giovedì 31 ottobre 2024

Un Jack-o’-lantern


CARL SANDBURG

TEMA IN GIALLO

Orno le colline
con palline gialle in autunno.
Illumino i campi di grano della pianura
- grappoli arancioni e bruno-dorati -
e mi chiamano:
zucche.
L'ultimo giorno di ottobre
quando scende il crepuscolo
i bambini si prendono per mano
e mi girano intorno
cantando canzoni di fantasmi
e l’amore per la luna del raccolto;
sono un Jack-o’-lantern
con denti terribili
e i bambini sanno
che sto scherzando.

(da Poesie di Chicago, 1916)

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Questa del poeta statunitense Carl Sandburg è un’ode all’autunno e alla festa di Halloween – un tempo tutta americana e ora “importata” anche nelle nostre case e nelle nostre strade. Un fiorire di giallo e di arancione in cui l’autore si diverte con l’allegro girotondo dei bambini.

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FOTOGRAFIA © PETR KRATOCHVIL/PDP

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Per molti versi, Halloween è la più americana delle feste: laica, irriverente e sfacciatamente consumistica. E, come per molti prodotti culturali americani, è diventata un'esportazione di grande successo.
LISA MORTON, The Boston Globe, 28 ottobre 2012

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Carl Sandburg (Galesburg, Illinois, 6 gennaio 1878 – Flat Rock, North Carolina, 22 luglio 1967), poeta statunitense. Nella sua poesia, in cui è costante il richiamo ai principi della solidarietà democratica, l’evidenza delle immagini e l'andamento discorsivo creano un linguaggio sperimentale, giocato sui contrasti e sulla vivacità della scansione.


mercoledì 30 ottobre 2024

Tra i due luoghi


ALFONSO BREZMES

AUTOBIOGRAFIA

Vengo da un luogo
che mi insegue;
vado in un luogo
che fugge da me.

Tra i due luoghi esisto:
questo spazio tra parentesi,
questi puntini di sospensione
nella neve
delle pagine di un libro
che si cancella mentre viene scritto.

Le impronte di qualcuno
chi dice di essere me.

(da Dono delle lingue, 2015)

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Viviamo il presente. Non riusciamo ad astrarre da esso. Sì, ricordiamo e facciamo progetti ma siamo sempre immersi nel fluire dell’istante. Così, quando fermiamo qualcosa di noi – che sia una fotografia, una nota, una poesia, come nel caso di Alfonso Brezmes, è già nel passato, non ci appartiene già più.

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FOTOGRAFIA © GENEVIEVE DALLAIRE/UNSPLASH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il poeta non è forse costretto a scrivere la propria autobiografia? Esiste per lui opera migliore d'un diario? Non vogliamo sapere come vivesse il suo eroe immaginario, ma come lui stesso, l'eroe reale, vivesse di giorno in giorno.
HENRY DAVID THOREAU, I diari, 21 ottobre 1857

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Alfonso Brezmes (Madrid, 1966), poeta spagnolo, fotografo e funzionario statale. La sua poesia è al tempo stesso colta e popolare, tanto da farlo apprezzare sia da critici e lettori tradizionali sia da un più largo pubblico. Il suo immaginario si nutre di riferimenti letterari (Baudelaire, Rilke…) ma anche di cinema e di cultura pop.


martedì 29 ottobre 2024

Centenario di Zbigniew Herbert


Il 29 ottobre di cento anni fa nasceva a Leopoli, allora città polacca e oggi uno dei maggiori centri culturali dell’Ucraina, il poeta Zbigniew Herbert. Figlio di un avvocato armeno trasferitosi da Vienna, partecipò alla resistenza contro l’invasione nazista. Nel 1951 restituì la tessera dell'Associazione degli scrittori scegliendo il silenzio pur di non aderire al totalitarismo estetico e politico imposto dal regime comunista, adattandosi ai lavori più umili. Herbert, cosciente di dover rimodernare la classicità, ricercò comunque il valore della bellezza adeguandolo ai tempi contemporanei sulla scorta del neoplatonismo espresso dal suo maestro, il filosofo Henryk Elzenberg.

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HERBERT NEL SUO APPARTAMENTO NEL 1963 © PAP/MAREK LANGDA

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BREVIARIO II

Signore,

donami l’abilità di comporre lunghe frasi, la cui linea è la linea del respiro, sospesa come i ponti, come l’arcobaleno, come l’alfa e l’omega dell’oceano

Signore, donami la forza e la destrezza di quelli che costruiscono lunghe frasi, ramificate come una quercia, spaziose come un’ampia valle, perché vi entrino mondi, ossature di mondi, mondi di sogno

e anche perché le frasi principali dominino sicure sulle subordinate, e controllino la loro corsa complicata, ma espressiva, che persistano impassibili come un basso continuo sugli elementi in moto, che li attirino, come attira gli elementi la forza delle invisibili leggi gravitazionali

prego allora per frasi lunghe, frasi modellate con fatica, estese così che in ognuna si trovi il riflesso speculare di una cattedrale, un grande oratorio, un trittico

e anche animali poderosi e piccoli, stazioni ferroviarie, un cuore pieno di rimpianto, abissi rocciosi e il solco dei destini nella mano

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HO DATO LA MIA PAROLA

ero molto giovane
e il buon senso consigliava
di non dare la mia parola

potevo dire apertamente
ci penserò ancora
non c’è fretta
non è l’orario dei treni

darò la mia parola dopo la maturità
dopo il servizio militare
quando avrò messo su casa

ma il tempo esplodeva
non c’era più un prima
non c’era più un dopo
nell’accecante presente
toccava scegliere
e così diedi la mia parola

la parola –
un cappio al collo
l’ultima parola

nei rari momenti
in cui tutto diventa leggero
acquista trasparenza
io penso
«do la mia parola
volentieri
ritirerei la parola data»
ma dura poco
perché ecco – cigola l’asse del mondo
passano le persone
i paesaggi
i cerchi colorati del tempo
e la parola data
mi fa un groppo in gola

(da L’epilogo della tempesta, Adelphi, 2016 - Traduzione di Francesca Fornari)

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Altre poesie di Zbigniew Herbert sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una poesia è un'esperienza condensata.
ZBIGNIEW HERBERT, itd, 5 aprile 1981

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Zbigniew Herbert (Leopoli, Ucraina, 29 ottobre 1924 – Varsavia, 28 giugno 1998), poeta, saggista e drammaturgo polacco. Discendente del poeta inglese George Herbert, durante la Seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza contro i nazisti. Esordì nel 1950 e la sua opera più nota è Il signor Cogito. Esule a Parigi dal 1986 al 1992 , tornò in Polonia dopo il trionfo di Solidarność.


lunedì 28 ottobre 2024

Non per filtri e magie


EDNA ST. VINCENT MILLAY

PER CONQUISTARE E CONSERVARE L'AMORE

Per conquistare e conservare l’amore
gli esperti astute tattiche consigliano:
rivelare ai tuoi occhi d’improvviso
l’ago che punta diritto al tuo nord;

se voglio te, celare la paura
che tu mi lasci, o farti sospettare
la mia bussola volta ad altre rotte,
un po’ arrendermi, e accettare assai.

Ma essendo come la mia madre terra
sincera, generosa e poco scaltra,
preferisco che mi ami per il mio

schietto valore, magari anche per poco,
non per filtri e magie, per quanto possano
legarti a me, come vorrei, per sempre.

(da Poesie, Crocetti, 2020 - Traduzione di Silvio Raffo)

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La sincerità è alla base dell'amore: la poetessa statunitense Edna St. Vincent Millay vuole essere amata per quello che è, senza ricorrere a sotterfugi o a filtri, vuole che la rotta verso di lei sia liberamente scelta, senza costrizioni.

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SUZANNE VALADON, "RAGAZZA DAVANTI ALLA FINESTRA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mi hai scritto una lettera bellissima, mi chiedo se intendevi che fosse così bella. Penso di sì; perché in qualche modo so che il tuo sentimento per me, per quanto leggero, è della natura dell'amore…
EDNA ST. VINCENT MILLAY, Lettere

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Edna St. Vincent Millay (Rockland, Maine,22 febbraio 1892 – Austerlitz, New York, 19 ottobre 1950), poetessa e attivista femminista statunitense. Fu insignita del Premio Pulitzer per la Poesia nel 1923. Il poeta Richard Wilbur scrisse di lei che “ha scritto alcuni dei più bei sonetti del secolo”.


domenica 27 ottobre 2024

Quando si nutre il cuore


CLEMENTE REBORA

CUORE

O sciolta alla montagna
Lucente verità,
O beata dei bimbi
Sagace ingenuità,
O vogliosa amicizia
Che cresce, se più dà!
Quando si nutre il cuore
Un nulla è riso pieno,
Quando s’accende il cuore
Un nulla è ciel sereno:
Quando s’eleva il cuore
All’amoroso dono,
Non più s’inventan gli uomini, ma sono.

(da Frammenti lirici, 1913)

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Un paesaggio di montagna, dei bambini che giocano allegri e ingenui. Il poeta Clemente Rebora si lascia contagiare da quella spensieratezza e medita su come tutto sia più bello quando a comandare è il cuore e non la ragione, quando a essere protagonisti sono la passione, l'amore, l'amicizia.

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JAMES COATES, "GIOCO DI BIMBI"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ma qui c’è un cuore e vorrebbe / Altri cuori trovare.
CLEMENTE REBORA, Frammenti lirici

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Clemente Luigi Antonio Rèbora (Milano, 6 gennaio 1885 – Stresa, 1º novembre 1957) poeta italiano. Dopo una giovinezza inquieta alla ricerca di una dimensione trascendente, prese parte alla Prima guerra mondiale rimanendo ferito sul Podgora. Nel 1928 una crisi religiosa lo avvicinò alla fede cattolica: nel 1936 fu ordinato sacerdote.


sabato 26 ottobre 2024

Tre mondi


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

IL GIARDINO VERDE

Ho tre mondi. Un mare, un
cielo e un giardino verde: i tuoi occhi.
Se li attraversassi tutti e tre, potrei dirti
dove finisce ciascuno di essi. Il mare, lo so.
Il cielo, lo sospetto. Non chiedermi
del mio giardino verde.

(da La profondità del mondo, 1961)

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Le dimensioni sono relative: il mare certo ha una fine, per quanto si possa estendere; del cielo, o meglio dell’atmosfera, si può immaginare un limite – dice il poeta greco Nikifòros Vrettàkos – ma nel giardino che sono gli occhi verdi dell’amata è possibile perdersi fino all’infinito, ritrovarvi il passato e il futuro e persino il possibile e l’impossibile: “Nei tuoi occhi ho trovato i libri che non ho scritto: / pianure, città, boschi, orizzonti, canali. / Le montagne imperiali della terra ho trovato, / con i tramonti e le nuvole purpuree. I grandi viaggi / che non ho fatto li ho trovati nei tuoi occhi”.

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JACEK YERKA, "CAMERA FESTIVA"
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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il sole è diviso in pezzi / tra i poeti. È il dono / che Dio distribuisce ai suoi servi.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS




Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte alla resistenza e fu esule durante la dittatura dei colonnelli. Dai toni crepuscolari delle prime raccolte, che appaiono pervase dall'ottimismo degli ideali pacifisti e umanitari, la sua poesia ha adottato uno stile semplice e piano.


venerdì 25 ottobre 2024

Viali spogli


ÁNGEL GONZÁLEZ

QUASI INVERNO

Viali spogli,
il mio amore è caduto a terra.
Voli verdi, velati
dal giallo tenue
della malinconia,
grandi foglie di luce,
giorni caduti
di un autunno battuto dal vento.

E oggi mi chiedi perché sono triste?

Vengo dai pioppi.

(da Autunno e altre luci, 2001)

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La malinconia dell’inverno che arriva con tutto il suo grigio e i suoi rami nudi: il poeta spagnolo Ángel González, rientrato dagli anni di insegnamento in New Mexico, ritorna da una passeggiata per il Paseo de los Álamos di Oviedo, la sua città natale, riportandosi quell’amara prospettiva che coniuga la tristezza della stagione autunnale e la fine di un amore.

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FOTOGRAFIA © LARIS KOSHKINA/PDP

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Questo cielo d'autunno, / la sua immagine depositata nelle mie pupille, / pietosa moratoria che il pomeriggio concede / alla debole oscurità che ancora mi abita.
ÁNGEL GONZÁLEZ, Autunno e altre luci

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Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.


giovedì 24 ottobre 2024

L’amore di una parola


JUAN GELMAN

CHE COSA?

Che cosa illumina la notte oscura? Una
parola. Che cosa
ravviva la notte
oscura? Una parola.
Una misura del mondo.
Una parola che
ha bevuto le ombre per risplendere
bruciando. Una
polvere di stelle sfiora
l'amore di una
parola che
ricuce la strappo.

(da Mundar, 2008)

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Che cosa? Che cosa può servirci a illuminare il buio che ci circonda? Ma la poesia, naturalmente! Juan Gelman, poeta argentino, trova che quel bagliore, illuminato da qualche mistero celeste, sia l’unica cosa in grado di approfondire l’arcano del vivere. Quella speranza che un altro poeta, Gaetano Arcangeli, riassunse così: “Basta che un lume, in una lontananza, / si riaccenda nel mondo, a quando a quando”.

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FOTOGRAFIA © PXHERE
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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia ha il potere di riempire questo vuoto. Per questo è, io credo, una delle più grandi ricchezze che l'umanità possiede. Spesso senza avvedersene.
JUAN GELMAN

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Juan Gelman (Buenos Aires, 3 maggio 1930 – Città del Messico, 14 gennaio 2014), poeta, scrittore e giornalista argentino. Vincitore del Premio Cervantes nel 2007, è autore di una poesia esistenziale con accenti lirici e intimisti, divenuta più sociale con l’avvento della dittatura militare (il figlio e la nuora furono sequestrati e uccisi dal regime, la nipote data in adozione) e l’esilio.


mercoledì 23 ottobre 2024

Gli stracci della memoria


JOAN MARGARIT

IL NIPOTE DI VAN GOGH

È il figlio di Theo, ma non ha più nessuno
dei dipinti di zio Vincent – donati o svenduti -
che oggi sono così ricercati.
Si è ricordato dello strofinaccio
che, giocando con lui, una volta dipinse.
Rovista tutto, cerca il girasole
che può liberarlo dalla miseria.

Non so se l'ha trovato: ciò che conta è sapere
che tra gli stracci della memoria,
tra la sfortuna e gli errori,
ci è rimasto qualcosa di valore.
Forse di grande valore. Chissà se mai
abbiamo avuto qualcosa di così prezioso.

(da Calcolo strutturale, 2005)

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Vale per il nipote di Van Gogh, che ha dissipato l’opera dello zio senza sapere quanto valore avrebbe avuto in futuro. Ma – dice il poeta catalano Joan Margarit – vale anche per tutti noi: quanti sentimenti, quanto tempo, quanti ricordi dimenticati, quanto della nostra vita abbiamo dato via che ora potrebbe avere un inestimabile valore.

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CARL LARSSON, "VISTA ALLO SPECCHIO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il rumore della città dietro i vetri / finirà per essere la tua unica musica, / e le lettere d’amore che avrai conservato / saranno la tua ultima letteratura.
JOAN MARGARIT, Acqueforti

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Joan Margarit i Consarnau  (Sanaüja, 11 maggio 1938 – Sant Just Desvern, 16 febbraio 2021), poeta e architetto catalano. Si definiva poeta bilingue catalano/castigliano, disdegnava le correnti poetiche e considerava il poeta  "l’essere più realista e più pragmatico perché beve dalla realtà”.


martedì 22 ottobre 2024

La gente


GHIANNIS RITSOS

ATENE, 1970

In queste strade
la gente cammina; la gente
corre, ha fretta
di partire, di andarsene (da cosa?),
di arrivare (dove?) — non lo so — non sono facce
— aspirapolvere, lattine, scatole —
Hanno fretta.

In queste strade, una volta,
sono passati con grandi bandiere,
avevano una voce (mi ricordo, l'ho sentita),
una voce udibile.

Adesso,
camminano, corrono, hanno fretta,
un'urgenza frenetica —
il treno arriva, ci salgono, si schianta;
luce verde, rossa;
l'uomo dietro la porta con il vetro rotto;
la prostituta, il soldato, il carnefice;
il muro è grigio
più alto del tempo.
Nemmeno le statue possono vedere.

(da Poesie scelte, 1974)

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Sul finire del 1970 Ghiannis Ritsos, dopo due anni di esilio a Samo ritorna ad Atene per sottoporsi ad una delicata operazione chirurgica. Arrivando dalla tranquilla vita delle isole, ritrova la città frenetica, rassegnata alla dittatura - durerà sette anni, dal 1967 al 1974 - ben diversa da quella che manifestava nelle piazze, muta e ripiegata nel grigiore del lavoro quotidiano.

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FOTOGRAFIA © NEWCASTLE LIBRARIES/FLICKR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non cantiamo per separarci dalle persone, fratello mio, / cantiamo per unire le persone.
GHIANNIS RITSOS, Quarta dimensione

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Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


lunedì 21 ottobre 2024

Le ricerche della Philips


MARÍA MERCEDES CARRANZA

I PREDECESSORI DELLA PHILIPS

“Come nei dipinti di Turner, dove la luce pensa”.
  Octavio Paz

Le ricerche della Philips dimostrano
che la luce non è stata creata da Dio il primo
giorno. Fu Turner – sveglio in una notte
a Venezia – a dire sia la luce e
la luce fu. In principio
fu il suo pennello e perfino le nebbie di
Londra lo riconobbero. Poi
ci fu un uomo di nome Monet che
venne a testimoniare la luce
tra la sua gente e la sua gente
lo accolse. Da allora la luce
abita tra noi piena
di Van Gogh  con la sua tristezza e tutto il resto.

(da Baccelli e altre poesie, 1972)

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La poetessa colombiana María Mercedes Carranza parte da una ricerca della multinazionale olandese Philips sulla luce per lanciarsi nell'elogio dei grandi pittori che ne fecero il segno distintivo della loro opera: la luce atmosferica di William Turner che riempie i paesaggi, gli studi sulle variazioni della luce di Claude Monet, le gradazioni ritmiche e l'evoluzione della luce di Vincent Van Gogh. A rigor di logica, mancano due altri grandi maestri della luce: Jan Vermeer e Caravaggio.

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WILLIAM TURNER, "VENEZIA, LA DOGANA E SAN GIORGIO MAGGIORE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non c'è stato un inizio per la luce. La luce non è stata e non sarà. La luce è.
MICHEL VAUZELLE, Luci: nella Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra

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CarranzaMaría Mercedes Carranza (Bogotá, 24 maggio 1945 – 11 luglio 2003), poetessa e giornalista colombiana. La sua opera poetica, secondo James J. Alstrum, è “demolitoria, ma sana e necessaria per indirizzare la poesia su percorsi insoliti”.


domenica 20 ottobre 2024

Una cosa di nessuno


ANTONIA POZZI

LARGO

O lasciate lasciate che io sia
una cosa di nessuno
per queste vecchie strade
in cui la sera affonda –
 
O lasciate lasciate ch’io mi perda
ombra nell’ombra –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –
 
E non chiedetemi – non chiedetemi
quello che voglio
e quello che sono
se per me nella folla è il vuoto
e nel vuoto l’arcana folla
dei miei fantasmi –
e non cercate – non cercate
quello ch’io cerco
se l’estremo pallore del cielo
m’illumina la porta di una chiesa
e mi sospinge a entrare –
Non domandatemi se prego
e chi prego
e perché prego –
 
Io entro soltanto
per avere un po’ di tregua
e una panca e il silenzio
in cui parlino le cose sorelle –
Poi ch’io sono una cosa –
una cosa di nessuno
che va per le vecchie vie del suo mondo –
gli occhi
due coppe alzate
verso l’ultima luce –

(da Parole, 1939)

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Non sembra scritta da una ragazza di diciotto anni - l'età di Antonia Pozzi quando tracciò questi versi: emerge tutta quella stanchezza di vivere che può ricordare il "Lasciatemi così / come una / cosa / posata / in un / angolo / e dimenticata" del Natale ungarettiano. Un prodromo di quel peso che porterà otto anni dopo Antonia ad avvelenarsi sul prato dell'abbazia di Chiaravalle.

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SCENA DAL FILM “ANTONIA” 2015 DI FERDINANDO CITO FILOMARINO

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Oh, le parole prigioniere / che battono battono / furiosamente / alla porta dell’anima / e la porta dell’anima / che a palmo a palmo / spietatamente / si chiude!
ANTONIA POZZI, Parole

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Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.


sabato 19 ottobre 2024

Una prigioniera orientale


ATTILIO BERTOLUCCI

LA NOTTE D'OTTOBRE

Mi ha svegliato il tuo canto solitario,
triste amica dell'ottobre, innocente civetta.
Era la notte,
brulicante di sogni come api.
 
Ronzavano,
agitando le chiome di fuoco,
le bionde barbe,
ma i loro occhi erano rossi e tristi.

Tu cantavi, malinconica
come una prigioniera orientale
sotto il cielo azzurro…
Io ascoltavo battere il mio cuore.

(da Fuochi in novembre, 1934)

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Il canto notturno di una civetta sorprende il poeta parmense Attilio Bertolucci, che dai sogni interrotti nel buio, in quella malinconia del vago e dell'infinito, trova nel suo cuore l'avanguardia di un esercito all'inseguimento del vero senso del vivere.

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KARL SCHMIDT-ROTTLUFF, "LUNA ALLA FINESTRA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'insonnia allunga, la giornata, dunque / sia benvenuta - / essa ti aiuta / a gabellare il sergente Morfeo / nella garitta / già d'ombra fitta.
ATTILIO BERTOLUCCI, Viaggio d'inverno

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Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


venerdì 18 ottobre 2024

In questo posto


EUGÈNE GUILLEVIC

NON CHIEDO ALTRO CHE RESTARE

Non chiedo altro che restare
In questo posto dove mi trovo.

Cerco di possederlo

Nella sua interezza e nei suoi dettagli
Finché non mi confondo con esso

O, meglio ancora, lo confondo con me.

(da Arte poetica, 1989)

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La poesia è l'istante in cui la profondità si è fugacemente scoperta e il poeta prende nota di questo suo rapido manifestarsi. Così Eugène Guillevic prova a possedere il mistero, a trasformare quell'istante in eternità, a farsi esso stesso mistero e quindi poesia: "Non vedere nulla / - Allora è la pienezza"-

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EDWARD HOPPER, "LE OMBRE DELLA SERA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia / è uno specchio // che si offre / di entrare  nel riflesso // per rielaborarlo / per modificarlo.
EUGÈNE GUILLEVIC, Arte poetica

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Eugène Guillevic (Carnac, 5 agosto 1907 – Parigi, 19 marzo 1997), poeta francese. Pubblicò nel 1942 la sua prima opera, Terraqué, seguita da altre innumerevoli raccolte poetiche che ne fecero uno dei più grandi poeti francesi della seconda metà del XX secolo. Il suo stile è irregolare e conciso, spesso portatore di verità lapalissiane e contenente sempre un messaggio morale di fratellanza e rispetto.


giovedì 17 ottobre 2024

La luna piena d’autunno


BASHŌ

BRILLAVA NEL CIELO LA LUNA PIENA D'AUTUNNO

Brillava nel cielo la luna piena d'autunno
e per tutta la notte
ho passeggiato intorno allo stagno.

(da Lo stretto sentiero per il profondo Nord, 1702)

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Matsuo Bashō, poeta giapponese che rivoluzionò la poesia lirica con la forma dell'haiku, teorizzava la simbiosi tra uomo e natura: eccolo qui d’autunno in una notte di luna piena aggirarsi intorno allo stagno, “per tutta la notte” - Roland Barthes nel suo celebre Frammenti di un discorso amoroso, pone l'accento esattamente su questo complemento di tempo: è la misura del sentimento, che sia la tristezza o la malinconia o la lacerante dolcezza di quella luna che si riflette nelle acque scure dello stagno.

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OGATA GEKKŌ, "LUNA PIENA E FIORI AUTUNNALI SUL RUSCELLO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Da Est a Ovest / la stessa malinconia: / vento d’autunno.
BASHŌ, Lo stretto sentiero per il profondo Nord

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Matsuo Bashō (Ueno, 1644 – Ōsaka, 28 novembre 1694), poeta giapponese del periodo Edo. Contribuì in modo determinante all'evoluzione della poesia lirica attraverso un nuovo genere breve, l’haiku, che, pur derivando da forme poetiche già esistenti, ne rinnovava profondamente gli schemi superando le emozioni personali e identificando l'uomo con la natura.


mercoledì 16 ottobre 2024

Le strade familiari


JAIME GIL DE BIEDMA

I SOBBORGHI, X

Ci accolgono le strade familiari
e la sera iniziata, gli stanchi
ippocastani le cui foglie, obbedienti,
rotolano sotto i piedi di chi ritorna,
precedono, accompagnano i nostri passi.
Interrompendo la folla
che si succede ogni momento,
sotto l'opacità prematura
del cielo, che converge verso il suo termine,
ognuno entra smemorato,
perso nei quartieri solitari
dell'inverno che giunge. Ti ricordi
l'abilità del volo degli uccelli,
la gioia e i giochi pericolosi,
l'intensità di un certo momento, immobile
sotto il cielo più alto del fogliame?
Se almeno qualcuno ricordasse,
se qualcuno folgorato improvvisamente
ricordasse... La luce usata se ne va
polvere di farfalla tra le dita.

(da Le persone del verbo, 1975)

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Jaime Gil de Biedma, poeta di Barcellona, visse la città come parte del proprio essere, in intima relazione, come una seconda pelle. E la città è dunque la scena in cui registra le proprie emozioni e vive e conduce la propria esistenza trasformandola in poesia. In questo caso è una città che vira ormai verso l'inverno, mentre le foglie degli ippocastani cadono una dopo l'altra.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sempre più in profondità / vieni con me, città, / come un amore sommerso, / irreparabile.
JAIME GIL DE BIEDMA, Le persone del verbo

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Jaime Gil de Biedma y Alba (Barcellona, ​​13 novembre 1929 -  8 gennaio 1990), scrittore spagnolo, considerato uno dei più importanti poeti della seconda metà del XX secolo e della Generazione del 50. Nel suo lavoro ha fatto ricorso al colloquialismo e all'ironia per evidenziare questioni sociali ed esistenziali.


martedì 15 ottobre 2024

Lascia che ti canti ancora


MILTIÀDIS MALAKÀSIS

CANTICO DEI CANTICI

Vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso.
Ho ancora delle canzoni da cantarti,
ora che gli uccelli ti cullano.
La notte, vedi, ritorna vestita di nero,
tutti intorno dormono in silenzio,
vieni, mia preziosa, sognante,
ad inebriarmi con la tua mirra segreta.
Vieni e lascia che ti canti ancora una canzone;
vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso;
ora che gli uccelli cantano,
vieni e lascia che ti canti ancora.

(da Malakàsis: sempre, 1964)

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Il poeta greco Miltiàdis Malakàsis, da seguace del simbolismo tendeva a catturare il momento fugace, enfatizzando il senso di irreversibilità e di futilità della realtà. Anche nell'amore è necessario dunque cogliere quanto più possibile l'intensità dell'attimo, come in questa replica parnassiana del Cantico dei Cantici.

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LOVETTA REYES-CAIRO, "AMANTI IN UN CIELO STELLATO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è musica, suonata sullo strumento del linguaggio attraverso la composizione delle parole.
MILTIÀDIS MALAKÀSIS

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Miltiàdis Malakàsis, (Missolungi 1870 - Atene, 27 gennaio 1943), poeta greco. Autore di traduzioni dall'inglese e dal francese (le Stances di Jean Moréas col quale fu in rapporti di amicizia a Parigi), scrisse liriche eleganti tra il gusto parnassiano e il simbolistico, con forte influsso della poetica francese.


lunedì 14 ottobre 2024

Il tuo ramo fiorito


PAOLO VOLPONI

PORGIMI, AMORE

Porgimi, amore
il tuo ramo fiorito,

la menta mattutina
nel cui cespo chiaro
ai venti incerti di Ottobre
ripara l’allodola ferita,
l’azzurro ginepro degli altipiani
prossimi alla marina.

O la tua pietra
in bilico sul fiume,
la perduta foglia di salice
sull’acqua,
l’alga tenebrosa
dove un pesce invisibile respira.

Amore, amore,
porgimi del tuo albero
il frutto più alto
così la tua uva nascosta
e il piccolo orto
dal pettirosso fedele;

il tuo cavallino
dalla coda leggera,
la vipera che ti beve
il latte nel seno,
l’amoroso gallo
che ti sveglia
e la civetta compagna
alle tue notti di luna.

Porgimi, amore,
il tuo mutabile tempo giovanile,
l’immobile sole
e il quarto di luna
della tua esatta stagione.

(da L'antica moneta, Vallecchi, 1955)


Paolo Volponi, poeta e scrittore di Urbino, nelle sue poesie segna un legame forte con la natura: questa specie di inno o preghiera è un'invocazione al mito della madre terra - l'io lirico fonde la donna e la terra, cerca l'armonia per ritrovare se stesso, " il tentativo di una perfezione e di una felicità".

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FOTOGRAFIA © LISA FOTIOS/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La natura è mutata nel corso di milioni di anni, facendosi sempre più bella e fertile secondo la distinzione e il riconoscimento degli uomini.
PAOLO VOLPONI, Alfabeta, luglio-agosto 1983

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Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994), scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature. Partito da una posizione tardoermetica e neorealista, approdò al poemetto narrativo, propedeutico alla sua attività di romanziere.


domenica 13 ottobre 2024

Una tua foglia gialla


KIKÍ DIMULÀ

AUTOGRAFO

Una tua foglia gialla, autunno,
si sedette su un vento gentile
e mi seguì con insistenza.

L'ho presa
e la conservo
come qualcosa di simbolico da parte tua,
come un autografo amichevole,
forse come un "grazie"
che non mi è arrivato
quest'estate.

L'ho presa
e sto esaminando
le tue intenzioni
nei miei confronti quest'anno.

(da In contumacia, 1958)

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In contumacia è la raccolta del 1958 in cui la poetessa greca Kikí Dimulà si sottopone - lei assente - al processo davanti alla corte della vita. L'autunno è un semplice accadimento, è una certificazione dello scorrere del tempo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Stai camminando in un deserto. Si sente il cinguettio di un uccello. Per quanto sia improbabile che un uccello resti sospeso nel deserto, sei obbligato a costruirgli un albero. Questa è la poesia.
KIKÍ DIMULÀ

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Vasiliki “Kikí” Dimulà nata Radou (Atene, 19 giugno 1931 – 22 febbraio 2020), poetessa greca. Impiegata a lungo presso il Banco di Grecia, fu ammessa all’Accademia di Atene nel 2002. La sua poesia tratta l’assenza, la perdita, la società, la solitudine e il tempo con la personalizzazione di concetti astratti e l’uso insolito di parole comuni, spesso con un velo di amara ironia.


sabato 12 ottobre 2024

Fleur Adcock


La poetessa neozelandese Fleur Adcock è morta all’età di 90 anni. Nata in Nuova Zelanda da genitori inglesi, che la riportarono nell'Inghilterra in tempo di guerra quando era bambina, trascorse l'adolescenza in Nuova Zelanda, per raggiungere Londra negli Anni ‘60 e rimanervi  Come la sua connazionale Katherine Mansfield, mostra un intenso attaccamento e un acuto senso di distacco dal suo paese natale. I temi dell'identità e del radicamento culturale sono importanti nella sua poesia, così come le preoccupazioni per "l'umanità": l’amore, il sesso, i sogni, l’ambizione, la malattia, la crudeltà, la gentilezza. Di lei Carol Ann Duffy ha detto: “Ha un tono ingannevolmente rilassato, attraverso il quale il lato più affilato del suo talento si incontra come una lama di rasoio in una pesca”.

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FOTOGRAFIA © RNZ

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USCENDO DALLA TATE

Uscendo col tuo pacco di cartoline
in una borsa della Tate Gallery e un altro pacco
di quadri stipati in testa ti fermi
sugli scalini a guardare oltre il fiume

e ce n'è uno nuovo: edifici luminosi,
un rivolo d'acqua scura, e un cielo
che ti domandi chi l'ha dipinto - Constable? No:
troppo sfavillante. Crome? No: troppo estatico -

un cielo assurdo puro pre-raffaelita,
forse, un blu assoluto con qualche ciuffo bianco
che lo percorre (oggi, che è
aprile. Un altro giorno sarebbe diverso

ma non importa. I cieli funzionano tutti).
Scendi a quel particolare in basso a destra:
gabbiani che beccano fango, sotto
quei due palazzi di uffici e una strada Georgian.

Ora spostati a sinistra, e includi i platani
che ondeggiano di gemme, quell'edificio di mattoni
e un autobus rosso… Stacca proprio lì,
dal lampione. Il ponteggio lascialo dentro.

Quello sarà il prossimo. Strano come
questi quadri all'esterno non esistessero
prima di guardare i quadri all'interno,
quelli sulle pareti. Ma eccoli qui ora,

a marciare fuori dal loro panorama
e a mettersi in fila per quel mirino
che è il tuo occhio. Li puoi isolare
tenendo fermi i muscoli ottici.

Puoi fare una zumata su studi di figure
(il ragazzo con lo zaino), o nature morte,
astratti, paesaggi urbani. Non li ha fatti nessuno.
Li ha dipinti la luce. Sei tu che presiedi

la giuria di selezione. Lascia lo spazio
che vuoi tra quelli che appendi,
e gioisci. L'arte si moltiplica.
Arte è tutto quello che decidi di incorniciare.

(da With a Poet's Eye, A Tate Gallery Anthology, 1986 –Traduzione di Giorgia Sensi)

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COSE

Ci sono cose peggiori che essersi comportati in modo sconsiderato in pubblico.
Ci sono cose peggiori di questi piccoli tradimenti,
commessi o subiti o sospettati; ci sono cose peggiori
che non riuscire a dormire per averci pensato.
Sono le 5 del mattino. Tutte le cose peggiori entrano furtivamente
e si fermano gelide sul letto, con un aspetto sempre peggiore
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(da Poesie scelte, 1986)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mi piace avere il ritmo giusto. Non il metro, ma il ritmo. C'è una differenza così profonda tra ritmo e metro.
FLEUR ADCOCK, Jogos Floraia, 28 maggio 2018

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Fleur Adcock (Papakura,10 febbraio 1934 –  11 ottobre 2024), poetessa e redattrice neozelandese. La sua poesia è incentrata su temi di luogo, relazioni umane e attività quotidiane, ma spesso con una svolta oscura data agli eventi banali di cui scrive. Dal classicismo iniziale è passata all’introspezione psicologica.


venerdì 11 ottobre 2024

Tempi d’ottobre


ANDREA ZANZOTTO

DA UN ETERNO ESILIO

Da un eterno esilio
eternamente ritorno

e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d’ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.

(dall’Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo, 1957)

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Nell'identificazione tra paesaggio e corpo seguita alla grave crisi nervosa che fu all'origine dei versi di Vocativo, Andrea Zanzotto non è in grado di rendere il suo “esilio” dal paesaggio qualcosa di eterno, ma ritorna di continuo a quel materialismo che sfida il suo desiderio metafisico: e sono quei prati autunnali, quei monti del Veneto, “questa artificiosa terra-carne” che lo trattiene come se fosse una specie di Odisseo al contrario.

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VINCENT VAN GOGH, "PAESAGGIO DI SAINT-RÉMY"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E tutte le cose a me intorno / colgo precorse nell’esistere.
ANDREA ZANZOTTO, Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


giovedì 10 ottobre 2024

Cadano le foglie


NIKOS KARÙZOS

MONITO

Non dispiacerti che in autunno
cadano le foglie.
La tua stessa tenerezza
le riporterà sugli alberi.
Non versare lacrime; tutti apparteniamo
alla risurrezione.

(da Il trionfo del tempo, 1997)

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Filosofico, religioso di un misticismo cristiano ortodosso che si trasforma in esistenzialismo: il poeta greco Nikos Karùzos non si dispiace per l'arrivo dell'autunno, per la stagione fredda che arriva. Tutto fa parte del ciclo delle stagioni e della vita - dice - tutto ha una sua resurrezione.

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FOTOGRAFIA © WALLHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I simboli provengono dal lento costeggiare dell’anno / Le rive di quattro stagioni; / Fuochi di tre stagioni insegnano in autunno / E note di quattro uccelli.
DYLAN THOMAS, 25 poesie

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Nikos Karùzos (Nauplia,  17 luglio 1926 – Atene, 28 settembre 1990), poeta della prima generazione del dopoguerra. La sua poesia, caratterizzata come filosofica, religiosa, mistica, si distingue per un traboccamento esistenziale, che la spinge  verso la fusione con l'universo sensibile.


mercoledì 9 ottobre 2024

Stretti come polsi


KARL KROLOW

LA COPPIA

I

Stretti come polsi.

Guarda il nostro aereo silenzioso,
l'aquilone del bambino,
non più trattenuto
dalle dita sulla costa
su cui si dice
adesso buonanotte.

Il piccione viaggiatore tra di noi
sale sempre più su.

Siamo in una bella casa
senza porte, cielo,
azzurro sui nostri corpi
che non si può cancellare.

II

L'altra vita
con due paia di occhi.

Siamo febbricitanti
come pietre
al sole.

Natura morta di vestiti tolti.

La nostra oscurità, come, olio acceso
versato pericolosamente dalla finestra.

Il nostro respiro vola via
dalla nostra bocca comune.

1962

(da Mani invisibili, 1962)

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L'osservazione della stanza della prima strofa diventa - in questa poesia di Karl Krolow - l'intenso erotismo della seconda, come se il poeta tedesco avesse voluto passare dalla visione esteriore a quella interiore dell'intimità della coppia.

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JACK VETTRIANO, "COPPIA CHE DANZA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In un certo senso sembra che una poesia non debba essere 'finita'. Deve avere la possibilità di trasmettere il suo soggetto, il suo materiale alla poesia successiva.
KARL KROLOW

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Karl Krolow (Hannover, 11 marzo 1915 – Darmstadt, 21 giugno 1999) conosciuto anche come Karol Kröpcke, poeta tedesco. Si è affermato come una fra le voci più autentiche della moderna lirica tedesca con raccolte di versi che si ispirano a una visione della natura sensitiva e precisa, in uno stile che contempera le esigenze innovatrici con un senso vigile della tradizione.