JAIME GIL DE BIEDMA
I SOBBORGHI, X
Ci accolgono le strade familiari
e la sera iniziata, gli stanchi
ippocastani le cui foglie, obbedienti,
rotolano sotto i piedi di chi ritorna,
precedono, accompagnano i nostri passi.
Interrompendo la folla
che si succede ogni momento,
sotto l'opacità prematura
del cielo, che converge verso il suo termine,
ognuno entra smemorato,
perso nei quartieri solitari
dell'inverno che giunge. Ti ricordi
l'abilità del volo degli uccelli,
la gioia e i giochi pericolosi,
l'intensità di un certo momento, immobile
sotto il cielo più alto del fogliame?
Se almeno qualcuno ricordasse,
se qualcuno folgorato improvvisamente
ricordasse... La luce usata se ne va
polvere di farfalla tra le dita.
(da Le persone del verbo, 1975)
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Jaime Gil de Biedma, poeta di Barcellona, visse la città come parte del proprio essere, in intima relazione, come una seconda pelle. E la città è dunque la scena in cui registra le proprie emozioni e vive e conduce la propria esistenza trasformandola in poesia. In questo caso è una città che vira ormai verso l'inverno, mentre le foglie degli ippocastani cadono una dopo l'altra.
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FOTOGRAFIA © PXHERE
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LA FRASE DEL GIORNO
Sempre più in profondità / vieni con me, città, / come un amore sommerso, / irreparabile.
JAIME GIL DE BIEDMA, Le persone del verbo
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Jaime Gil de Biedma y Alba (Barcellona, 13 novembre 1929 - 8 gennaio 1990), scrittore spagnolo, considerato uno dei più importanti poeti della seconda metà del XX secolo e della Generazione del 50. Nel suo lavoro ha fatto ricorso al colloquialismo e all'ironia per evidenziare questioni sociali ed esistenziali.
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