martedì 31 agosto 2021

Pioggia d’estate


NÂZIM HIKMET

PIOGGIA D’ESTATE

Varsavia, 1954

Pioggia d’estate cade dentro di me
acini d’uva si schiacciano contro i miei vetri
gli occhi delle mie foglie sono abbagliati

pioggia d’estate cade dentro di me
piccioni d’argento volano dai miei tetti
la mia terra corre coi piedi nudi

pioggia d’estate cade dentro di me
una donna è scesa dal tram
i polpacci bianchi bagnati

pioggia d’estate cade dentro di me
senza rinfrescare la mia tristezza

pioggia d’estate cade dentro di me
all’improvviso e all’improvviso s’arresta
il peso dell’afa è rimasto dov’era
al termine delle grosse rotaie
     arrugginite.

(da Poesie d’amore, Mondadori, 2010 – Traduzione di Joyce Lussu)

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L’estate generalmente finisce dopo le piogge di fine agosto, che ridonano vita ai campi e rinfrescano l’aria – vi sono molti proverbi italiani a testimoniarlo giocando sull’assonanza bosco/agosto. Il poeta turco Nâzım Hikmet  nel 1954 vive questo passaggio della stagione a Varsavia, dove è esule, e lo racconta con toni delicati e malinconici.

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FOTOGRAFIA DI ALEX HOWITT

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LA FRASE DEL GIORNO
Non vivere su questa terra / come un estraneo o come un turista nella natura.
NÂZIM HIKMET, Poesie




Nâzım Hikmet Ran (Salonicco, 15 gennaio 1902 – Mosca, 3 giugno 1963), poeta, drammaturgo e scrittore turco naturalizzato polacco. Definito "comunista romantico" o "rivoluzionario romantico, è considerato uno dei più importanti poeti turchi dell'epoca moderna. Considerato sovversivo dal regime, scontò 17 anni di carcere prima dell’esilio nei paesi dell’est europeo.


lunedì 30 agosto 2021

Passata al nemico


KARMELO C. IRIBARREN

STORIA APPENA INTRAVISTA

È appena
passata
davanti al mio parabrezza.
È lei.
La ricordo
benissimo.
Sempre con un libro
di Simone de Beauvoir
("Basta con la tirannia della bellezza"
e questo genere di storie).
Poi, un giorno,
sparì. Andò a vivere
con un vecchio economista.
È passata
al nemico,
dissero alcune.
Si sa,
i soldi sono una calamita,
dissero altre…
Ma no.
È successo qualcosa
di molto più semplice.
Tanto
che fu lei stessa
la prima
a sorprendersi:
Si era innamorata.

(da Certo che questa storia ti suona. Antologia 1985-2005, 2012)

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Succede più spesso di quanto si creda che due rappresentanti di schieramenti o ceti sociali opposti si innamorino: il cinema deve a questo “plot” moltissimi successi tra i quali cito soltanto Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e di politica, film di Lina Wertmüller del 1996 in cui un comunista e una leghista cedono all’attrazione amorosa. Capita anche alla femminista “sessantottina” di questa poesia di Karmelo C. Iribarren, innamoratasi perdutamente del “nemico”.

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DIPINTO DI KIM ENGLISH

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore esiste di continuo. Sono gli uomini che cambiano.
PAULO COELHO, Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto




IribarrenKarmelo C. Iribarren (San Sebastián,  19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie B, Dal fondo del bar, Ondata di gelo, Attraversando la notte, La pelle della vita.


domenica 29 agosto 2021

Un desiderio di sonno e di carne


AMELIA ROSSELLI

QUANTI CAMPI COME SPUGNA VORREBBERO

Quanti campi che come spugna vorrebbero
arricchire il tuo passato, anche il
tuo presente soffocato.

Quante viuzze del tutto pittoresche
che tu vorresti tramutare in significato

dell’essenza di questa tua sofferenza.

Ma geme nell’essenza della tua sofferenza
un desiderio di sonno e di carne. Oh

come i merli tacciono! Hanno confuso
la tua idea della pace con il tramonto

che offrì ai tuoi occhi penduli solo
un sofisticato sequestro della tua brama
d’essere solo, e te stesso.

(da Documento 1966-1973, Garzanti, 1976)

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L’anima tormentata della poetessa Amelia Rosselli è prigioniera della sua inquietudine, della contrapposizione tra presente e passato, tra sogno e reale, tra pace e sofferenza. Ed è incapace di trovare se stessa, di riconoscersi nel “mutare di questo delirio o rullo nel mio pensiero a seconda della situazione che il mio cervello affrontava ad ogni cantonata della vita, ad ogni spostamento spaziale o temporale della mia quotidiana pratica esperienza”.

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EDWARD HOPPER, "LE UNDICI DI MATTINA"

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LA FRASE DEL GIORNO
La realtà è così pesante che la mano si stanca, e nessuna forma la può contenere. La memoria corre allora alle più fantastiche imprese (spazi versi rime tempi).
AMELIA ROSSELLI, Spazi metrici




Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996), poetessa, organista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della "generazione degli anni trenta". È rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l'uso della lingua con l'universalismo della musica.


sabato 28 agosto 2021

Rimanda a domani


ÁNGEL GONZÁLEZ

STAI FERMO

Rimanda a domani
quello che potresti aver fatto oggi
(e hai cominciato ieri senza sapere come).

E che domani sia sempre domani;

che la pigrizia lasci incompiuto
ciò che è destinato a consumarsi
che non si intrometta il tempo,
che non vi sia questione contro cui accanirsi.

Evita che il domani distrugga
tutto quello che tu stesso
hai potuto non aver fatto ieri.

(da Deissi in fantasma, 1992)

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C’è chi è passato alla storia come “Temporeggiatore”, il console romano Quinto Fabio Massimo Verrucoso, che, nominato dittatore durante la seconda guerra punica, dopo la sconfitta del Lago Trasimeno del 217 a. C. – secondo Polibio – “aveva deciso di non esporsi al rischio e di non venire a battaglia” con Annibale. La sua tattica attendista  “con il tempo costrinse tutti a dargli ragione e ad ammettere che nessuno sarebbe stato in grado di affrontare quel momento delicato in modo più avveduto e intelligente”. Il poeta spagnolo Ángel González, a suo modo emulo di Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, innalza un inno alla pigrizia, al procrastinare, quasi che nel languore dell’ozio sia insita l’accettazione del fatalismo.

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FÉLIX VALLOTTON, "LA PIGRIZIA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Ieri, ha detto qualcuno, è un assegno annullato, e domani è soltanto una cambiale. Solo oggi è denaro contante.
LEO BUSCAGLIA, Vivere, amare, capirsi




Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.


venerdì 27 agosto 2021

E io penso a te


EDWARD ESTLIN CUMMINGS

AMORES, II

nella pioggia -
al buio,     il tramonto
è inguainato io siedo e
penso a te

la santa
città che è il tuo volto
le tue piccole guance le strade
dei sorrisi

I tuoi occhi metà-
tordo
metà-angelo e le tue labbra
assonnate dove galleggiano fiori di baci

e
c’è la dolce timida piroetta
i tuoi capelli
e poi

la tua anima
una canzone da ballo.  poche volte amata
una sola stella è
pronunciata, e io

penso
       a te

(da Tulips and Chimneys, 1923)

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Il poeta statunitense Edward Estlin Cummings venne a contatto con le avanguardie del Novecento, dai dadaisti ai surrealisti passando per i modernisti e gli imagisti. Eppure gran parte della sua poetica, a dispetto della disposizione del testo e dell’assenza di maiuscole, è classica per forma e per tema: in questa sezione di Tulips and Chimneys rivisita i grandi classici latini, l’Ovidio degli Amores, mutuandone il titolo ma convertendone il contenuto alla luce del XX secolo.

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FOTOGRAFIA © PIXEL2013/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore sta nel dare come nel mantenere il dare.
EDWARD ESTLIN CUMMINGS, 1x1




Edward Estlin Cummings,  noto anche come e.e. cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962),  poeta, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. È celebre per il suo uso poco ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e innovativo.


giovedì 26 agosto 2021

Centenario di Nikolaj Gumilëv


Il 26 agosto di cento anni fa i bolscevichi fucilarono 57 persone con la falsa accusa di aver partecipato alla cospirazione monarchica del professor Tagantsev: tra di loro c’era il poeta Nikolaj Gumilëv, ex marito di Anna Achmatova, sposata nel 1910 e lasciata nel 1918. Bloccato a Parigi durante la Prima guerra mondiale, quando le brigate dell’esercito russo si ammutinarono e furono soppresse, decise di rientrare a San Pietroburgo – allora Pietrogrado - nonostante fosse anticomunista. Gumilëv non nascondeva le sue opinioni religiose e politiche: si battezzò apertamente, dichiarava in ogni occasione le sue convinzioni. In una serata di poesia, rispose al pubblico che era “un monarchico convinto".

Due viaggi in Abissinia, nel 1909 e nel 1913, caratterizzarono la vita di Gumilëv, portando l’esotismo nelle sue poesie. Nel 1912 annunciò la nascita dell’Acmeismo, corrente poetica di cui fu capofila e che proclamava la materialità e l'oggettività dei temi e delle immagini e l'accuratezza delle parole, in aperta contrapposizione con il Simbolismo: lo scopo ultimo dell’arte era quello di nobilitare la natura umana, trasformando i movimenti di vita imperfetta.

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OLGA DELLA -VOS-KARDOVSKAJA, "RITRATTO DI GUMILËV CON SFONDO AFRICANO"

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L’ELEFANTINO

Ora il mio amore per te è un elefantino,
venuto alla luce a Berlino o a Parigi,
che pesta le zampe di ovatta
nelle stanze del padrone del serraglio.
Non offrirgli panini francesi,
non offrirgli palle di cavoli,
può solo mangiare uno spicchio di mandarino,
una zolletta di zucchero o un confetto.
Non piangere, tesoro, se in una gabbia angusta
diverrà ludibrio della cattiva gente,
perché nel naso i commessi gli gettano
fumo di sigaro tra il ridere delle sartine.
Non pensare, mia cara, che venga il giorno
in cui, infuriato, spezzerà le catene,
fuggendo per le strade e calpestando
come un autobus la folla urlante.
Sognalo piuttosto verso il mattino,
avvolto di rame e broccato, con piume di struzzo,
come quello magnifico che un tempo
portò Annibale a Roma trepidante.

(da Colonna di fuoco, 1921 - Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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MI AVETE DATO UN ALBUM APERTO

ad  Anna Achmatova

Mi avete dato un album aperto,
vi cantavano corde di lunghi versi,
io lo portai via e, arrabbiato,
lungo il cammino chiusi di scatto la serratura.
Brutto segno! Mi tormentavo,
dinanzi a lui leggevo versi,
pregavo ma non si aprì,
era più spietato delle furie della natura.
E mi toccherà abituarmi
alla consapevolezza, colma di nostalgia,
che devo penetrarvi dentro
come nel vostro cuore – come un ladro.

Maggio 1917

(da Il falò, 1918 – Traduzione di Donata De Bartolomeo e Kamila Gayazova)

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Di Nikolaj Gumilëv sul Canto delle Sirene:


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LA FRASE DEL GIORNO
Non conosco questa vita – ah, essa è difficile / al mattino azzurro, al tramonto ombre blu.
NIKOLAJ GUMILËV




Nikolaj Stepanovič Gumilëv (Kronštadt, 15 aprile 1886 – San Pietroburgo [Pietrogrado], 26 agosto 1921), poeta e critico letterario russo. Fondatore dell'Acmeismo, affermava la vita e le conquiste della volontà. Le sue poesie, solenni e suggestive nella semplicità e chiarezza del verso, influirono sui poeti russi e sulla moglie Anna Achmatova. Accusato ingiustamente di attività antirivoluzionarie, fu fucilato dai bolscevichi.


mercoledì 25 agosto 2021

Scoprire l’anima


LOUISE GLÜCK

AMORE AL CHIAR DI LUNA

Qualche volta un uomo o una donna impone la sua disperazione
a un’altra persona, si chiama
scoprire il cuore, o anche, scoprire l’anima:
intendendo che per questo momento acquistarono anime -
fuori, una sera d’estate, tutto un mondo
sprecato per la luna: gruppi di forme argentee
che potrebbero essere case o alberi, il giardino stretto
dove il gatto si nasconde, rotolandosi sulla schiena nella polvere,
la rosa, la coreopsis e, nel buio la cupola aurea del campidoglio
trasformata in una lega di chiar di luna, forma
senza dettaglio, il mito, l’archetipo, l’anima
colma di fuoco che è in realtà chiar di luna, tratto
da un’altra fonte, e che brilla
brevemente come la luna brilla: pietra o no,
la luna è almeno in questo una cosa viva.

(da L'iris selvatico, Il Saggiatore, 2021 - Traduzione di Massimo Bacigalupo)

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Nella raccolta del 1992 L’iris selvatico la poetessa statunitense Louise Glück osserva il trascorrere di un anno nel suo giardino nel Vermont – che trasforma in un allegorico giardino del mondo – dialogando con un Dio creatore. “La mia grande felicità / è il suono che fa la tua voce / chiamandomi anche nella disperazione; il mio dolore / che non posso risponderti / in parole che accetti come mie”. scrive. Nell’atmosfera romantica di una sera d’estate con la luna a splendere in cielo è l’amore sotto la sua lente di osservazione. Louise Glück sembra pensarla come lo scrittore francese Pierre Louÿs: “Che dirò dell'Amore? È il nome che si dà al dolore per consolare coloro che soffrono”.

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FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Guardiamo il mondo una volta, nell’infanzia. / Il resto è memoria.
LOUISE GLÜCK, L’iris selvatico




Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Per anni lettrice d’inglese al Williams College, ora insegna a Yale. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.


martedì 24 agosto 2021

Dell’arte di perdere


ELIZABETH BISHOP

UN’ARTE

Dell’arte di perdere si è facili maestri;
ogni cosa pare così colma dell’intento
d’andar persa, che perderla non è un disastro.

Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta l’estro
delle chiavi perse, dell’ora senza sentimento.
Dell’arte di perdere si è facili maestri.

Poi allenati a un perdere ulteriore, un perdere più lesto:
luoghi, nomi, e ogni dove che la mente
voleva visitare. Nulla di ciò sarà un disastro.

Ho perso l’orologio della mamma. Impiastro!
E di tre amate case non ho salvato niente.
Dell’arte di perdere si è facili maestri.

Ho perso due città stupende. E in quel contesto,
diversi regni miei, due fiumi, un continente.
Mi mancano, ma non è stato un disastro.

Perfino nel perderti (il riso nella voce, un gesto
che amo) non avrò mentito. È evidente,
dell’arte di perdere non si è difficili maestri
anche se può sembrare (e scrivilo!) un disastro.

(da Geografie III, – Traduzione di Damiano Abeni)

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Khalil Gibran diceva che “l’oblio è una forma di libertà”. Per la poetessa statunitense Elizabeth Bishop è addirittura un’arte: perdere per distrazione, dimenticare involontariamente, scordare le cose per il naturale scorrere del tempo viene addirittura facile, spontaneo; l’importante è che ci sia la nostra accettazione, che l’oblio, la dimenticanza, la perdita, il distacco contribuiscano alla nostra saggezza. In realtà a smentire la Bishop è la stessa forma poetica che ha scelto: si tratta di una “villanelle”, cinque terzine e una quartina con ritornelli, componimento usato spesso per trattare un tema ossessivo.

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RENÉ MAGRITTE, "IL PONTE DI ERACLITO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Per tutta la vita ho vissuto e mi sono comportata in modo molto simile al piovanello, semplicemente correndo lungo i confini di diversi paesi e continenti, "alla ricerca di qualcosa".
ELIZABETH BISHOP, Miracolo a colazione




Elizabeth Bishop (Worcester, Massachusetts, 8 febbraio 1911 – Boston, Massachusetts, 6 ottobre 1979), poetessa statunitense. Considerata tra i più importanti poeti americani del ventesimo secolo, vinse  il Premio Pulitzer 1956 e il National Book Award 1970. Le sue poesie trattano del senso di appartenenza nel mondo e delle esperienze umane di pena e desiderio.


lunedì 23 agosto 2021

Un’isola a te uguale


ODYSSEAS ELYTĪS

MONOGRAMMA, VII

Nel Paradiso ho disegnato un’isola
a te uguale e una casa sul mare.

Con un grande letto e una piccola porta
ho gettato un’eco nelle acque profonde
per guardarmi ogni mattina quando mi sveglio.

Per vederti a metà passare nell’acqua
e a metà piangerti nel Paradiso.

(da Monogramma, 1972 – Traduzione di Paola Maria Minucci)

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Spesso nei versi del poeta greco Odysseas Elytīs l’amore per la donna si manifesta sotto forma di ricordo: è apparentemente perduto, quindi va ricreato attingendo alla memoria e al sogno. Elytīs colloca la donna nel Paradiso, come una Beatrice dantesca: “Così ti ho visto e mi basta: / Il tempo è stato assolto intero / Nel solco che il tuo passaggio lascia / Perché come delfino inesperto la mia anima / Segua giocando con il bianco e l’azzurro!

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Davanti ai miei occhi eri luce / Davanti all’Amore amore / E quando ti colse il bacio / Donna.
ODYSSEAS ELYTĪS, Orientamenti




Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.


domenica 22 agosto 2021

Un sogno pieno di stelle


LOUIS GRUDIN

NOTTURNO

La notte sorge su di me come un tramonto.
Sotto la mia finestra
la città sembra un sogno
pieno di stelle. Muri con occhi che non battono ciglio,
mai.

E sto guardando il viso
dell'oscurità; con le ombre di tutte le cose
i miei vicini.
Con le mie promesse morte
e le poesie che ho dimenticato,
per morire con il loro canto.

(da Poesie per L.S., 1918)

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Scende la notte e un giovane poeta – l’immigrato ucraino Louis Grudin - affacciato alla finestra del suo appartamento, vede la New York di un secolo fa accendersi di luci sotto le stelle. Nascono riflessioni sul senso della vita e sul significato dello scrivere, con la scoperta che vita e poesia sono inestricabilmente allacciate.

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THOR WICKSTROM, "NOTTURNO A NEW YORK, BROADWAY BRIDGE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Datemi il silenzio e sfiderò la notte.
KAHLIL GIBRAN, Sabbia e spuma




Louis Grudin (Ucraina, 1898 – New York, 28 maggio 1993) , poeta statunitense. Immigrato dall’Ucraina, studiò all’Università dell’Alabama e si laureò in Arte e Design all’Università di New York. Artista freelance ed editore, fu uno degli esponenti dell’avanguardia poetica newyorkese degli Anni ‘20.


sabato 21 agosto 2021

Musica di tordo


ROBERT FROST

ENTRA

Quando arrivai al margine del bosco,
musica di tordo - ascolta!
Ora, se già imbruniva fuori,
dentro era buio.

Troppo buio perché lì un uccello
con un colpo d'ala
trovasse un miglior sito per la notte,
benché ancora potesse cantare.

L'ultimo sprazzo di luce del sole
che era morto all'ovest
viveva ancora per un altro canto
nel petto di un tordo.

E in quel buio fitto di colonne
correva musica di tordo -
quasi come un richiamo ad entrare
nel buio e nel lamento.

Ma no, io ero fuori in cerca di stelle:
io non sarei entrato.
Non l'avrei fatto neanche se richiesto,
e la richiesta non mi era venuta.

(da Un albero testimone, 1943)

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C’è una famosa “lezione” di Iosif Brodskij su questa poesia di Robert Frost in cui il Premio Nobel russo paragona il bosco del poeta statunitense alla “selva oscura” dantesca. Frost in effetti, considerato superficialmente “poeta della natura” per quei suoi paesaggi del New England, va ben oltre: in questi versi riecheggiano quelli più celebri di Fermandosi accanto a un bosco una sera di neve: c’è la stessa attrazione per quel bosco – quello che sembra un invito mortale cantato dal tordo – e c’è lo stesso rifiuto, la stessa ferma opposizione al desiderio di abbandonarsi. Brodskij riteneva che il richiamo dell'uccello rappresentasse il dolore e che la decisione di non seguirlo nell'oscurità fosse la vittoria della ragione contro l’impulso.

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FOTOGRAFIA © WALLUP

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LA FRASE DEL GIORNO
Non possiamo valutare il tempo in cui agiamo. /  Ma per follia, facciamo finta di sapere / abbastanza per credere il contrario.
ROBERT FROST, La lezione di oggi




Robert Lee Frost (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963), poeta statunitense, vincitore di quattro Premi Pulitzer. Le sue poesie, attraverso la raffigurazione con una notevole padronanza del linguaggio colloquiale della vita rurale del New England all’inizio del ‘900, indagano temi sociali e filosofici. La strada non presa è la sua poesia più celebre.


venerdì 20 agosto 2021

Senza trovare asilo


MARIO LUZI

QUANTE OMBROSE DIMORE HAI GIÀ SFIORATO

Quante ombrose dimore hai già sfiorato,
anima mia, senza trovare asilo:
dal sogno rifluivi alla memoria,
da memoria tornavi a essere un sogno,
per via ti sorprendeva la bufera.

Senza felicità, senza speranza
di quiete - ma guarda come il volto
puramente contiene il suo destino -
a volte ti levavi rischiarata
dalla ragione, a volte ti eclissavi.

Vivi, incredibilmente ti fu dato;
esisti, come sia lo chiedo ancora
al passato, a quest’ora in cui più lieve
la montagna di sé scolpisce il sole
e la sera che il mare blu deplora.

(da Poesie sparse, in L'opera poetica, Mondadori, 1998)

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Un momento di tranquillità, la sera, sostando nella luce del tramonto: Mario Luzi, con stilema petrarchesco (“Quante fïate sol, pien di sospetto, per luoghi ombrosi et foschi mi son messo”, Sonetto CCLXXXI),  riflette sulla sua vita interiore, ripercorre il passato, “la notte o la neve / uniforme del ricordo” senza trovare rimedio a quell’esilio dell’anima che continua a sentire.

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PETER SEMINCK, "STILL WAITING FOR BONNIE"

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LA FRASE DEL GIORNO
L’identità non ci viene data fin dal principio, la dobbiamo scoprire. Solo da ultimo si capisce, se si capisce, chi siamo. E solo dopo aver visitato parecchi luoghi della nostra mente, della nostra anima e dell’esperienza che è stata conservata.
MARIO LUZI




Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.


giovedì 19 agosto 2021

Convivere con le poesie


EUNICE ARRUDA

CURA

Convivere
con le poesie

Intorno al tavolo
intorno ai giorni
come figli

Accarezzare limitare
permettere

Al caldo del sole
nella malinconia del crepuscolo
Stringere al petto
sentire la febbre sulla fronte
leggere le linee
leggere la vita nelle loro mani

Convivere
con le poesie

Intorno al tavolo
intorno ai giorni
come figli

Fino
al giorno
in cui se ne vanno

(da Rischio, 1998)

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“Costruisco la poesia / pezzo / per /pezzo // Costruisco un / pezzo di /me /in ogni poesia” scriveva nel 1964 la poetessa brasiliana Eunice Arruda. Giocoforza, considera le poesie dunque come suoi figli – quei “pezzi di lei” che crescono nella sua casa e che di volta in volta blandisce, punisce, in una parola educa e cresce: “Un bisogno di catturare emozioni, pensieri per poi restituirli al mondo trasformato in un altro linguaggio”.

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KELLY CARMODY, "A TAVOLA"

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è un linguaggio sottile, spesso difficile da capire. Quindi ci vuole molto tempo per essere incorporata nella vita quotidiana delle persone. Ma è sempre ovunque. Come se stesse aspettando il momento giusto per rivelare il suo volto. È necessario che le persone siano aperte a questa chiamata.
EUNICE ARRUDA, Poesia diversa, 9 dicembre 2009




Eunice Carvalho de Arruda (Santa Rita do Passa Quatro, 15 agosto 1939 - San Paolo, 21 marzo 2017), poetessa brasiliana. Laureatasi in Comunicazione e Semiotica, diresse l’Unione Brasiliana degli Scrittori. Esordì nel 1960 con È tempo di notte, cui seguirono altre tredici raccolte e un’antologia. La sua poesia fa della concisione un perno: taglia e riduce all’osso la parola.


mercoledì 18 agosto 2021

Le acque e le canne


FRANCO FORTINI

IL PRESENTE

Guardo le acque e le canne
di un braccio di fiume e il sole
dentro l'acqua.

Guardavo, ero ma sono.
La melma si asciuga fra le radici.
Il mio verbo è al presente.
Questo mondo residuo d'incendi
vuole esistere.
                        Insetti tendono
trappole lunghe millenni.
Le effimere sfumano. Si sfanno
impresse nel dolce vento d'Arcadia.
Attraversa il fiume una barca.
È un servo del vescovo Baudo.
Va tra la paglia d'una capanna
sfogliata sotto molte lune.
Detto la mia legge ironica
alle foglie che ronzano, al trasvolo
nervoso del drago-cervo.
Confido alle canne false eterne
la grande strategia da Yenan allo Hopei.
Seguo il segno che una mano armata incide
sulla scorza del pino
e prepara il fuoco dell'ambra dove starò invisibile.

(da Questo muro, Mondadori, 1973)

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Un fiume: è il Magra, e il poeta Franco Fortini sulla sua riva sente il tempo come sospeso, presente, passato e futuro si fondono nel momento, in quell’istante continuo in cui siamo immersi. Ecco allora che in quello specchio di fiume si mischiano le epoche: l’Arcadia, terra ideale dell’armonia tra uomini e natura dell’antica poesia bucolica, il Medioevo dei feudatari ecclesiastici, la Cina della “lunga marcia” di Mao, e il futuro, quello in cui il poeta non ci sarà più ma resteranno i suoi versi come degli insetti rappresi nell’ambra fossile del tempo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
I presupposti da cui moviamo non sono arbitrari. / La sola cosa che importa è / il movimento reale che abolisce / lo stato di cose presente.
FRANCO FORTINI, Questo muro




Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


martedì 17 agosto 2021

Questo amore disperato


MEIRA DELMAR

QUESTO AMORE

Come andare quasi insieme
ma non insieme,
come
camminare fianco a fianco
e tra noi due un muro
di vetro,
come il vento
del sud che chiamano
Vento del Sud sembra
che fugga con il suo nome,
questo amore.

Come il fiume che unisce
con le sue mani d’acqua
le rive che separa,
come anche il tempo,
come la vita,
che scorrono vivendo,
lasciandoci
ogni volta meno nostri
e più suoi,
questo amore.

Come dire domani
e pensare mai,
come sapere che non andiamo
da nessuna parte
e tuttavia niente
potrebbe fermarci,
come la mitezza
del mare, che è il rovescio
di tempeste nascoste,
questo amore.

Questo
amore disperato.

(da Ricongiungimento, 1981)

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La sera in cui non sei… la sera / in cui ti desidero”: è lontano l’amore di Meira Delmar. La poetessa colombiana di origini libanesi ha costruito tutta la sua poetica su questa assenza, su questa continua attesa dell’amore che diventa un disperato desiderio: “Di quell’amore che mai è stato mio / e tuttavia si è preso la mia vita / resta una nostalgia ribadita / all’infinito, che pianga o  che rida”.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI


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LA FRASE DEL GIORNO
Il mio cuore, tremante, ti chiamò per nome. / Tu pronunciasti il mio nome… E il tempo si fermò.
MEIRA DELMAR, Isola segreta




Olga Isabel Chams Eljach (Barranquilla, 21 agosto 1922 - 18 marzo 2009),  poetessa colombiana di origini libanesi, sin dal 1937 usò lo pseudonimo Meira Delmar. Professoressa di Storia dell’Arte e Letteratura, diresse per molti anni la Biblioteca Pubblica dell’Atlantico. Le sue poesie, prevalentemente sull’assenza dell’amore, sono caratterizzate da una sensualità di fondo.


lunedì 16 agosto 2021

Una stanza in un sogno


RAINER MARIA RILKE

L’INTERNO DELLE ROSE

Dov'è, per questo Interno,
un Fuori? Su qual piaga simili
lini si stendono?
Quali cieli si specchiano
nel chiuso lago
di queste aperte rose.
di queste rose spensierate, vedi:
come lievi nell’aria lieve
sono sospese, quasi mai potesse
una mano che tremi sfogliarle.
Trattenersi non sanno;
molte si lasciarono colmare
fino all’orlo e traboccano
dal loro interno spazio
nei giorni che colmi,
sempre più colmi si chiudono
finché l’intera estate una stanza
diviene, una stanza in un sogno.

Parigi, 2 agosto 1907

(da Nuove poesie, 1908)

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Le rose che riempiono i loro calici di acqua e di rugiada fanno meditare il poeta austriaco Rainer Maria Rike sulla relazione tra interno ed esterno, applicando naturalmente la riflessione all’intimità dell’anima, alla ricerca dell’ineffabile: “Estate, essere per qualche giorno / il contemporaneo delle rose, / respirare ciò che fluttua intorno / alle loro anime dischiuse”.

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FOTOGRAFIA © ASIM ALNAMAT/PEXELS


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LA FRASE DEL GIORNO
Rosa mai più tentata, sconcertante ultima amante / della sua interna pace.
RAINER MARIA RILKE, Poesie




René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke, noto come Rainer Maria Rilke (Praga, 4 dicembre 1875 – Les Planches, 29 dicembre 1926), scrittore, poeta e drammaturgo austriaco di origine boema. È celebre soprattutto per le Elegie duinesi  i Sonetti a Orfeo e I quaderni di Malte Laurids Brigge. La sua poesia, influenzata da Nietzsche, vede una realtà senza consolazioni.


domenica 15 agosto 2021

Con gioia nuova


DIEGO VALERI

SERENO

Spiove; e dispare di là dal colle
l’ultima ombra del temporale.
Tutto immoto, dentro un’eguale
dolcezza, pallida e molle.
Ma tutto vivo con gioia nuova:
l’albero aperto all’immenso cielo,
il fiore drizzato sullo stelo,
l’erba ingemmata dalla piova,
e quel nuvoletto color di gaggia
che beve il sole calato tra i monti,
e questo parlio modulato di fonti
che invisibili scorrono via.
Non c’è più un alito di vento;
più non si vede ombra di morte.
Tutte le cose ferme ed assorte
nel prodigio d’un ricreamento.

(da Poesie, 1962)

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Schiarisce il cielo dopo il temporale estivo, e lascia quella sensazione di dolcezza, di rinnovata armonia dopo la tempesta: Diego Valeri dipinge uno dei suoi delicati bozzetti in cui si attesta quella stabilità consolatoria che è alla base di tutta la sua poetica.

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FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma sento, sento che un’immensa gioia / e un’infinita pace è in ogni cosa, / che in ogni fibra e in ogni infinitesimo / atomo vivo è penetrata e regna / la tua felicità, divina Estate…
DIEGO VALERI, Umana




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


sabato 14 agosto 2021

Dipanandosi nello specchio


MARIO BENEDETTI

CONFIDENZIALE

Sono stati giovani i vecchi
ma la vita è andata
dipanandosi nello specchio

e saranno vecchi i giovani
ma non riveliamolo
perché anche i muri hanno orecchie.

(da Inventario tre, 2002)


Anch’io ottantenne feci un giorno questa riflessione” commenta il poeta uruguaiano Mario Benedetti a proposito di questi suoi versi, “la storia dell’umanità è una collezione di gioventù”. Ma il tempo passa, la gioventù finisce: è una cosa da accettare e di cui non preoccuparsi, questa è la lezione della vita e delle sue stagioni.

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KONSTANTIN SOMOV, "AUTORITRATTO ALLO SPECCHIO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Sogniamo assieme / assieme ci svegliamo / il tempo fa e disfa.
MARIO BENEDETTI, Contro i ponti levatoi




Mario Orlando Hamlet Hardy Brenno Benedetti-Farugia, noto come Mario Benedetti (Paso de los Toros, 14 settembre 1920 – Montevideo, 17 maggio 2009), poeta, saggista, scrittore e drammaturgo uruguaiano. Figlio di immigrati italiani, fece parte della Generazione del’45. Nel 1973 fu costretto all’esilio dal golpe militare. Rientrò nel 1983.


venerdì 13 agosto 2021

La canicola


JORGE GAITÁN DURÁN

CANICOLA

Il sole brucia tutta
la vita. Non muove il vento
un albero. Fuori dal tempo
splende il giorno.
La canicola assorbe
le ore, i colori,
il silenzio.

All’improvviso si sente una goccia
di pioggia, e un’altra,
e un’altra ancora, nella sera.
È musica.

(da Se domani mi sveglio, 1962)

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Ora i media amano dire “ondata di calore”. Un tempo il periodo di caldo che caratterizzava luglio e agosto prendeva il nome dalla costellazione del Cane Maggiore e dalla sua stella più luminosa, Sirio, che sorge e tramonta con il sole nel periodo tra il 24 luglio e il 26 agosto. Un tempo che è spesso caratterizzato, come in questi versi del poeta colombiano Jorge Gaitán Durán, da un’afa pomeridiana che si attenua al calare del sole.

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FOTOGRAFIA © PICKTURE

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LA FRASE DEL GIORNO
La tempesta è dolce quando / sgorga bianca la stella di Canicola / nel cielo azzurro e lunge par la sera / ch'è prossima.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Jorge Gaitán Durán (Pamplona, Colombia, 12 febbraio 1924 – Pointe-à-Pitre, Guadalupa, 21 giugno 1962), poeta colombiano. La sua poesia era caratterizzata dalla focalizzazione sull'esperienza erotica, come piacere e come spazio che conduce all’istante eterno. Morì nell’incidente del volo Air France 117 da Parigi a Santiago del Cile.


giovedì 12 agosto 2021

Una foschia verde sull’acqua


AMY LOWELL

SE IO FOSSI FRANCESCO GUARDI

I

Penso che tu sia una clematide bianca
che si arrampica sul muro di un giardino di fronte al mare,
quando c'è una foschia verde sull'acqua
e un ragazzo che mangia un melone su una barca
dalla vela marrone.


II

Penso che tu sia il cuore d'argento di una grande piazza,
che racchiude piccole persone come perline di cristallo,
guardandole sfilare - sfilare - e radunarsi,
quando il sole scivola verso l’angolo opposto,
e una tempesta di campane si distende come un tetto di bronzo sotto il cielo.

(da L’opera completa di Amy Lowell, 1999)

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L'imagismo – corrente poetica sorta all’inizio del ‘900 negli Stati Uniti, di cui capofila fu Ezra Pound - sosteneva la necessità di un linguaggio poetico preciso e chiaro, basato sull'immediatezza con cui si presentano le immagini. Amy Lowell, poetessa americana che identificò in Pound il suo maestro, fa sua la lezione e “dipinge” a parole una Venezia imagista, raccontata da poche immagini concise ma espressive, degne di un dipinto di Francesco Guardi, pittore veneziano del Settecento.

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FRANCESCO GUARDI, "VEDUTA DEL CANALE DI CANNAREGIO"

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LA FRASE DEL GIORNO
L'arte è il desiderio umano di esprimersi, di registrare le reazioni della propria personalità nei confronti del mondo in cui vive.
AMY LOWELL




Amy Lawrence Lowell (Brookline, Massachusetts, 9 febbraio 1874 – 12 maggio 1925), poetessa statunitense della scuola imagista, che promosse il ritorno ai valori classici e alla precisa immediatezza delle immagini. Vinse il premio Pulitzer, postumo, nel 1926. Suo riferimento poetico fu Ezra Pound, sua musa la compagna di vita Ada Dwyer Russell.


mercoledì 11 agosto 2021

Jaan Kaplinski


Jaan Kaplinski, uno dei più noti letterati estoni, è morto a Tartu lo scorso 8 agosto. Poeta, traduttore e critico letterario, era stato anche membro del Riigikogu, il Parlamento di Tallinn, dal 1992 al 1995. Nato nel 1941 da madre estone e padre ebreo polacco, fu più volte candidato al Nobel e scrisse in estone, inglese, finlandese e russo, traducendo varie opere dal francese, dall’inglese, dallo spagnolo e dallo svedese. Il profondo interesse per le filosofie orientali lo portò nelle sue poesie a vagabondare sul confine tra l’istintività della natura e la scientificità della società capitalista occidentale meditando sulle piccole cose della quotidianità.

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AVREI POTUTO DIRE

Avrei potuto dire: sono sceso dall'autobus.
Mi trovavo sul ciglio della strada polverosa dove
crescevano un giovane acero e rose canine.
Ma davvero, sono saltato nel silenzio,
e non c'era terra, nessuna superficie da calpestare.
Il silenzio si è chiuso sulla mia testa:
Ho visto come l'autobus era appena partito,
e sprofondando sempre di più
ho sentito solo il mio cuore battere,
e nel suo ritmo, ho visto la mia strada
passare con tutti i suoi segni ben noti:
mughetti ed Equiseti Silvestres,
Oxalis quasi in fiore,
il formicaio coperto da un’onda brunastra-
le formiche stesse. Il Grande Pino. Il Grande Abete.
la Catasta. La Fossa di sabbia. Il caminetto.
I tronchi bianchi delle betulle. La Grande Pietra.
E tanti ricordi. Silenzio, il mare interno, -
cos'altro potrei nominare per te?

(da La sera restituisce tutto, 1985)

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LE COSE NON DIMENTICANO IL LORO NOME

Le cose non dimenticano il loro e io ho cominciato a dimenticarle
la memoria è come una tasca piena di buchi che non può trattenere il cambiamento
parole o idee e qualcuno nel Medioevo già lo sapeva
e alcuni ancora lo sanno in quest’epoca nera come la pece
mentre memorizzano quello che altri prima di loro avevano trasportato
e liberato nel buio con mani imbarazzate
come un uccello o una lucertola o semplicemente una briciola
qualcosa tra qualcosa e niente tra noi e il nostro dimenticare
qualcosa senza inizio e senza fine e senza senso.

(da Bianche farfalle della notte, 2014)

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è come una palla che bisogna prendere e colpire continuamente perché non cada.
JAAN KAPLINSKI




Jaan Kaplinski (Tartu, 22 gennaio 1941 – 8 agosto 2021), poeta, filosofo e critico letterario estone. Influenzato dalle dottrine orientali – taoismo e buddhismo – le applicò alla sua poetica ritenendo che il poeta debba muoversi sul confine tra realismo e trascendenza. Parlamentare dal 1992 al 1995, è stato più volte candidato al Nobel.


martedì 10 agosto 2021

Centenario di Carlos de Oliveira


Il 10 agosto di cento anni fa nasceva a Belém, città dell’estremo nord del Brasile, il poeta e romanziere portoghese Carlos de Oliveira. Nel 1923 la sua famiglia tornò in patria, stabilendosi nella zona di Coimbra. Esordì nel 1942 con la raccolta Turismo, cui fece seguire subito i romanzi Casa sulla duna e Branco di lupi, opere che lo fecero classificare tra i poeti neorealisti grazie alla sua capacità di combinare con linguaggio scarno le riflessioni sul processo creativo e gli interventi nello stato sociale, ponendo l’attenzione sull’arretratezza del Portogallo e sui temi esistenziali, sulla distanza tra l’ideale e la realtà. Nel 1957, con José Gomes Ferrerira pubblicò una raccolta di Canti tradizionali portoghesi.

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CHIAVE

Se questa pellicola di vetro
aderisce alla pelle della pietra; se alcun
vento verrà.

Ne controlla lo splendore; martella,
ferisce: un suono di ferro
all’esterno; dentro
un’altra testura più spessa. Posa
come una vernice poi l’aria
soave la sua
lacca sullo smalto fratturato.

E allora si leva.
Minuziosamente. Si è alzato
l’alone
delle colline; la lenta bellezza
lievitata in ogni granello
di pietra. Irradiando le lance
che il brillio del vento
ha restituito alla luce; nel cerchio
più spesso dell’aria.

Girare la chiave della poesia
e chiuderci nel suo fulgore
al di sopra della valle glaciale. Rileggere
il freddo ricordato.

(da Officina poetica, Accademia, 1975 – Traduzione di  Giulia. Lanciani)

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INFANZIA

Sogni
enormi come cedri
che devi
portare sulle spalle
da lontano
per ritrovare
nell’inverno della memoria
questo rumore
di fuoco:
il tuo profumo,
legna
di malinconia.

(da Opere, 1992)


Di Carlos de Oliveira sul Canto delle Sirene:


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LA FRASE DEL GIORNO
Acciaio nella fucina dei dizionari / le parole sono fatte di durezza: / la prima traccia di bellezza / è la rabbia dei versi necessari.
CARLOS DE OLIVEIRA, Povera madre




Carlos Alberto Serra de Oliveira, (Belém, Brasile, 10 agosto 1921 – Lisbona, 1° luglio 1981), poeta e scrittore portoghese. Legato sin dagli esordi al neorealismo, pubblicò la sua prima raccolta Turismo nel 1942. Le sue poesie sono caratterizzate da uno stile rigoroso che rende scarna fino al limite la materia verbale.


lunedì 9 agosto 2021

I petali di una rosa purpurea


HERMANN HESSE

ROSA PURPUREA

Ti avevo cantato una canzone.
Tu tacevi. La tua destra tendeva
con dita stanche una grande,
rossa, matura rosa purpurea.

E sopra di noi con estraneo fulgore
si alzò la mite notte d'estate,
aperta nel suo meraviglioso splendore,
la prima notte che noi godemmo.

Salì e piegò il braccio oscuro
intorno a noi ed era così calma e calda.
E dal tuo grembo silenziosa scrollasti
i petali di una rosa purpurea.

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La poesia di Hermann Hesse non elabora una poetica originale ma spalanca in sé il mondo delle immagini e dell’anima. Così la rosa, simbolo universale d’amore, assurge a emblema dell’abbandono amoroso, sfogliandosi nell’abbraccio dei due amanti.

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DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV

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LA FRASE DEL GIORNO
Felicità è amore, nient’altro. Chi può amare è felice.
HERMANN HESSE, Letture da un minuto




Hermann Hesse (Calw, 2 luglio 1877 – Montagnola, 9 agosto 1962) scrittore, poeta, aforista, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946. Celebri i suoi romanzi Siddhartha, Peter Camenzind, Demian, Il lupo della steppa.


domenica 8 agosto 2021

Givi Alkhazishvili


Il poeta georgiano Givi Alkhazishvili, edito in Italia da Ladolfi, è morto il 6 agosto a Tbilisi, all’età di 77 anni. Noto per l’uso di strutture poetiche che lo hanno fatto definire “poeta metafisico”, era editore capo dell’editrice Merani. Pubblicò nel 1972 la sua prima raccolta, Poesie, che passò il vaglio della censura sovietica grazie a un redattore e all’assenza dell’editore, nonostante la mancanza di “realismo socialista”, imposta dal regime. A venti raccolte poetiche aggiunse anche quattro romanzi e tradusse in georgiano Aleksandr Blok, Vladimir  Solov'ëv e Wisława Szymborska.

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..

IL DUO

Del tutto involontariamente
mi ricordo delle tue carezze
del sole
e del ritmo del tuo respiro
e di noi tutti soli…

Come ti amavo allora, infinitamente
tu, l’anonima coautrice di queste poesie.

           * * *

Non sono preoccupato
che tu non possa più vedermi
ma solo che mi chiami
e tenti di farmi ricordare
come bruciavamo allora,
con il nostro camino ardente…
E capisco che la nostra convivenza
era un fumo
che raggiungeva il cielo…
Un fumo che si alzava.

           * * *

Nella mia infanzia, avendo la mia parte di cielo,
provavo sempre a imparare a volare.
Adesso non posso più volare nemmeno nei miei sogni
e il mio cielo appoggia sulla terra.

Ma, quando apri gli occhi della mia anima,
tu mi presenti l’intero Universo, io perdo il mio corpo
e sento il mio respiro farsi leggero.

Talvolta lascio la terra e sento il mio cuore così stretto,
che la tristezza di un orfano senza madre
riempie il mio silenzio.

Inspiegabili i tempi in cui Gesù scriveva sulla sabbia.
Scriveva e cancellava, e quello che cancellava
è rimasto eternamente in noi.

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo non è mai poco, / né tanto, / è sempre abbastanza. / È il volere, che è sempre insufficiente…
GIVI ALKHAZISHVILI




Givi Alkhazishvili (Telavi, 26 maggio 1944 – Tbilisi, 6 agosto 2021), poeta georgiano. Dopo aver servito tre anni nell’Armata Rossa, si laureò a Tbilisi, pubblicando la prima raccolta fortunosamente nel 1972.  L’uso di una particolare struttura poetica lo ha fatto definire “poeta metafisico”. È stato traduttore di Blok, Solov’ëv e Wisława Szymborska.


sabato 7 agosto 2021

Centenario di Aleksandr Blok


Il 7 agosto del 1921 moriva il poeta russo Aleksandr Blok. Aveva 40 anni ed era il faro del simbolismo in Russia. A ventiquattro anni aveva pubblicato il suo capolavoro, i Versi della Bellissima Dama, che volge il tema metafisico della divinità femminile come metafora dell’ineffabile incontro con il reale in una amara esperienza esistenziale. In seguito, vicino agli anarchici, salutò favorevolmente la rivoluzione bolscevica, che vide come risultato finale delle apocalittiche elucubrazioni che aveva elaborato seguendo le teorie di Solov'ev. La sua poesia gioca esplicitamente sui colori e sui simboli, il bianco della Bella Dama, il blu del disinganno, il rosso della rivoluzione, il giallo della disillusione e del tradimento, la palude e il fango della quotidianità, la primavera e il mattino della speranza.

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I POETI

Fuori città crebbe un rione deserto
sul suolo acquitrinoso e vacillante.
Vi stavano i poeti, e si incontravano
sempre con un sorriso tracotante.

Invano il giorno fulgido sorgeva
su questo malinconico padule:
il suo abitante consacrava il giorno
al vino ed ai lavori diligenti.

Ubriachi, si giuravano amicizia,
ciarlando in modo cinico e mordace.
Vomitavano all’alba. Poi, rinchiusi,
lavoravano tòrpidi e con zelo.

Sbucando dai casotti come cani,
rimiravano il luccichio del mare.
e con occhio sicuro si incantavano
dell’oro d’ogni treccia che passava.

Sognavano, accidiosi, il secol d’oro,
di concerto ingiuriando gli editori.
E piangevano per un fiorellino,
per una piccola nube perlacea…

Vivevano così, lettore e amico!
Tu pensi forse tutto ciò sia peggio
dei tuoi fiacchi conati quotidiani,
della tua gretta e misera pozzanghera?

No, mio lettore, mio critico cieco!
Non foss’altro, per il poeta esistono
e le trecce e le nubi e il secol d’oro,
ma per te tutto questo è inaccessibile!…

Tu sarai pago di te e di tua moglie,
e della tua costituzione monca,
ma il poeta ha un’ubriachezza universale,
non gli bastano le Costituzioni!

Ch’io chiuda gli occhi sotto uno steccato
come un cane, e la vita mi calpesti, -
sono convinto: è Dio che mi ha coperto
di neve, è il tùrbine che mi ha baciato!

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TU SEI IL GIORNO CHIARO

Tu sei il giorno chiaro. I miei sogni,
aquile che gridano nell’azzurro
Sotto il cruccio della luminosa bellezza
sono sempre in un turbine di neve.

Una freccia trafigge i loro cuori
volano in terribile caduta…
Ma anche nella caduta non c’è fine
per le lodi, e lo strepito, e le grida.

(da Poesie, Guanda, 2000 – Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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Un’altra poesia di Aleksandr Blok sul Canto delle Sirene:



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LA FRASE DEL GIORNO
Solo la forma (definitiva) è limitata, custodita dalla ragione, ma il contenuto, e, cosa principale, la «sostanza», si abbevera sempre, immediatamente, al cuore. La volontà che si esprime nei versi è la volontà della passione e non la volontà della ragione.
ALEKSANDR BLOK, La fidanzata di lillà. Lettere a Ljuba




Aleksandr Aleksandrovič Blok (San Pietroburgo, 28 novembre 1880 – 7 agosto 1921), poeta e drammaturgo russo, forse il più grande poeta della cosiddetta “epoca d'argento”. Caratteristica principale della sua poesia, eminentemente lirica, è una profonda e talvolta esasperante sincerità che lo porta da un iniziale simbolismo mistico a un allucinante realismo.