IL POVERO POETA
Il primo movimento è il canto,
libera voce che riempie le valli e le montagne.
Il primo movimento è la gioia,
che però viene sottratta.
E dopo che il sangue si mutò negli anni,
e mille sistemi planetari nacquero e si estinsero nel corpo,
siedo, poeta capzioso e iroso,
con occhi malignamente socchiusi,
e soppesando la penna nella mano
medito vendetta.
Drizzo la penna, e butta gemme e foglie, si ricopre di fiori,
spudorato è il profumo di quest'albero, perché là
nel mondo reale
alberi così non crescono, ed è come un affronto
fatto alla gente che soffre il profumo di quest'albero.
C'è chi trova rifugio nella disperazione, dolce
come un tabacco forte, un bicchiere di vodka
bevuto nell'ora della perdita.
Per altri c'è la speranza degli stupidi
rosea come un sogno erotico.
Altri ancora trovano pace idolatrando la patria,
e può durare a lungo, ma non più di quanto
ancora dura l'Ottocento.
Ed a me è data un speranza cinica,
perché da quando ho aperto gli occhi ho visto solo
bagliori sinistri e stragi,
svilimento, ingiustizia, e la ridicola
infamia dei boriosi.
Data mi è una speranza di vendetta
sugli altri e su me stesso,
perché ero colui che sapeva
e da questo non trasse alcun vantaggio.
.
.
DONO
Un giorno così felice.
La nebbia si alzò presto, lavoravo in giardino.
I colibrì si posavano sui fiori del quadrifoglio.
Non c’era cosa sulla terra che desiderassi avere.
Non conoscevo nessuno che valesse la pena d’invidiare.
Il male accadutomi, l’avevo dimenticato.
Non mi vergognavo al pensiero di essere stato chi sono.
Nessun dolore nel mio corpo.
Raddrizzandomi, vedevo il mare azzurro e le vele.
.
.
SUGLI ANGELI
Vi hanno tolto le vesti bianche,
le ali e perfino l’esistenza.
Tuttavia io vi credo messaggeri,
Là dove il mondo è girato a rovescio,
pesante stoffa ricamata di stelle e animali.
Passeggiate esaminando
i punti veritieri della cucitura.
La vostra tappa qui è breve,
forse nell’ora mattutina,
se il cielo è limpido.
In una melodia ripetuta da un ruscello,
O nel profumo delle mele verso sera
quando la luce rende magici i frutteti.
Dicono che vi abbia inventato qualcuno,
ma non ne sono convinto.
Perché gli uomini hanno inventato
anche se stessi.
La voce - senza dubbio questa è la prova.
Perché appartiene a esseri
indubbiamente limpidi.
Leggeri, alati (perché no?)
Cinti dalla folgore.
Ho udito sovente questa voce in sogno
e cosa ancor più strana
capivo pressappoco il dettame
o l’invito in lingua ultraterrena:
È presto giorno.
Ancora uno.
Fa’ ciò che puoi.
.
.
LA FRASE DEL GIORNO
L’utilità della poesia sta nel ricordarci / quanto sia difficile restare la stessa persona, / perché la nostra casa è aperta, la porta senza chiave, / e ospiti invisibili entrano ed escono.
CZESŁAW MIŁOSZ, Ars poetica?
Czesław Miłosz (Šeteniai, Lituania, 30 giugno 1911 – Cracovia, 14 agosto 2004), poeta e saggista polacco. La sua poesia ha grandi ambizioni formali e una decisa intonazione pessimistica. Nel 1980 gli fu conferito il Nobel con la seguente motivazione: “A chi, con voce lungimirante e senza compromessi, ha esposto la condizione dell'uomo in un mondo di duri conflitti”.