sabato 30 aprile 2022

Tra Willmar e Milan


ROBERT BLY

GUIDANDO VERSO IL FIUME LAC QUI PARLE

I

Guido; è il crepuscolo; Minnesota.
Le stoppie accolgono l’ultimo avanzare del sole.  
I semi di soia respirano dappertutto.
Vecchi siedono fuori di casa su sedili di automobili
nelle cittadine. Sono felice,
la luna sale sui capanni dei tacchini.

II

Il piccolo mondo dell’automobile
si immerge nei campi profondi della notte,  
sulla strada tra Willmar e Milan.  
Questa solitudine rivestita di ferro
si muove attraverso i campi della notte
penetrati dal canto dei grilli.

III

Vicino a Milan, all’improvviso un ponticello,
l’acqua in ginocchio al chiarore della luna.
Nei piccoli centri le case sono costruite proprio sul terreno;  
La luce dei lampioni cade a quattro zampe sull’erba.
Quando arrivo al fiume, la luna piena lo copre.  
Alcune persone parlano piano su una barca.

(da Silenzio nei campi di neve, 1962)

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Un’esperienza trascendente? Anche guidare nel crepuscolo – in questo caso nelle strade del Minnesota tra le cittadine di Willmar e Milan. Il poeta statunitense Robert Bly coniuga le sue emozioni con le immagini del paesaggio al di là dei finestrini: protetto dal metallo dell’automobile, attraversa lo scenario, per poi – uscendo dal veicolo – coniugare i due mondi, il suo io interiore e il mondo esteriore.

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FOTOGRAFIA © ROBERT ANTHONY CHALMERS/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è anche un processo di guarigione, e quindi quando una persona cerca di scrivere poesie con profondità o bellezza, si troverà guidata lungo percorsi che la guariranno, e questo è, in realtà, più importante di qualsiasi poesia scriva.
ROBERT BLY




Robert Bly (Contea di Lac qui Parle, Minnesota, 23 dicembre 1926 – Minneapolis, Minnesota, 21 novembre 2021), poeta statunitense. Leader del Mythopoetic Men's Movement, è stato anche un attivo pacifista. La sua poetica è stata influenzata dalla teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung.


venerdì 29 aprile 2022

Un leggero declivio erboso


JAMES WRIGHT

INTRISTITO DA UN LIBRO DI BRUTTA POESIA, CAMMINO VERSO UN PASCOLO DISMESSO E INVITO GLI INSETTI A UNIRSI A ME

Sollevato, lascio cadere il libro dietro a un sasso.
Risalgo un leggero declivio erboso.
Non voglio disturbare le formiche
che camminano in fila indiana sulla staccionata,
e trasportano piccoli petali candidi,
proiettando ombre così esili che ci vedo attraverso.
Chiudo un attimo gli occhi e ascolto.
Le attempate locuste
sono stanche, saltano pesanti adesso,
le cosce affardellate.
Voglio sentirle, hanno stridi nitidi da emettere.
Poi dolcissimo, distante, un grillo oscuro attacca
tra gli aceri.

(da Il ramo non si spezzerà, 1963)

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James Wright era un poeta visionario: gli bastava porsi nel mezzo della natura per porsi in ascolto e immaginare tutto un mondo in quei paesaggi del Midwest post-industrializzato. Nonostante il suo vivere tumultuoso – alcolismo ed esaurimento nervoso lo accompagnarono per tutta la vita, i suoi versi riescono a esprimere la sua fede nella trascendenza umana.

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FOTOGRAFIA © JPLENIO/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni attimo del tempo è una montagna.
JAMES WRIGHT, Il ramo non si spezzerà




James Arlington Wright (Martins Ferry, Ohio, 13 dicembre 1927 – New York, 25 marzo 1980), poeta statunitense. Nel 1956 emerse sulla scena letteraria statunitense con la raccolta The Green Wall, con cui si affermò come esponente della corrente deep image. Vinse il Premio Pulitzer per la poesia nel 1972 per Poesie scelte.


giovedì 28 aprile 2022

Il silenzio del mattino


LOUISE GLÜCK

MATTUTINO

Perdonami se dico che ti amo: ai potenti
si mente sempre perché i deboli sono sempre
spinti dal terrore. Non posso amare
ciò che non posso concepire, e tu non riveli
praticamente nulla. Sei come il biancospino,
sempre la stessa cosa nello stesso luogo,
o sei piuttosto la digitale, imprevedibile, prima apparsa
come stecco rosa sul pendio dietro le margherite,
e l’anno dopo, violacea nel roseto? Devi vedere
che a noi non serve, questo silenzio che incoraggia a credere
che devi essere ogni cosa, la digitale e il biancospino,
la rosa vulnerabile e la margherita resistente: finiamo col pensare
che non potresti esistere. È questo
che vuoi che pensiamo, questo spiega
il silenzio del mattino,
i grilli che non sfregano ancora le ali, i gatti
che non si azzuffano nell’orto?

(da L’iris selvatico, Il Saggiatore, 2021 – Traduzione di Massimo Bacigalupo)

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Nel suo giardino del Vermont la poetessa Louise Glück – Premio Nobel per la Letteratura 2020 - dialoga con le piante: le osserva, le segue, le interpella, cerca di trovare in esse la risposta ai quesiti del mondo, interroga contemporaneamente un Creatore in quella che del Paradiso è “una replica, un luogo in un certo senso / diverso dal cielo, essendo / pensato per dare una lezione: altrimenti / uguale – la bellezza da entrambe le parti, bellezza / senza alternativa – Solo che / non sapevamo quale fosse la lezione”.

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FOTOGRAFIA © ZAZU70/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Qualche volta un uomo o una donna impone la sua disperazione / a un’altra persona, si chiama / scoprire il cuore, o anche, scoprire l’anima.
LOUISE GLÜCK, L’iris selvatico




Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Per anni lettrice d’inglese al Williams College, ora insegna a Yale. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.


mercoledì 27 aprile 2022

Favolose immersioni


JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ

IL VECCHIO PALOMBARO DALLE IMPRESE PORTENTOSE

«Era un semplice chierico del clero povero,
  Diceva ogni giorno la messa di Santa Maria,
  Non sapeva dirne un’altra, la diceva ogni giorno.
  Ma la sapeva più per abitudine che per saggezza».
  GONZALO DE BERCEO

Conservo la sua fotografia
dedicata con lo scafandro infilato
Dicono che combatté con le balene
Era il palombaro più famoso
allora questo vecchio
Gioca a carte in un bar
e racconta di favolose immersioni
rincasando tardi

(da Museo delle cere, 1970)

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José María Álvarez tratteggia un personaggio particolare, un vecchio palombaro, di quelli che si potrebbero trovare nei racconti di Francisco Coloane, una specie di Capitano Achab sopravvissuto a Moby Dick per raccontare e rivivere quei giorni, trascinando lo splendore della passata gloria nel grigiore della vecchiaia, trasformando l’esposizione dei suoi ricordi in un’abitudine, come il “chierico ignorante” di Gonzalo de Berceo citato in epigrafe dice sempre la stessa messa ripetendola.


FOTOGRAFIA © X1KLIMA/FLICKR

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LA FRASE DEL GIORNO
Passi nella memoria immagine / sontuosa, con incedere e splendore / di tigre, incantevole, sconvolgente grandezza.
JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ, Museo delle cere




José María Álvarez, (Cartagena, 31 maggio 1942) poeta, saggista e narratore spagnolo. È traduttore di Kavafis, Holderlin, Stevenson, Shakespeare, Villon e T.S. Eliot. L'opera principale di Álvarez è Museo delle cere, un lavoro in corso da molti anni nel tentativo di completare un libro unico e onnicomprensivo.


martedì 26 aprile 2022

Ah, amore, sei dolceamaro


RICHARD ALDINGTON

IMMAGINI

I

Attraverso i tronchi scuri dei pini
d'argento e giallo brillano le nuvole
e il sole;
il mare è di un viola tenue.
Amore mio, amore mio, non ti raggiungerò mai.


II                       

Sei bella
come un guanto di volpe rossa
tra piante verdi;
ho steso la mano per accarezzarti:
le ortiche invidiose l'hanno riempita di vesciche.


III

Ho passato ore stamattina
a cercare nel ruscello
un sassolino chiaro
per ricordarmi i tuoi occhi.

E tutte le ore insonni della notte
penso a te.


IV

I tuoi baci sono struggenti,
Ah! perché devo lasciarti?

Qui sopra scrivo e riscrivo
le parole di una poetessa greca morta da tempo:
"Amore, sei terribile,
Ah, amore, sei dolceamaro!"

(da Guerra e amore, 1918)


Amore la mia anima squassa / come vento che sul monte tra le querce si abbatte / ecco che Amore di nuovo / mi dà tormento;  / Amore che scioglie le membra / Amore dolce e amaro / fiera sottile e invincibile”. Parte da questi celebri versi della poetessa greca Saffo – qui tradotti da Manara Valgimigli – il poeta imagista inglese Richard Aldington: li ha presenti dall’inizio della sua poesia, sono il fine cui tendono le immagini che dispone in successione per realizzare l’assioma: l’amore sa essere dolceamaro.

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DIPINTO DI DREW THURSTON

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LA FRASE DEL GIORNO
La mente umana è come un fragile guscio: non può ospitare un abisso senza fondo.
RICHARD ALDINGTON




Richard Aldington (Portsmouth, 8 luglio 1892 – Sury-en-Vaux, 27 luglio 1962), poeta, scrittore e saggista britannico. Fu uno dei principali esponenti dell'imagismo, del quale sviluppò la corrente ellenizzante e parnassiana.  La Prima guerra mondiale lo portò a un esame severo e spesso pungente della realtà contemporanea.


lunedì 25 aprile 2022

Il piede straniero


SALVATORE QUASIMODO

ALLE FRONDE DEI SALICI

E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

(da Giorno dopo giorno, Mondadori, 1947)

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25 aprile, Anniversario della Liberazione. Spulciando gli archivi, ho notato che ancora mancava su questo blog una delle più famose poesie di Salvatore Quasimodo: dure immagini di morte e violenza vengono a rappresentare gli anni dell’occupazione nazista, quel “piede straniero sopra il cuore” che richiama alla memoria la contemporanea analogia orwelliana dello “scarpone che calpesta una faccia”. Ma il poeta stavolta non appenderà la cetra, come nel salmo 137: “Ai salici di quella terra / appendemmo le nostre cetre, / perché là ci chiedevano parole  / di canto / coloro che ci avevano deportato, /allegre canzoni, i nostri oppressori”. Anzi: "Per quelli che credono alla poesia come a un gioco letterario, che considerano ancora il poeta uno estraneo alla vita, uno che sale di notte le scalette della sua torre per speculare il cosmo, diciamo che Il tempo delle speculazioni è finito. Rifare l’uomo: questo è l’impegno”.

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LA FRASE DEL GIORNO
O cara, quanto / tempo è sceso con le foglie dei pioppi, / quanto sangue nei fiumi della terra.
SALVATORE QUASIMODO, Giorno per giorno




Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


domenica 24 aprile 2022

Il salice


LLUÏSA DENÍS

IL SALICE

Salice, sciogli la tua lunga chioma
a sfiorare l’acqua verde dello stagno
e l’acqua, accarezzandoti giocosa
ti riflette in sé come uno specchio.

E quando il giorno scivola nel buio
avvolgendo con le sue ombre il giardino,
qualche mistero ti viene vicino
e l’acqua, cullandoti, ti addormenta.

(da Ricordi di gioventù, 1934)

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Un bozzetto tipicamente modernista, dove risalta la capacità pittorica di Lluïsa Denís: un semplice stagno in cui si riflettono i rami verdi di un salice piangente, un’atmosfera idilliaca e tranquilla dove l’acqua assume i toni amorevoli di una madre.

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FOTOGRAFIA © REMY JOUAN

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LA FRASE DEL GIORNO
La speranza in cuore fa sorgere ali / per volare ben oltre il vero amore, / che è la preziosa essenza dello spirito / come quella che custodisce il fiore.
LLUÏSA DENÍS, Ricordi di gioventù




Lluïsa Denís i Reverter (Barcellona, ​​20 maggio 1862 - ​​28 gennaio 1946), artista poliedrica: drammaturga, compositrice di zarzuelas e pittrice catalana di padre francese, ha anche scritto poesia e teatro collocandosi nella prevalente corrente del Modernismo. Fu moglie del pittore Santiago Rusiñol.


sabato 23 aprile 2022

La tua mano nella mano


ANTONIO MACHADO

SOGNAI CHE TU MI GUIDAVI

Sognai che tu mi guidavi
lungo un bianco sentiero,
nel mezzo del campo verde,
verso le azzurre sierre
verso le montagne blu,
una mattina serena.

La tua mano nella mano
la tua mano di compagna
la tua voce di bambina
come una campana nuova
come vergine campana
di un’alba di primavera.
Com’erano vere in sogno
la tua voce, la tua mano! …
Vivi, speranza, chissà
quello che inghiotte la terra.

(da Campi di Castiglia, 1917 – Traduzione di Oreste Macrì)

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Il paesaggio dell’Andalusia si riversa nel sogno mutandosi nell’amata perduta, la giovane sposa Leonor, morta di tisi proprio nel 1912, anno in cui Antonio Machado pubblicò Canti di Castiglia: ne pubblicò una seconda edizione in cui comprese una serie di poesie, tra cui questa, dedicate ad esplorare il ventaglio di emozioni provocato da quell’immenso dolore, in bilico tra l’illusione e la disperazione. Il sogno è l’unico strumento in grado di cancellare il tempo, di riportare in vita il passato, fondendo la speranza e il ricordo.

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FOTOGRAFIA © 4EVER

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni amore è fantasia; /  inventa l'anno, il giorno, / l'ora e la sua melodia; / inventa l'amante e anche / l'amata.
ANTONIO MACHADO, Canzoni a Guiomar




Antonio Cipriano José María y Francisco de Santa Ana Machado Ruiz (Siviglia, 26 luglio 1875 – Collioure, 22 febbraio 1939), poeta e scrittore spagnolo. Dall’iniziale modernismo caratterizzato da una propensione all'introspezione intimista, passò a lasciare maggiore spazio a temi legati alla terra e alla tradizione spagnola, con una sottile vena malinconica.


venerdì 22 aprile 2022

Le acque del nostro amore


CARLES RIBA

TANKA DELLE QUATTRO STAGIONI, 8

Come furiose
sento fluire le acque
del nostro amore quando
vengo da te sul fragile
ponte di una carezza!

(da Revista de Catalunya, n.82, 15 gennaio 1938)

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Un tanka d’amore del poeta catalano Carles Riba: la passione fa gorgogliare le acque dell’amore, apre quel ponte che mette in comunicazione due esseri, unendoli: “Ci baceremo / nella speranza / quando sono più tristi / gli oboi della sera / e il vento che soffia l'ombra”.


JACQUELIN DUBBIN, "SOTT'ACQUA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Come la prua con l’onda, / come la luce con il vetro, / come l’amante e l’amata, / ci incontreremo.
CARLES RIBA, Del gioco e del fuoco




Carles Riba i Bracons (Barcellona, 23 settembre 1893 – Barcellona, 12 luglio 1959), poeta e scrittore spagnolo, uno dei più importanti poeti di lingua catalana del Novecento. La sua poesia tratta l’amore come elemento poetico con riferimenti alla cultura ellenistica, a quella angolo-germanica e a quella giapponese.


giovedì 21 aprile 2022

Per i tuoi occhi verdi


AMADO NERVO

MADRIGALE

per Amalia Caballero

Per i tuoi occhi verdi mi perderei,
sirena di quelle che Ulisse, sagace,
amava e temeva.
Per i tuoi occhi verdi mi perderei.

Per i tuoi occhi verdi nei quali, fugace
brilla, talvolta, la malinconia;
per i tuoi occhi verdi così pieni di pace,
misteriosa come speranza mia;
per i tuoi occhi verdi, incantesimo efficace,
mi salverei.

(da Pienezza, 1918)

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Ulisse “amava e temeva”: è in questo legame il senso della poesia di Amado Nervo. L’amore è un sentimento che oscilla tra vari impulsi: abbandonarsi completamente ad esso può voler dire talvolta perdersi, ma – dice il poeta messicano – alla fine è l’unico modo per salvarsi.

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FOTOGRAFIA © STOCKSNAP/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Ama come puoi, ama chi puoi, ama tutto ciò che puoi… / però ama sempre. / Non preoccuparti della finalità del tuo amore. / Esso porta con sé la sua finalità.
AMADO NERVO, Pienezza




Amado Nervo, pseudonimo di Juan Crisóstomo Ruiz de Nervo Ordaz (Tepic, 27  agosto 1870 - Montevideo, Uruguay; 24 maggio 1919), poeta e scrittore messicano, appartenente al movimento modernista. La sua poesia è caratterizzata da un sentimento mistico e dalla malinconia.


mercoledì 20 aprile 2022

Bevi l’oscurità


CLARA JANÉS

BEVI LE OMBRE

Bevi le ombre – disse,
bevi l’oscurità
dell’amore mortale
e chiudi gli occhi tra le mie ali
che sono la barca che attraversa
spazio e tempo.

(da Arcangelo d'ombra, Crocetti, 2005 – Traduzione di Annelisa Addolorato)

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L’amore consiste innanzitutto nell’entrare in noi stessi, accedere ai più reconditi segreti del nostro essere. Così l’arcangelo, la sua luce, la sua voce e il suo silenzio sono i nostri – e nostre le sue ali – in una perpetua trasfigurazione” scrive Annelisa Addolorato nell’introduzione a Arcangelo d’ombra, la raccolta della poetessa spagnola Clara Janés da cui sono tratti questi versi: nel gioco di ombre e di luci, di carne e anima, si incontrano misticamente l’umano e il divino.

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FRANCESCA WOODMAN, "ESSERE UN ANGELO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Nell'abbraccio siamo caduti, / ci siamo sbarazzati del mondo, / non sapevamo se fossimo due corpi / o due anime / o un corpo e un'anima / o se semplicemente / non eravamo / perché era solo amore.
CLARA JANÉS, Arcangelo d’ombra




Clara Janés Nadal (Barcellona, 6 novembre 1940), scrittrice, poetessa e traduttrice spagnola. Inserita nel gruppo dei “Novisimos”, ha un suo stile particolare che media  tra la cultura occidentale e quella orientale. Nel 1997 le è stato conferito il Premio Nacional de Traducción.


martedì 19 aprile 2022

Un cerchio immenso


TAKIS VARVITSIOTIS

IL CIELO È MOLTO AZZURRO

Il semble que ce soit le ciel qui ait
                  le dernier mot. Mais il le pronuncia
                  à voix si basse que nul ne l'entend jamais.

                                                        -  René Char

Hai detto; il cielo è molto azzurro
Un cerchio immenso dove affondano gli anni
Un cerchio immenso dove affondano le stelle
Ci separa dalla terra ci unisce alla terra
Sembra una strada che porta a uno sconosciuto
cimitero degli uccelli sembra un fiume trasparente
Il cielo è molto azzurro come una voce che brilla
Annunciando la nascita più prodigiosa
La metamorfosi più prodigiosa

(da Il velo e il sorriso, 1971)

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Il poeta greco Takis Varvitsiotis esprime tutta la sua meraviglia davanti al cielo e lo fa partendo dalla citazione posta in epigrafe, tre versi del surrealista René Char “Sembra che sia il cielo ad avere / l’ultima parola. Ma l’ha pronunciata / a voce così bassa che nessuno la sente mai”. Il mistero resta dunque impenetrabile anche se sembra essere lì la sua chiave, a portata di mano.

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FOTOGRAFIA © BRETT SAYKLES/PEXELS

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LA FRASE DEL GIORNO
Belle canzoni mi ha portato / questo mese alla prima pioggia. / Che gioia, che asfodeli, che gigli! / Diminuisce la mia distanza /dal cielo.
TAKIS VARVITSIOTIS, Il velo e il sorriso




Takis Varvitsiotis (Salonicco, 1916 - 1° febbraio 2011), poeta greco. Avvocato, pubblicò le sue prime poesie nel 1936. Fu anche un illustre saggista e traduttore di opere di celebri poeti francesi, spagnoli e latinoamericani: la sua poesia è lirica e perspicace, con influenze del neosimbolismo e del surrealismo francese di Éluard e Reverdy.


lunedì 18 aprile 2022

Un cieco senza paura del buio


AKIKO YOSANO

SE QUI ADESSO

Se qui adesso
ripenso al percorso
della mia passione
somigliavo a un cieco
senza paura del buio.

(da Capelli scarmigliati, 1901)

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Un famoso aforisma tratto dalle lettere di John Keats dice che “l’Immaginazione si può paragonare al sogno di Adamo: si svegliò e lo trovò vero”. Si può dire lo stesso delle nostre riflessioni sul passato quando il sentimento è mutato oppure si è assestato: è bellissima l’immagine del cieco che non teme il buio trovata dalla poetessa giapponese Akiko Yosano.

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NEIMAN MARCUS, "L'AMORE È CIECO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Tu non vedi il mio amore / che mi trema nel cuore / come le alghe leggere
nell’oceano profondo
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AKIKO YOSANO, Capelli scarmigliati




Akiko Yosano (Sakai, 7 dicembre 1878 – Tokyo, 29 maggio 1942), poetessa giapponese. Profonda conoscitrice della letteratura classica giapponese, manifestò interesse per le nuove correnti letterarie ispirate a modelli occidentali rinnovando uno dei più tradizionali generi poetici grazie a una grande forza immaginativa, tesa all'esaltazione della passione amorosa.


domenica 17 aprile 2022

La sera delle differenze


PRIMO LEVI

PASQUA

Ditemi in cosa differisce
questa sera dalle altre sere?
In cosa, ditemi, differisce
questa pasqua dalle altre pasque?
Accendi il lume, spalanca la porta
che il pellegrino possa entrare,
gentile o ebreo:
sotto i cenci si cela forse il profeta.
Entri e sieda con noi,
ascolti, beva, canti e faccia pasqua.
Consumi il pane dell’afflizione,
agnello, malta dolce ed erba amara.
Questa è la sera delle differenze,
in cui s’appoggia il gomito alla mensa
perché il vietato diventa prescritto
così che il male si traduca in bene.
Passeremo la notte a raccontare
lontani eventi pieni di meraviglia,
e per il molto vino
i monti cozzeranno come becchi.
Questa sera si scambiano domande
il saggio, l’empio, l’ingenuo e l’infante,
E il tempo capovolge il suo corso,
l’oggi refluo nell'ieri,
come un fiume assiepato sulla foce.
Di noi ciascuno è stato schiavo in Egitto,
ha intriso di sudore paglia e argilla
ed ha varcato il mare a piede asciutto:
anche tu, straniero.
Quest’anno in paura e vergogna,
l’anno venturo in virtù e giustizia.

9 aprile 1982

(da Ad ora incerta, Garzanti, 1984)

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E dunque è Pasqua – in questo caso la Pesach ebraica. Primo Levi ripropone in questa sua poesia alla ricerca delle radici suggestioni legate all’intimo significato della festa, alla liberazione del popolo ebraico dall’Egitto e all’esodo verso la Terra promessa ma anche all’ultima e definitiva redenzione. Primo Levi – ateo dopo l’esperienza di Auschwitz – allarga il discorso ad ogni uomo, “gentile o ebreo”: nella sera di Pasqua tutto diventa possibile e il male si trasforma in bene, la paura e la vergogna diventano virtù e giustizia.

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FOTOGRAFIA © COTTONBRO/PEXELS

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando poi sarete entrati nel paese che il Signore vi darà, come ha promesso, osserverete questo rito. Allora i vostri figli vi chiederanno: Che significa questo atto di culto? Voi direte loro: È il sacrificio della pasqua per il Signore, il quale è passato oltre le case degli Israeliti in Egitto, quando colpì l'Egitto e salvò le nostre case.
ESODO




Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Arrestato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943, fu rinchiuso nel campo di Fossoli e poi ad Auschwitz. Raccontò la terribile esperienza in Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati.


sabato 16 aprile 2022

Volare dietro a un raggio


OSIP MANDEL’ŠTAM

QUANTO VORREI, OH QUANTO

Quanto vorrei, oh quanto
– non visto, non sentito –
volare dietro a un raggio
là dove non esisto.

E tu nel cerchio irradia –
non c’è altra beatitudine –
e da una stella impara
che significa luce.

Ciò che ti voglio dire
è che sto bisbigliando
e sottovoce affido
te, mia bambina, a un raggio.

23 marzo – primi di maggio del 1937

(da Ottanta poesie, Einaudi, 2009 - Traduzione di Remo Faccani)

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Il raggio e la luce: in questi versi tardi, il poeta russo Osip Mandel'štam, provato dalle vicissitudini che lo hanno portato all’esilio e ai lavori forzati in Siberia, oscilla in questa ansia di infinito, in questo desiderio di una beatitudine celeste impossibile da raggiungere, che forse soltanto la poesia è in grado di contenere.


ILLUSTRAZIONE DI CATRIN WELZ-STEIN

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LA FRASE DEL GIORNO
Bisogna attraversare velocemente, in tutta la sua larghezza, un fiume ingombro di giunche cinesi che si muovono in più direzioni: è così che si crea il significato del linguaggio poetico. Il percorso compiuto – il significato – non può essere ricostruito interrogando i barcaioli: non sapranno dirci come e perché siamo saltati da una giunca all’altra.
OSIP EMIL’EVIČ MANDEL’ŠTAM, Conversazione su Dante




Osip Ėmil'evič Mandel'štam (Varsavia, 15 gennaio 1891 – Vladivostok, 27 dicembre 1938), poeta, letterato e saggista russo. Prosatore e saggista, esponente di spicco dell'acmeismo e vittima delle Grandi purghe staliniane: arrestato per una critica a Stalin e condannato ai lavori forzati in Siberia, morì nel campo di transito di Vladivostok.


venerdì 15 aprile 2022

Pasqua d’aprile


ALFONSO GATTO

VENTO SULLA GIUDECCA

I venti, i venti spogliano le navi
e discendono al freddo
e sono morti.

Chi li spiegherà nel rigoglio
delle accese partenze
ove squilla più forte più forte il mare
e l’antenna sventola il mattino?

Tutta donna tutta forte tutto amore
ed è rossa la mela, giallo il pane
della Pasqua d’aprile…

Ed eri calda
ed eri il sole, mattone su mattone,
oltre quel muro la campagna il cielo.

(da Amore della vita, 1944)

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Alfonso Gatto, oltre che poeta, era anche valente pittore. Chiaro che le sue composizioni poetiche risentano dell’occhio dell’artista. Così, a proposito di questa poesia che dipinge una Venezia d’aprile, il critico Gianfranco Contini parlò, per l’accostamento di oggetti, di una sorta di cubismo, in particolare quello di Georges Braque: ne risulta una poesia che, come scrisse lo stesso Gatto “è, nel «vedere», la gioia tenace di credere all’uomo e alla figura della sua perpetua liberazione”.

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KEN HOWARD, "LE ZATTERE DALLA GIUDECCA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Tutto t’è dentro e un brivido la schiena, / un tuffo il capo nei capelli sciolti, / incarnata la bocca su quel pieno / bacio fuggente, o vita mia, o vita / di tutti, rossa, azzurra, vento, mare.
ALFONSO GATTO, La storia delle vittime




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


giovedì 14 aprile 2022

Piccolo ritratto a matita


KONSTANTINOS KAVAFIS

SULLA NAVE

Gli somiglia davvero questo
piccolo ritratto a matita.

Fatto in fretta, sul ponte della nave;
un pomeriggio d’incanto.
Tutt’intorno al Mare Ionio.

Gli somiglia. Ma più bello lo vedo nel ricordo.
La sua sensibilità - quasi morbosa -
dava luce al suo sguardo.

Più bello mi appare
ora che nell’animo riemerge, dal Tempo.

Dal Tempo. Tutte cose così antiche -
lo schizzo, la nave, il pomeriggio.

(da Poesie d’amore e della memoria, Newton Compton, 2006 – Trad. di Paola Maria Minucci)

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Un pagano che alla nostra religione culturale oppone i suoi affetti e i suoi sensi e una sua inconscia (ma fino a che punto? non sappiamo abbastanza per dirlo con certezza) sua sintesi culturale mossa da quelli”: così Vittorio Sereni definì Konstantinos Kavafis: il poeta di Alessandria d’Egitto rimane aderente in effetti a questa sua passione neoellenistica che si avvolge nella bellezza e nel ricordo, e dà ragione al Cesare Pavese del Mestiere di vivere: “La ricchezza della vita è fatta di ricordi, dimenticati”.

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GIANNIS TSAROUCHIS, "RITRATTO DI GIOVANE"

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LA FRASE DEL GIORNO
E come indugiavo, fermo a guardare / la porta, e mi attardavo sotto la casa, / tutto il mio essere sprigionava / l'emozione d'amore rimasta ancora serbata.
KONSTANTINOS KAVAFIS, Poesie




Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


mercoledì 13 aprile 2022

Una città prossima al sonno


VITTORIO SERENI

VIAGGIO DI ANDATA E RITORNO

Andrò a ritroso della nostra corsa
di poco fa
che tanto bella mai ti sorprese la luna.
Mi resta una città prossima al sonno
di prima primavera.
O fuoco che ora tu sei
dileguante, o ceneri confuse
di campagna che annotta e si sfa,
o strido che sgretola l'aria
e insieme divide il mio cuore.

(da Gli strumenti umani, Einaudi, 1958)

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Tra gli strumenti umani c’è certamente la memoria: il ricordo, il continuo ritornare al passato, ha grande rilevanza nell’opera poetica di Vittorio Sereni, che sia ciò che la mente ha rimosso o che siano le origini, come in questo caso, che raffigura un breve viaggio in treno verso i luoghi dell’infanzia – siamo nei primi Anni Cinquanta e il poeta ha nel frattempo vissuto l’esperienza della guerra e della prigionia. In quella campagna su cui cade la notte di primavera, in quel buio si dissolve anche il passato ritrovato.

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FOTOGRAFIA © CHRISTIAN LUE/UNSPLASH

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LA FRASE DEL GIORNO
Di noi che cosa fugge sul filo della corrente?
VITTORIO SERENI, Gli strumenti umani




Vittorio Sereni (Luino, 27 luglio 1913 – Milano, 10 febbraio 1983), poeta italiano, è il capostipite della variante lombarda del novecentismo poetico, detto “Linea lombarda”. Ufficiale di fanteria, viene fatto prigioniero dopo l’8 settembre 1943. Nel dopoguerra è direttore letterario di Mondadori e cura la prima edizione dei Meridiani.


martedì 12 aprile 2022

Il perno


JOANA RASPALL

SONO

Sono dentro
così dentro il mio tempo
che i momenti più lontani mi volteggiano
intorno;
il mio cuore è il perno
dove si affila il coltello delle ore,
e si smussa la vita dei sensi.

Non posso, non voglio, uscirne.

(da Giardino vivente, 2010)

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Dentro. La mente, l’inconscio, il cuore, la memoria… È lì che viviamo, in quell’esistere psichicamente dove Andrea Zanzotto trovava “da questa artificiosa terra-carne / esili acuminati sensi / e sussulti e silenzi”, dove cerca “l'acqua viva / e il fuoco ardente la poetessa catalana Joana Raspall: “Il mio mondo è piccolo, / piccolo, ma mi basta / per trovare un'eco / del vasto universo; / se fosse più grande, forse / mi travolgerebbe”.

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CATRIN WELZ-STEIN, "NUOVI INIZI"

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LA FRASE DEL GIORNO
Cuore mio, riposa / e lascia che il silenzio / riporti ai sensi / il nome di ogni cosa.
JOANA RASPALL, Ali e sentieri




RaspallJoana Raspall i Juanola (Barcellona, 1° luglio 1913 – Sant Feliu de Llobregat, 4 dicembre 2013), poetessa, lessicologa e bibliotecaria catalana. Specializzata in linguistica e compilatrice di dizionari, ha scritto poesie e teatro, dedicandosi anche alla letteratura infantile.


lunedì 11 aprile 2022

L’iniqua istruttoria


ADAM ZAGAJEWSKI

NELL’ENCICLOPEDIA DI NUOVO NON C’È POSTO PER OSIP MANDEL’ŠTAM

Nell'enciclopedia di nuovo non c'è posto
per Osip Mandel'štam di nuovo è senza un tetto
è sempre così difficile trovare un alloggio
registrarsi a Mosca è quasi impossibile
lo chiama il Caucaso echeggia la bassa foresta
dell'Asia quei giorni non sono ancora giunti
altri raccolgono ciottoli sulle spiagge del Mar Nero
continua sempre l'iniqua istruttoria sebbene l'uniforme
mostri un taglio nuovo e un sarto sempre diverso
senza volto s'inabissi in inchini profondi
Chiudi il libro un fragore di sparo e la polvere
bianca della carta solletica il naso è sera
cade una neve latina nessuno verrà più oggi
è tempo di dormire quando busserà alla tua porta sottile
aprigli.

(da Dalla vita degli oggetti, Adelphi, 2012 – Traduzione di Krystyna Jaworska)

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Se solo la Russia fosse stata fondata / da Anna Achmatova, se solo / le leggi le avesse fatte Mandel’štam” scriveva il poeta polacco Adam Zagajewski che del poeta russo era un estimatore: “Mandel'štam, che ha saputo fondere una visione tragica della vita con un forte senso dell’umorismo e una meravigliosa concretezza di immagini”. Invece, la dittatura bolscevica lo epurò non solo dalle enciclopedie, ma anche dalla vita sociale, esiliandolo prima e confinandolo in un durissimo gulag poi. Zagajewski ci ricorda che la storia è ciclica, che quella “damnatio memoriae” talora si ripete: basti pensare alla “cancel culture” che da due mesi a questa parte assurdamente si riversa su quanto è russo, arrivando a infangare Dostoevskij, Gagarin, Čaikovskij  e Šostakovič.

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OSIP MANDEL’STAM NEL 1938 IN UNA FOTO SEGNALETICA DELL'NKVD

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LA FRASE DEL GIORNO
Che hai da lamentarti? Solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome.
OSIP MANDEL’ŠTAM




Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


domenica 10 aprile 2022

Ciliegi illuminati dalla luna


AKIKO YOSANO

DA KIYOMIZU

Da Kiyomizu
verso Gion, ciliegi
illuminati dalla luna.
È bello ogni volto
che incontro questa notte.

(da Capelli scarmigliati, 1901)

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La luna, la primavera, i ciliegi in fiore… Tutto concorre a creare l’emozione estetica, quella che si direbbe “atmosfera” per la poetessa giapponese Akiko Yosano, che in una sera d’aprile a Kyoto sta passeggiando dal tempio di Kiyomizudea, alle pendici del monte Higashiyama verso Gion, il quartiere delle geishe. E quell’emozione rende bella ogni cosa, anche i passanti.

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MASAO IDO, "NEVE, LUNA E CILIEGI A KIYOMIZU

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LA FRASE DEL GIORNO
Colombe / dal tetto della pagoda / i petali dei ciliegi cadono / nel vento di primavera – / scriverò la mia canzone sulle loro ali.
AKIKO YOSANO, Capelli scarmigliati




Akiko Yosano (Sakai, 7 dicembre 1878 – Tokyo, 29 maggio 1942), poetessa giapponese. Profonda conoscitrice della letteratura classica giapponese, manifestò interesse per le nuove correnti letterarie ispirate a modelli occidentali rinnovando uno dei più tradizionali generi poetici grazie a una grande forza immaginativa, tesa all'esaltazione della passione amorosa.


sabato 9 aprile 2022

Apre una finestra


MÁRIO QUINTANA

EMERGENZA

Chi scrive una poesia apre una finestra.
Respira, tu che sei in una cella
soffocante,
quest'aria che entra attraverso di essa.
Per questo le poesie hanno ritmo –
per poter respirare profondamente.
Chi scrive una poesia salva un annegato.

(Emergência, da Appunti di storia soprannaturale, 1976)

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Chi scrive una poesia apre una finestra tra il reale e l’immaginario: per questo, come rileva il poeta brasiliano Mário Quintana, la poesia ha il potere della libertà, è la forza che libera e consente di andare oltre le catene dell’imminente, permettendo di respirare l’aria della trascendenza.

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RENÉ MAGRITTE, "LA CONDIZIONE UMANA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Non c’è bisogno di interpretare una poesia. Una poesia è già l’interpretazione.
MÁRIO QUINTANA




Mário de Miranda Quintana (Alegrete, 30 luglio 1906 – Porto Alegre, 5 maggio 1994), poeta e scrittore modernista brasiliano. Divenuto noto come il poeta delle "cose ​​semplici", il suo stile è caratterizzato da ironia, profondità e perfezione tecnica. I temi principali della sua poesia includono la vita, l'infanzia perduta e il tempo.


venerdì 8 aprile 2022

Diciassette conchiglie


DULCE CHACÓN

SE IL MARE INGANNA

a Juan

Loquace il mare, loquace:
ha deposto ai miei piedi diciassette conchiglie
e non mi hanno detto nulla.

A chi posso chiedere di risolvermi
la parola istante?

So che qui mi ha condotto il caso,
il colore dei tuoi occhi è un dono di dèi
che non conosco.

Diciassette giorni
fanno un istante?:

lo chiedo al mare
e ai tuoi dèi.

(da Quattro gocce, 2003)

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Il mare e il tempo: la poetessa spagnola Dulce Chacón ha domande che non trovano risposta ma che si possono risolvere soltanto nel dubbio che propone nel suo romanzo La voce addormentata:Forse il tempo si misura a parole. Nelle parole che si dicono. E in quelle che non si dicono”.

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FOTOGRAFIA © WFLORE/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La solitudine è non poter condividere i ricordi con nessuno.
DULCE CHACÓN, La voce addormentata




Dulce Chacón (Zafra, 3 giugno 1954 – Madrid, 3 dicembre 2003), scrittrice e poetessa spagnola. Impegnata socialmente, per i diritti delle donne e contro la violenza di genere e la guerra, fu autrice di poesie, romanzi e testi teatrali, dedicati in gran parte alla guerra civile spagnola.


giovedì 7 aprile 2022

Mi fanno eco


MIQUEL MARTÍ I POL

SE PARLO DEI TUOI OCCHI

Se parlo dei tuoi occhi mi fanno eco
sedie di vimini e un tramonto di colombi.
I tuoi occhi, intensi come un urlo nel buio.

Se parlo delle tue labbra mi fanno eco
grotte profonde e ritmi di pigrizia.
Le tue labbra, vicine come la notte.

Se parlo dei tuoi capelli mi fanno eco
spiagge sconosciute e la quiete delle chiese.
I tuoi capelli, come la schiuma del vento.

Se parlo delle tue mani mi fanno eco
pesche dolcissime e odore di vestiti vecchi.
Le tue mani, lievi come un sospiro.

Se parlo del tuo corpo,
del tuo corpo che ho amato,
solo la mia voce mi fa eco,
e allora chiudo avidamente gli occhi
e recito a me stesso il segreto delle strade
che ho seguito lentamente sul tuo corpo
caldo come la luce,
            denso come il silenzio.

(da Il lungo viaggio, 1976)

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Sulla falsariga dei Blasons du corp féminin nati nel XVI secolo per omaggiare il corpo dell’amata, il poeta catalano Miquel Martí i Pol passa in rassegna le caratteristiche della donna che ama e che ormai appartiene al passato, conservata nel cuore della memoria.

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CATHERINE ABEL, "RUBINO AUTUNNALE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Non c’è presente: tutti i percorsi sono ricordi o domande.
MIQUEL MARTÍ I POL, Il lungo viaggio




Miquel Martí i Pol (Roda de Ter, 19 marzo 1929 – Vich, 11 novembre 2003), poeta, scrittore e traduttore catalano. Nato da umile famiglia, lavorò a lungo in una fabbrica tessile. Esordì nel 1954 con Parole al vento. Tradusse dal francese Saint-Exupéry, Apollinaire, De Beauvoir, Flaubert, Zola, Barthes.


mercoledì 6 aprile 2022

Fare le code


VIVIAN LAMARQUE

CODE

Non mi dispiace fare le code,
c'è tempo per pensare,
per guardare dentro la borsa,
dentro la tasca dell'auto,
tempo per programmare i giorni a venire
domani dopodomani,
per guardare negli occhi di quell'extra gentile
(che vetro scintillante mi ha fatto,
gli ho chiesto il sinistro domani il destro,
ogni giorno un pezzetto diverso)
tempo per guardare quel bel geranio al quarto piano,
sta bagnandolo una vecchina pulita, bellina,
tempo per leggere i titoli, il nome di una via,
tempo per cominciare questa poesia.

(da Poesie. 1972-2002, Mondadori, 2002)

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È un atteggiamento zen quello della poetessa Vivian Lamarque ferma in coda: invece di alterarsi, di “provare dolore” addirittura come Charles Bukowski che non le accettava, apprezza la possibilità imprevista di osservare il mondo, di lasciarsi stupire dalle cose, di gustare in modo diverso il proprio tempo rallentato.

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GWEN MEYERSON, "NYC"

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LA FRASE DEL GIORNO
Sono quasi felice / ti posso cantare / il sole batte su questo pennino lo fa luccicare.
VIVIAN LAMARQUE, Una quieta polvere




LamarqueVivian Comba Provera Pellegrinelli Lamarque (Tesero, 19 aprile 1946), scrittrice, poetessa e traduttrice italiana dal francese. Di origini valdesi, ha insegnato italiano agli stranieri e nei licei. Ha ottenuto il Premio Viareggio, il Premio Montale, il Pen Club e, per le fiabe, il Premio Rodari e il Premio Andersen.