Il 31 agosto di cento anni fa nasceva a Gujranwala – ora in Pakistan – la poetessa e scrittrice indiana Amrita Pritam, considerata una dei principali letterati della letteratura in lingua punjabi. Divenne celebre con un'elegia al poeta punjabi del XVIII secolo Waris Shah, espressione della sua angoscia per i massacri durante la divisione dell’India. Come narratrice si fece apprezzare per il personaggio della ragazza hindi Puro, epitome contro la violenza sulle donne, protagonista del romanzo Pinjar. Spirito libero, Amrita Pritam, rifuggiva da ogni convenzione e catalogazione, senza pregiudizi e preconcetti.
UNA LETTERA
Forse una convenzione o un innario.
O un capitolo del Kama Sutra,
o un incantesimo per intime afflizioni.
Ma pare che non sia nessuno di questi.
(Se lo fossi, qualcuno mi avrebbe letto).
Parrebbe che a un’assemblea di rivoluzionari
abbiano ottenuto una risoluzione,
e io ne sono una copia a lungo termine.
Ha stampigliato il timbro della polizia
e non è mai stata aperta in seguito.
È conservata solo a scopo procedurale.
E ora sono venuti alcuni passeri,
con la paglia nei becchi,
e si sono posati sul mio corpo
e si occupano della prossima generazione.
(Che meraviglia occuparsi della prossima generazione!)
I passeri le coprono con le loro ali,
ma le risoluzioni non hanno ali
(o le risoluzioni non hanno seconde generazioni).
Talvolta penso di sentirne l’odore -
cosa c’è nel mio futuro?
La preoccupazione mi fa uscire la rilegatura.
Quando provo ad annusare,
sento solo esalazioni di guano.
O mia terra, il tuo futuro!
Io – il tuo stato attuale.
.
UNA CITTÀ
È rivenduto al mercato nero;
Scuoto un sacco di nuvole,
Il mercato stasera chiuderà.
La luna è un vitello affamato
Che succhia mammelle inaridite.
Legata a un palo la madre-terra
Lecca la mangiatoia del cielo.
All'ingresso dell'ospedale
Quante parole giacciono malate,
Come verità, giustizia, fede,
— tutta la folla dei valori.
Qualcuno forse prescriverà
Un farmaco salutare,
Ma sembra per il momento
Che il limite è stato raggiunto.
In questa città ci sono posti
Dove vivono i senza-fuoco-né-luogo.
Sono in realtà bisognosi
E la loro vita dolcemente se ne va
La prima notte di vecchiaia
Gli ha detto all'orecchio
Che in questa città la loro giovinezza
Eterna è stata rubata.
La notte è stata fredda, all'alba hanno trovato
Nella via un corpo non identificato.
Il falò brucia e nessuno piange.
È morto un filosofo, un poeta, un mendicante.
Tra le braccia di un uomo una ragazza
Ha gridato, si è morsa a sangue:
Al posto di polizia ridono,
Nei caffè se la godono;
Gli strilloni passano per le strade
Vendendo le notizie per un paisa
Facendo a pezzi il suo corpo.
Sotto un albero di fuoco la gente
Si incontra e ride e canta.
Vorrebbero nascondere che sono morti
Ognuno porta una pietra bianca,
Ognuno vegli sul suo cadavere.
Si sente il rumore delle macchine.
La città è una stamperia
E ogni uomo è una parola isolata,
Ogni profeta un tipografo
Che vuole metterle assieme,
Ma non ne nasce mai una frase.
Questa città si chiama Delhi,
Ma potrebbe averne un altro:
Che importanza ha un nome?
Tra le lenzuola sporche del presente
La notte sogniamo il futuro,
O meglio ci pensiamo, lo immaginiamo,
Prima di inghiottire un sonnifero.
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LA FRASE DEL GIORNO