UMBERTO BELLINTANI
LUNA, DOLCE LUNA...
Luna, dolce luna - pecora del cielo, fiaba
o pastore?
. . . . . . .
Ed ora, poiché non so se la luna è sempre stata la luna
non posso dire se la luna resterà sempre la luna.
E se la civetta resterà la civetta,
e l’agnello che bela l’agnello che bela,
e il cuore del bandito il cuore del bandito.
Ma questo io dico,
perché non voglio e credo:
non voglio che l’uomo antico abbia sofferto più dell’uomo d’oggi,
e l’uomo d’oggi più dell’avvenire
a capo chino colla fronte nelle mani;
non voglio che il mio bambino pianga più dell’altro
che sorgerà fra secoli di secoli.
E credo,
e credo che ciò non sarà:
perché non deve essere che il mio bambino soffra più di quello
che sorgerà fra secoli di secoli;
non deve essere che io posi faticosamente la pietra sulla via
a far più lieve il cammino a chi verrà
a porre il piede domani sulla terra.
E questo io dico perché l’uomo non speri vanamente.
E questo io dico a te, Marino, figlio mio.
. . . . . . . . . . .
Oh, ma non ho voce per dire quanto credo
che la notte non è per il giorno,
che la pena non è per la pace.
(da Forse un viso tra mille, Vallecchi, 1953)
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Un padre, il poeta mantovano Umberto Bellintani, e un figlio, il piccolo Marino. È chiaro che il padre desideri ogni bene per il figlio, che non soffra, che non debba suddividersi tra dolori, disillusioni e tristezze. Con la coscienza dell’uomo tipica della sua poetica, Bellintani spera, o meglio crede per mezzo della fede in una sorta di giustizia terrestre, in una umanità per così dire “livellata”, che astrae dallo scorrere del tempo.
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CATHY JOURDAN, “FATHER AND SON”
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LA FRASE DEL GIORNO
Per un genitore è importante capire che suo figlio più ancora che un ingegnere o un medico, deve saper diventare un uomo.
PIERO ANGELA, Da zero a tre anni