YOLANDA BEDREGAL
L'AUTUNNO DEI TUOI PARCHI NEW YORK
Chi ha cantato, New York, la dolcezza dei tuoi parchi in autunno?
Chi ha sentito il fruscio dei tuoi baci d'oro
quando l'albero ossuto ha lasciato cadere le foglie
brune nella fucina del ventre della roccia?
Ogni foglia che cade non è forse un tuo pensiero?
Città, perché la gente ti guarda con stupore
come se fossi un mostro dagli occhi milionari?
Perché tutti ti cercano nell’elevazione dell’acciaio
e nessuno nella dolcezza dei tuoi parchi in autunno?
Ho percorso da sola i tuoi grandi viali,
dimenticando la tua severa struttura metallica,
sottomessa solo alla terra su cui posi;
avevi tanta nostalgia di uno sguardo umano
che la terra sorrideva sentendo che la amavo.
Forse è per questo, città di New York,
che ti ho sentito mia, come una fata madrina
quando, attraversando i tuoi parchi, le foglie mi seguivano
con un mormorio profondo, muto tra i rumori,
mettendo a tacere la loro angoscia di soli infranti.
Ho amato la tua erba secca quando soffiava il vento
dei primi freddi in caduta verticale.
Ho amato i secchi filari di tronchi spogli
che sembravano bambini affamati in casa
di un avaro magnate, o lavoratori congelati
nello sciopero forzato da giorni senza pane.
Città, quanto ti amo pensando alla tua nebbia!
È così che sei più intima e più tu,
con gli occhi chiusi davanti a un cielo arancione,
inviando il tuo messaggio al fiume in cui si culla
la commovente lacrima dell'esistenza umana.
Città, ti conosco perché ti ho baciato i piedi
nell'erba gialla del tuo parco muto.
Città, ho visto i tuoi alberi scrivere geroglifici
sulla pagina aperta del cielo biancastro
fini tracce scure di segno terreno
e poi ho udito il canto liturgico degli esseri
che in solenne processione dimorarono nelle tue viscere.
Ho visto sulle tue fredde banchine galleggiare le grandi navi,
e anche la vela più alta a stelle e strisce,
dall'acqua sorgeva il tuo cuore nascosto;
ed era solo l'ombra della mia mano nell’addio
che accarezzava la carena gravida dei tuoi viaggi.
Ho visto i tuoi ponti scavalcare il tumulto della gente,
ragnatele giganti di meditazione.
Ho sentito nella notte la tua voce intima gonfia
di un respiro caldo come un seno sognante.
Mi sono sentita piccola nella tua rete di luci
(ma c'era Aladino a guidare i miei passi)
e mi hai dato ombre, riflessi, folla, solitudine.
New York, città intima, come ho saputo amarti
negli angoli lontani dove sei più tu!
Chi ha cantato, New York, la dolcezza
autunnale dei tuoi parchi?
Dammi quella voce amica per continuare a chiamarti
forte nel nobile flusso del tuo Hudson.
Dammi quella voce amica per continuare a chiamarti
nell'erba arida che i tuoi sandali dorano.
Dammi il vento dei moli, la mano dei tuoi ponti.
New York, continuo ad amarti nei tuoi parchi
come un'altra foglia bruna nel tuo vento d'autunno.
(da Nadir, 1950)
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Il fascino dell’autunno e la bellezza di New York: la poetessa boliviana Yolanda Bedregal coniuga la dolcezza dei parchi colorati dalla stagione e le meraviglie di una delle città più amate del mondo. Un’attestazione di amore che abbraccia Central Park e il ponte di Brooklyn più che l’elevarsi dei grattacieli, più vicina alla terra che al cielo, più aderente all’umanità che all’economia.
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FOTOGRAFIA © RALF CHANG/PEXELS
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LA FRASE DEL GIORNO
L’autunno a New York porta la promessa di un nuovo amore.
VERNON DUKE
Yolanda Bedregal de Cónitzer (La Paz, 21 settembre 1913 - 21 maggio 1999), poetessa e scrittrice boliviana, nota anche come Yolanda di Bolivia. La sua poesia, affine agli inizi al Simbolismo, esalta i sentimenti comuni agli esseri umani con linguaggio chiaro e preciso, virando verso una visione più religiosa