni cosa “nell’emulsione degli anni”

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FOTOGRAFIA © TANTE TATI/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una foto è un istante arrestato, il più forte, il più toccante, il più doloroso.
 
CHAHDORTT DJAVANN, Autoritratto degli altri

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Hans Magnus Enzensberger (Kaufbeuren, 11 novembre 1929 – Monaco, 24 novembre 2022), scrittore, poeta, traduttore ed editore tedesco. La sua poesia, con espressione volutamente antipoetica e provocatoria, non vede un mezzo di salvezza per l'uomo e si presenta come denuncia spietata di tutte le storture e debolezze della società.


venerdì 17 novembre 2023

In questi anni tardi


ALESSANDRO PARRONCHI

CHI IMMAGINAVA

Chi immaginava dovessi riconoscerti
in questi anni tardi
e prendere il tuo volto tra le mani
per accostarlo alle labbra?
Lo stillicidio delle ore
non lasciava intravedere aperture.
E invece eccoti accanto
vogliosa,
pronta ad abbandonarti senza veste
a chi da tanto tempo per te delirava.

(da Climax, Grazanti, 1990)

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Questi versi risalgono alla seconda metà del 1981, probabilmente in estate; il poeta fiorentino Alessandro Parronchi ha 65 anni e si stupisce del suo amore maturo, del desiderio che fiorisce ancora nella sua continua sospensione tra le catene del finito e l’aspirazione all’infinito.


JACK VETTRIANO, "NOTTE IN CITTÀ"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mi sei vicina, tenere come astri / al tuo collo s’attardano le buccole, / ed è leggiadro il caldo dell’amore / nella pupilla che la luce incrina.
ALESSANDRO PARRONCHI, I giorni sensibili




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.


giovedì 16 novembre 2023

I giorni di settembre


KONSTANTINOS KAVAFIS

IL DICEMBRE DEL 1903

E se non posso dire del mio amore –
se non parlo dei tuoi capelli, delle labbra, degli occhi,
serbo però nell’anima il tuo viso,
il suono della voce nel cervello,
i giorni di settembre che mi sorgono in sogno:
e dan forma e colore a parole e frasi
qualunque tema io tratti, qualunque idea io dica.

(da Poesie erotiche, Crocetti, 1983 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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Il dicembre del 1903, così come l’analoga poesia intitolata Il settembre del 1903, segna un punto nella biografia di Konstantinos Kavafis: fu una delle sue poche visite ad Atene e vi incontrò il poeta Alekos Mavroudis, il cui nome è riferito nei manoscritti. Kavafis parla dell'incapacità di parlare, del voler rivelare ma del dover tener nascosto, sul dire e sul non dire. Eppure, quell’amore indicibile, permea ogni cosa, si instilla in ogni pensiero.

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GHIANNIS PSYCHOPEDIS, "K. P. KAVAFIS"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Almeno con inganni adesso illudermi… / Per non sentire la mia vita vuota.
KONSTANTINOS KAVAFIS, Poesie erotiche

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Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


mercoledì 15 novembre 2023

Gli occhi della terra


BIJAN JALALI

UN FIORE

Quando guardi
attentamente
un fiore
è tutto ciò che è

per me
i fiori
sono gli occhi
della terra
che ci guardano
con luminosa sorpresa

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I versi di Bijan Jalali, poeta iraniano del secolo scorso, si discostano dalle qualità della tradizione classica persiana: si serve delle immagini per giungere a un’osservazione acuta capace di essere lapidaria nella sua brevità. Come in questa poesia, dove risalta la pace e l’armonia con il mondo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il mondo comincia / dove finisco.
BIJAN JALALI




Bijan Jalali (Teheran, 30 novembre 1927 - 24 gennaio 2000), poeta iraniano. Conosciuto per la semplicità e le immagini della sua espressione poetica, che riflette su concetti umani profondi, in particolare il concetto di morte e del nulla. Tra le sue opere: Il colore dell'acqua, I giorni, Diari, Il nostro cuore e il mondo, Giochi di luce e L'acqua e il sole.


martedì 14 novembre 2023

Luna al buio


CHARLES WRIGHT

FIGLIASTRI DEL PARADISO

Luna al buio, coda dell’orsa al triage d’alberi invernali,
il giardino una profonda
tabula rasa, da dove cominciare?

Con o senza lingua, c’è sempre spazio per un’altra vita.
Abbiamo scaricato questa in un’incertezza inquieta,
facendo un po’ di questo e un po’ di quello,
mentre il tempo, disfattore vero, ci erode la punta delle dita,
lasciandoci la memoria e la sua mossa finale,
carta del cielo sfocata nella luce nera.

Quando il mondo sarà sparito, qualcuno dovrà sostenerci,
invisibile e per tutta la notte.
Quando il mondo sarà sparito, amigo,
qualcuno dovrà raccogliere il fardello.
Sabato piovoso, sconforti di gennaio, mal di denti
come il richiamo d’un santo nella bocca, inevitabile, su e giù.

Viviamo la vita come stelle, stelle senza costellazione, accanto alla
grande forma e alla grande struttura,
sparse, fuori luogo.

(da Breve storia dell'ombra, Crocetti, 2021 - Traduzione di Antonella Francini)

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Fu lo stesso Charles Wright, poeta statunitense a definire la sua poetica “metafisica del quotidiano”: il colloquio con il divino che è invocato dal paesaggio non avviene, la ricerca della spiritualità è un continuo dibattito interiore  che però non ha basi solide fondando sulla "improbabilità della salvezza": "Se non riesci a goderti la quotidianità, / non hai futuro qui / E se ci riesci, non hai comunque futuro".

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FOTOGRAFIA © JAMES WHEELER/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il viaggio verso l'interno è tutto ciò che conta, / qualunque sia il tuo viaggio.
CHARLES WRIGHT, Littlefoot

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Charles Wright (Pickwick Dam, Tennessee, 25 agosto 1935), poeta, accademico e traduttore statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la poesia nel 1998. Professore presso l'Università della Virginia, ha creato uno stile poetico che genera una sensazione di immediatezza e concretezza enfatizzando gli oggetti e la prospettiva personale.


lunedì 13 novembre 2023

Centenario di Eugenio de Nora


Il poeta Eugenio de Nora, di cui si celebra oggi il centenario della nascita, si bilanciò nella sua opera poetica tra due temi principali: all’impegno sociale degli anni ‘40 e ‘50 di critica al regime franchista, come capitò a gran parte della “Generazione del dopoguerra” (“La Spagna è in noi! E la sua stella sonora / è nella dura onda della vita a venire”) affiancò un’indagine esistenziale sul destino individuale dell'uomo.

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FOTOGRAFIA © EFE

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CARME DELL’AMORE IMPLACABILE

Il mare è lontano, ma io ricordo
il canoro frusciare delle onde
- oh cresta, oh prati di acqua fiorita -
corona dalla forza melodiosa.

Il mare è lontano, ma io ricordo
la luce frantumarsi in mille sciabole,
la fiera forza , la luce del fuoco
riflessa, la primavera profonda.

Oh, la visione rallegra e abbellisce
la tristezza infinita dell’attesa;
L'azzurro innumerevole accoglie
l'anima innumerevole e sola.

Il mare è lontano, ma chi ama
senza ricordare le onde implacabili?
Duole, rapisce la Forza straziante,
e ci incorona di belle parole.

(da Sempre, 1953)

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LAMENTO

         Seguite, seguite quella strada,
fratelli; e lasciatemi qui
a urlare!
Lasciatemi qui! Su questa terra arida,
morso dal vento forte
—Il campanile di Dio davanti al crollo rosso del tramonto.
Lasciatemi qui! Voglio urlare,
così profondamente nel dolore, così forte,
che la mia voce possa essere udita solo molto, molto lontano,
liberata dal tempo e dallo spazio.
Lasciatemi qui! lasciatemi qui,
a urlare...

(da Canti al destino, 1945)

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Un’altra poesia di Eugenio De Nora sul Canto delle Sirene:



   LA FRASE DEL GIORNO   

Io sono di piombo, la mia parola è di ferro: / e canto così perché ne ho voglia.
EUGENIO DE NORA

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Eugenio García de Nora (Zacos, 13 novembre 1923 – Madrid, 2 maggio 2018), poeta spagnolo della generazione del dopoguerra. L'amore, la morte, la preoccupazione per il passare del tempo e il desiderio di trascendenza dell'essere umano sono i grandi temi di gran parte della sua poesia. Il tono è elegiaco e talvolta scettico, rivelando una visione esistenzialista del mondo.


domenica 12 novembre 2023

Centenario di Rubén Bonifaz Nuño


Credo che sia un poeta che merita e andrebbe riletto ancora tante volte, nessuno come lui ci ha insegnato cos’è il verso, cos’era la lingua parlata, la lingua naturale. Diceva che la poesia è l’attività più libera delle arti, ma anche la più rigorosa e la più esigente”: sono le lusinghiere parole con cui lo scrittore Vicente Quirarte omaggia il poeta messicano Rubén Bonifaz Nuño, che nasceva il 12 novembre 1923 a Córdoba, nello stato di Veracruz. Un autore dalla vasta cultura che seppe incasellare le parole in liriche che coniugano in raffinato equilibrio la poesia classica e quella popolare.

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HO BUSSATO ALLA TUA PORTA. NON C’ERI

Ho bussato alla tua porta. Non c’eri.
Le lame del viaggio ti hanno strappato via.
Chi ci sarà al tuo ritorno?
Vento senza ricordi, nella notte
si fascia di inutili presagi.

Dicono che la vita va avanti.
Tra nevi remote, luci
che non conosco, apro le braccia
- guide cieche –; cerco.

Da qui, accanto all'orecchio sordo
amo segretamente e taccio.
Dicono che la vita non perdona.
Arrivo alla tua porta, e senza guardarti,
ti contemplo meravigliato.

Sei tornata, sei viva, ti sei nascosta?
Davanti alla tua casa silenziosa
- penso che tu ci sia ì-, non chiamo. Aspetto.
E la vita passa e si ferma.

(da L’ala della tigre, 1969)

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E DOBBIAMO PIANGERE PERCHÉ UN GIORNO

E dobbiamo piangere perché un giorno
soffriremo? Il sole gira sugli amanti,
e con le sue braccia.
Amici miei dell'attimo
già passato, gioiamo
tra risa e ghirlande morte.

Qui le aquile, le tigri,
il cuore prestato; prestate
le gioie e le amarezze;
la morte, forse per sempre,
per farti vivere; per renderti felice
ho, tra le ossa, un’anima triste.

E dovremo soffrire, allora,
solo perché un giorno piangeremo?
Gli amanti liberati ruotano
con la notte intorno. Tra le ghirlande
di un attimo, amici, finché
dura ciò che abbiamo, gioiamo.

(da L’ala della tigre, 1969)



Altre poesie di Rubén Bonifaz Nuño sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Se dessi una definizione di poesia, non sarebbe più libera, perché mi metterei in una specie di prigione per creare la poesia così come la sto definendo. Faccio poesia così come viene, semplicemente.
RUBÉN BONIFAZ NUÑO




Rubén Bonifaz Nuño (Córdoba, 12 novembre 1923 – Città del Messico, 31 gennaio 2013),​ poeta messicano. La sua formazione umanistica lo ha portato verso una poesia di sintesi in cui coincidono rigore classico e parole in libertà, l'oscuro e spesso atroce universo azteco nahuatl e la tradizione greco-romana.


sabato 11 novembre 2023

L’eternità


ELISEO DIEGO

COMINCIA UN LUNEDÌ

Comincia un lunedì l’eternità
e il giorno dopo ha a malapena un nome
e l'altro è quello oscuro, l’abolito.

Vi si spengono tutti i mormorii
e il volto che amavamo vi svanisce
e l'attesa è vana, nessuno arriva.

Ignora le usanze l’eternità,
Azzurro chiaro o rosso fa lo stesso,
poiché tende al grigio, al fumo, alla cenere.

Nome e data che incidi sopra il marmo,
li sfiora indifferente con la spalla,
non resta neanche un poco di amarezza.

Però, vedi, mi aggrappo al lunedì
e al giorno successivo do il tuo nome
e con la punta del sigaro scrivo
nel buio più totale: qui ho vissuto.

(da Quattro di denari, 1991)

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Il tempo è uno dei temi prediletti dal poeta cubano Eliseo Diego. E paradossalmente il tempo dei tempi è l’eternità, ovvero l’atemporalità dalla misura impossibile perché infinita e dunque, come teorizzavano i greci, circolare. E quell’eternità in cui ogni giorno non è neppure un minuscolo granello di polvere ecco comparire in Diego con “l’ansia del lunedì in partenza”.

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IMMAGINE © WALLHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Lunedì e martedì e subito / la mattina / ritorna quello che già era: / siamo dove restammo / perché / non ci manchi la vita?
ELISEO DIEGO, Campionario del mondo libero

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Eliseo Diego (L'Avana, 2 luglio 1920 – Città del Messico, 1° marzo 1994), poeta cubano. La sua poesia, sempre intrisa di storie oniriche che si mescolano con la realtà, affronta questioni come la trascendenza nonostante la morte o la solitudine ed è una sfida verbale all'effimero della vita.


venerdì 10 novembre 2023

La temperatura


ALFONSO BREZMES

FEBBRE

Durante i pomeriggi perduti dell'infanzia
sulla fragile scala del mercurio ho imparato
questo strano fascino per l'intangibile
e che la temperatura della mia vita
avrei dovuto misurarla da lì in avanti
più che per la sua ardente realtà
per la dolorosa persistenza dei suoi sogni.

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Una metafora efficace tra la febbre e  il sogno basta al poeta spagnolo Alfonso Brezmes per costruire una delle sue poesie caratteristiche - dal tono epigrammatico, dicono alcuni critici: continua dunque a inseguire il desiderio, "la vera felicità / di poter continuare a cercare".


FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Perché noi saremo sempre là /  dove gli altri ci sognano, / e mai qui / dove nessuno ci chiama.
ALFONSO BREZMES, Ultramor

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Alfonso Brezmes (Madrid, 1966), poeta spagnolo, fotografo e funzionario statale. La sua poesia è al tempo stesso colta e popolare, tanto da farlo apprezzare sia da critici e lettori tradizionali sia da un più largo pubblico. Il suo immaginario si nutre di riferimenti letterari (Baudelaire, Rilke…) ma anche di cinema e di cultura pop.


giovedì 9 novembre 2023

Ho soltanto sogni


WILLIAM BUTLER YEATS

EGLI DESIDERA IL TESSUTO DEL CIELO

Se avessi il drappo ricamato del cielo,
intessuto dell’oro e dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri
del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi:
invece, essendo povero, ho soltanto sogni;
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi;
cammina leggera perché
cammini sopra i miei sogni.

(da Il vento tra le canne, 1899)

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Sono toccanti versi d'amore questi scritti dal poeta irlandese William Butler Yeats e dedicati alla sua musa, Maude Gonne, la suffragetta con cui ebbe una turbolenta relazione - rifiutò ben quattro proposte di matrimonio del poeta tra il 1891 e il 1901 e finì per sposare il maggiore John MacBride. Yeats  commentò, a proposito di questa poesia, che "era il modo per perdere una donna". Eppure, aveva offerto a Maude ciò che aveva di più prezioso - non beni materiali o metalli pregiati - ma tutti i suoi sogni.

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GERARD McGOURTY, "YEATS E MAUDE ALLA CASCATA DI GLENCAR"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Perché tutto ciò che è bello non è / che una breve, sognante gioia.
WILLIAM BUTLER YEATS, Nei sette boschi

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Yeats_BoughtonWilliam Butler Yeats (Dublino, 13 giugno 1865 – Roquebrune-Cap-Martin, 28 gennaio 1939), poeta, drammaturgo, scrittore e mistico irlandese. Spesso indicato come W. B. Yeats, fu anche senatore dello Stato Libero d'Irlanda negli anni venti.Fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1923 “per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un'intera nazione”.