ENNIO FLAIANO
I LADRI (FAVOLA ARGUTA)
Quando i ladri presero la città, il popolo fu contento, fece vacanza e bei fuochi d’artifizio. La cacciata dei briganti autorizzava ogni ottimismo e i ladri, come primo atto del loro governo riaffermarono il diritto di proprietà. Questo rassicurò i proprietari più autorevoli. Su tutti i muri scrissero: «Il furto è una proprietà». Leggi severe contro il furto vennero emanate e applicate. A un tagliaborse fu tagliata la mano destra, a un baro la mano sinistra (che serve per tenere le carte), a un ladro di cappelli la testa. Poi si sparse la voce che i ladri rubavano. Dapprincipio, questa voce parve una trovata della propaganda avversaria e fu respinta con sdegno. I ladri stessi ne sorridevano e ritennero inutile ogni smentita ufficiale. Tutto parlava in loro favore, erano stimati per gente dabbene, patriottica, ladra, onesta, religiosa. Ora, insinuare che i ladri fossero ladri sembrò assurdo. Il tempo trascorse, i furti aumentavano, un anno dopo erano già imponenti e si vide che non era possibile farli senza l’aiuto di una grossa organizzazione. E si capì che i ladri avevano quest’organizzazione. Una mattina, per esempio ci si accorgeva che era scomparso un palazzo del centro della città. Nessuno sapeva darne notizia. Poi sparirono piazze, alberi, monumenti, gallerie coi loro quadri e le loro statue, officine coi loro operai treni coi loro viaggiatori, intere aziende, piccole città. La stampa, dapprima timida, insorse: sparirono allora i giornali coi loro redattori e anche gli strilloni, e quando i ladri ebbero fatto sparire ogni cosa, cominciarono a derubarsi tra di loro e la cosa continuò finché non furono derubati dai loro figli e dai loro nipotini. Ma vissero sempre felici e contenti.
Nota. I compilatori di un libro di lettura per le scuole elementari mi avevano chiesto una favola arguta per bambini dai sette ai dieci anni. Ho inviato loto questa favola, l’hanno respinta cortesemente, dicendo che «non era adatta». Forse non è una favola arguta. O forse non è nemmeno una favola.
(da “La solitudine del satiro”, Bompiani, 1973)
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“Perché altrove la vita dovrebbe essere differente? Signore, l’universo è così povero di fantasia” scrive Ennio Flaiano in “Una e una notte”. Fantasia che evidentemente a lui non mancava, come si può apprezzare da questa breve “favola” pubblicata su “Il Mondo” del 19 gennaio 1960 e poi raccolta nel celebre “La solitudine del satiro”. Flaiano, che fu un attento osservatore del tessuto sociale, immagina un governo di ladri, accolti con favore come liberatori dall’incubo dei briganti. Ma in breve instaurano la loro “cleptocrazia” in cui rubano tutto, assorbendo le capacità produttive, i trasporti, i beni culturali, impoverendo in poco tempo il paese. Anche la libertà di stampa naturalmente viene soppressa, non appena comincia a rivelare il vero intento governativo. Il lato interessante di questo apologo è nel rovesciamento: immaginare che non sia il diritto a guidare uno stato ma la sua costante violazione. Pensateci la prossima volta che dite “Piove, governo ladro…”
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Immagine dal film “I soliti ignoti” © Cristaldi Film
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LA FRASE DEL GIORNO
In questi tempi l’unico modo di mostrarsi uomo di spirito è di essere seri. La serietà come solo umorismo accettabile.
ENNIO FLAIANO, Diario degli errori