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LA FRASE DEL GIORNO
Perché voler definire la pazzia? Che cos'è se non essere pazzi?
WILLIAM SHAKESPEARE, Amleto, II, II
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LA FRASE DEL GIORNO
Riponi in uno stipetto un desiderio: aprilo; vi troverai un disinganno.
LUIGI PIRANDELLO, Novelle per un anno, La vita nuda
Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – 9 agosto 1916), poeta italiano, fu il capostipite della corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Inizialmente si dedicò alla poesia nell'emulazione di D'Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti, accomunati dall'attenzione per "le buone cose di pessimo gusto". Morì di tisi a 32 anni.
Fotografia: Midland College Foundation
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LA FRASE DEL GIORNO
Io sono diventato famoso perché altri, nel frattempo, erano morti. Un po' come il vice-presidente che diventa presidente. Io cerco di resistere. Alla fine, però, si resta quasi soli, a sapere come si tiene in mano una penna...
JOHN UPDIKE
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LA FRASE DEL GIORNO
Una volta o l'altra bisognerà pure che il popolo cominci a sentirsi responsabile delle proprie azioni e delle proprie sofferenze.
HERMANN HESSE, Lettera a Paula Philippson, luglio 1945
Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.
"L'ultima battaglia della nostra ritirata di Russia, la battaglia della disperazione e della salvezza per sfondare lo sbarramento sovietico a Nikolajewka, iniziò all'una di notte del 26 gennaio 1943".
NUTO REVELLI, La Stampa, 23 gennaio 1963
Ascolto "L'ultima notte" e cammino anch'io con quei soldati, con i sergenti e i capitani che ancora incitano a resistere, con chi ha perso il suo plotone ed è sbandato, con la coperta troppo leggera sulle spalle e un bastone in mano, con il fucile che sega il braccio. Cammino e guardo chi si è fermato per sempre bocconi nella neve sognando l'Italia lontana, chi dà fuori di matto e gioca con la rivoltella, chi butta via tutte le scartoffie della fureria che portava sulla slitta e ci mette i feriti, li copre come può e li trasporta aiutato dal mulo fedele. Centomila, forse più, in marcia nel deserto bianco, tra un giorno e l'altro, tra una notte e l'altra, un po' di riposo in un'isba affollata, a litigare con i tedeschi che vogliono per loro i posti migliori. E poi gli scontri con i partigiani russi, il parabellum e la stufa, il grasso dei mitragliatori.
Nella testa un pensiero solo: casa. La casa, l'Italia, le valli di montagna, i paesi di campagna, le città. La mamma, la moglie, la fidanzata. Casa. Per andare avanti, per non fermarsi e diventare un'altra croce che poi i girasoli copriranno nell'estate russa.
E alla fine, dopo l'ultimo combattimento a Nikolajewka, che oggi è un misero villaggio chiamato Livenka, ecco la meta: C'è il generale Reverberi in piedi su un cingolato tedesco a salutare gli eroici superstiti. Eroici perché sono rimasti vivi: il bollettino delle autorità russe lo conferma: "Il Corpo d'Armato Alpina deve considerarsi imbattuto in terra di Russia". Erano partiti in 60.000, ne sono tornati solo 12.000. Ma ce n'è di strada da percorrere: prima a piedi nella campagna Ucraina, poi sui camion, infine sui treni, per poter arrivare in Italia, a Bolzano, e non essere neanche ringraziati...
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma, in una dura giornata di guerra, io credo fermamente di averti intravisto o Signore. Era un ferito grave e già presso a morire. Quando gli tolsero adagio, devotamente, la giubba lacera e sporca apparve la veste atroce e gioconda del sangue che, come un velo liquido e vivo, gli fasciava e rendeva brillanti le membra vigorose e straziate.
Senza parlare mi guardò. I suoi occhi erano colmi di dolore e di pietà, di volontà decisa e di dolcezza infantile. Al fondo vi tremava, attenuandosi, la luce di visioni beate e lontane. Come di bimbo che si addormenta poco a poco. Non altrimenti dovette guardare Gesù dall'altro della croce.
DON CARLO GNOCCHI, Penna nera delle Grigne 140-141, aprile-maggio 1966
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LA FRASE DEL GIORNO
Il rifiuto totale della religione conduce alla dimenticanza dei doveri umani.
JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Emilio
Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo. Essenziale ed epigrammatico, ha temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.
Fotografia da Wikipedia
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LA FRASE DEL GIORNO
Determiniamo che una cosa può e deve essere fatta, e poi troveremo il modo.
ABRAHAM LINCOLN, Discorso del 20 giugno 1848
Lawrence Ferlinghetti (Yonkers, New York, 24 marzo 1919), poeta ed editore statunitense. Nel 1955 fondò la City lights rocket bookshop a San Francisco che divenne il centro culturale del movimento beat. Parte della sua poesia è di protesta politica e si pone in opposizione alla violenza. La sua opera, pur lirica, è caratterizzata da un vivo senso dello humour e della satira.
Robert Lee Frost (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963), poeta statunitense, vincitore di quattro Premi Pulitzer. Le sue poesie, attraverso la raffigurazione con una notevole padronanza del linguaggio colloquiale della vita rurale del New England all’inizio del ‘900, indagano temi sociali e filosofici. La strada non presa è la sua poesia più celebre.
Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.
Edward Hopper: "Prospect Street, Gloucester"
Thomas Stearns Eliot, (Saint Louis, Missouri, 26 settembre 1888 – Londra, 4 gennaio 1965), poeta, saggista, critico letterario e drammaturgo statunitense naturalizzato britannico. Premiato nel 1948 con il Nobel per la letteratura, è stato autore di diversi poemi, alcuni dei quali destinati al teatro: Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock, La terra desolata, Quattro quartetti e Assassinio nella cattedrale.