FËDOR TJUTČEV
SERA D'AUTUNNO
Nella chiarezza v'è delle autunnali
sere un tenero, un misterioso incanto:
lo splendore degli alberi sinistro,
il languido frusciare delle foglie
porporine, il velato e calmo cielo
sopra la terra triste e desolata,
e, annunzio delle prossime bufere,
un brusco, freddo vento qualche volta,
un mancare e sfinirsi - e quel sorriso
mite di sfioritura, su ogni cosa,
che in essere senziente noi chiamiamo
sacro pudore della sofferenza.
(da Poesie, Einaudi, 1964 – Traduzione di Tommaso Landolfi)
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Fëdor Tjutčev era un diplomatico russo che trascorse molto tempo all’estero nei consolati e nelle ambasciate – per dodici mesi fu anche in Italia, a Torino. I suoi versi però rimasero a lungo sconosciuti: furono i simbolisti a riscoprirli nei primi anni del Novecento. Tjutčev dà il meglio quando esprime la sua profonda inquietudine, quando riesce a rispecchiarla nella fragilità delle stagioni, nella tristezza che ci recano il clima e le atmosfere. E non è l’autunno la stagione più triste? Non è la sera il momento più languido della giornata, quando le riflessioni si fanno più acute e ci troviamo a porre domande davanti allo splendore dell’infinito?
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Fotografia © Albena Markova/500PX
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LA FRASE DEL GIORNO
Fatica d'amore, tristezza, / tu chiami una vita / che dentro, profonda, ha nomi / di cieli e giardini.
SALVATORE QUASIMODO, Acque e terre
1 commento:
...molto bella....conosce bene le sue "previsioni atmosferiche".
..bella la frase del giorno.
ciao Vania
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