RABINDRANATH TAGORE
OCCHI PER VEDERE
Viaggiai per giorni e notti per paesi
lontani. Molto spesi
per vedere alti monti, grandi mari.
E non avevo gli occhi per vedere
a due passi da casa
la goccia di rugiada
sulla spiga di grano!
(da “Gitanjali”, 1913)
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Una poesia di grande spiritualità, come lo sono spesso quelle di Rabindranath Tagore, l’indiano Premio Nobel nel 1913. Una prima semplicistica lettura è quella dell’abitudine alla bellezza o dello spregio per le cose di tutti i giorni: si va in posti lontani a cercare la meraviglia quando la si può trovare nei dintorni di casa. Ma c’è una lettura molto più profonda, quella della ricerca esistenziale, della scoperta dell’illimitato e del sacro nella vita quotidiana, dell’immanenza di Dio riflessa nella natura – concetto molto caro a Tagore, che scrive: “Se in qualche modo sono riuscito a comprendere Dio, se la visione di Dio mi è stata concessa, devo avere ricevuto la visione attraverso questo mondo, attraverso l’uomo, attraverso gli alberi, gli uccelli, gli animali, la polvere e il terreno”. Attraverso una goccia di rugiada su una spiga di grano…
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Fotografia © ABC News
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LA FRASE DEL GIORNO
La mia religione è la religione del poeta.
RABINDRANATH TAGORE, Hibbert Lectures
Rabindranath Tagore, nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 7 maggio 1861 – Santiniketan, 7 agosto 1941), poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese. Insignito del Nobel nel 1913 “per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale”.
3 commenti:
Vedrei in Tagore l'antesignano di un novello più spirituale Umanesimo!
...un Grande Uomo.
...quanta verità.
ciao Vania
Umanesimo spirituale e naturalistico, immerso nel creato come specchio divino
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