Il 7 agosto del 1921 moriva il poeta russo Aleksandr Blok. Aveva 40 anni ed era il faro del simbolismo in Russia. A ventiquattro anni aveva pubblicato il suo capolavoro, i Versi della Bellissima Dama, che volge il tema metafisico della divinità femminile come metafora dell’ineffabile incontro con il reale in una amara esperienza esistenziale. In seguito, vicino agli anarchici, salutò favorevolmente la rivoluzione bolscevica, che vide come risultato finale delle apocalittiche elucubrazioni che aveva elaborato seguendo le teorie di Solov'ev. La sua poesia gioca esplicitamente sui colori e sui simboli, il bianco della Bella Dama, il blu del disinganno, il rosso della rivoluzione, il giallo della disillusione e del tradimento, la palude e il fango della quotidianità, la primavera e il mattino della speranza.
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I POETI
Fuori città crebbe un rione deserto
sul suolo acquitrinoso e vacillante.
Vi stavano i poeti, e si incontravano
sempre con un sorriso tracotante.
Invano il giorno fulgido sorgeva
su questo malinconico padule:
il suo abitante consacrava il giorno
al vino ed ai lavori diligenti.
Ubriachi, si giuravano amicizia,
ciarlando in modo cinico e mordace.
Vomitavano all’alba. Poi, rinchiusi,
lavoravano tòrpidi e con zelo.
Sbucando dai casotti come cani,
rimiravano il luccichio del mare.
e con occhio sicuro si incantavano
dell’oro d’ogni treccia che passava.
Sognavano, accidiosi, il secol d’oro,
di concerto ingiuriando gli editori.
E piangevano per un fiorellino,
per una piccola nube perlacea…
Vivevano così, lettore e amico!
Tu pensi forse tutto ciò sia peggio
dei tuoi fiacchi conati quotidiani,
della tua gretta e misera pozzanghera?
No, mio lettore, mio critico cieco!
Non foss’altro, per il poeta esistono
e le trecce e le nubi e il secol d’oro,
ma per te tutto questo è inaccessibile!…
Tu sarai pago di te e di tua moglie,
e della tua costituzione monca,
ma il poeta ha un’ubriachezza universale,
non gli bastano le Costituzioni!
Ch’io chiuda gli occhi sotto uno steccato
come un cane, e la vita mi calpesti, -
sono convinto: è Dio che mi ha coperto
di neve, è il tùrbine che mi ha baciato!
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TU SEI IL GIORNO CHIARO
Tu sei il giorno chiaro. I miei sogni,
aquile che gridano nell’azzurro
Sotto il cruccio della luminosa bellezza
sono sempre in un turbine di neve.
Una freccia trafigge i loro cuori
volano in terribile caduta…
Ma anche nella caduta non c’è fine
per le lodi, e lo strepito, e le grida.
(da Poesie, Guanda, 2000 – Traduzione di Angelo Maria Ripellino)
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Un’altra poesia di Aleksandr Blok sul Canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
Solo la forma (definitiva) è limitata, custodita dalla ragione, ma il contenuto, e, cosa principale, la «sostanza», si abbevera sempre, immediatamente, al cuore. La volontà che si esprime nei versi è la volontà della passione e non la volontà della ragione.
ALEKSANDR BLOK, La fidanzata di lillà. Lettere a Ljuba
Aleksandr Aleksandrovič Blok (San Pietroburgo, 28 novembre 1880 – 7 agosto 1921), poeta e drammaturgo russo, forse il più grande poeta della cosiddetta “epoca d'argento”. Caratteristica principale della sua poesia, eminentemente lirica, è una profonda e talvolta esasperante sincerità che lo porta da un iniziale simbolismo mistico a un allucinante realismo.