GIOVANNI PAPINI
QUINTA POESIA
Al freddo sapore di mela renetta,
in lingua, per tutta la bocca
che succia ed aspetta,
ritorna negli occhi la ciocca
immobile al dolco d’autunno,
sospesa alla voglia — una frasca
di verde cognate a Vertunno
distesa nel latte di vasca.
Mela renetta che mordo,
in questo riposo di festa,
adagio, come un ricordo
di dolcezza manifesta.
Una mi basta: nel gusto
di quell’instante, di quel morso,
rivedo all’ombra obliqua del fusto
passare il blù come un chiaro discorso.
Tutto abbandono in disparte.
Figliolo di terra ed erede
d’incontrastabile parte
il Dio mal creduto mi vede.
Mia la foglia che strappo odorando
le dita — ma più la discesa
che rifarò, tra poco, pensando
a me, sotto l’aria che pesa.
Mia tutta, la campagna, in quel sapore
che maturamente si distrugge e si disfà,
mio l’odore, l’afrore
dell’imprecisa immensità.
Nessuno godrà quel che presi
con la docile calma de' minuti,
masticando le frutta di tanti paesi
ricchi al sole e da me sconosciuti.
Ma nel termine d'ogni più fine dolcezza,
nella più persa dimenticanza,
un'acida puntura d'amarezza,
rompe ogni sacra alleanza.
Io e me, nati al medesimo istante,
consegnati ad una sorte,
ritroviamo, in un ritmo andante,
passi e sussurri di morte.
Al largo, nell'ombra dell'acqua
più zitta, ove il colpo del remo
l'erba marina risciacqua,
stretti assieme affonderemo.
Ma oggi, nell'ansia tranquilla
di questa giornata che affretta
la sera, non lascio una stilla
del sugo di sole di mela renetta.
(da Opera prima, 1917)
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Una mela renetta mangiata morso a morso in una passeggiata in un giorno di festa: il poeta Giovanni Papini trasforma questo gesto in un'esperienza sensoriale e meditativa assegnando al piacevole gusto - un po' come il Proust della "madeleine" inzuppata nel tè - la valenza simbolica di un attimo che riporta ad altri tempi e ad altri luoghi.
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IMMAGINE © DEUTSCHE POMOLOGIE – COLLEZIONE WILHELM LAUCHE
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LA FRASE DEL GIORNO
E quando addentate una mela, ditele nel vostro cuore: I tuoi semi vivranno nel mio corpo, i tuoi germogli futuri sbocceranno nel mio cuore, la loro fragranza sarà il mio respiro, e insieme gioiremo in tutte le stagioni…
KAHLIL GIBRAN, Il Profeta
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Giovanni Papini, noto anche con lo pseudonimo di Gianfalco (Firenze, 9 gennaio 1881 – 8 luglio 1956), scrittore, poeta e saggista italiano. Tra i fondatori delle riviste Leonardo (1903) e Lacerba (1913), promosse lo svecchiamento della cultura e concepì la letteratura come «azione» dando ai suoi scritti un tono oratorio e dissacrante.
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