ANDREA ZANZOTTO
DA UN ETERNO ESILIO
Da un eterno esilio
eternamente ritorno
e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d’ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.
(dall’Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo, 1957)
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Nell'identificazione tra paesaggio e corpo seguita alla grave crisi nervosa che fu all'origine dei versi di Vocativo, Andrea Zanzotto non è in grado di rendere il suo “esilio” dal paesaggio qualcosa di eterno, ma ritorna di continuo a quel materialismo che sfida il suo desiderio metafisico: e sono quei prati autunnali, quei monti del Veneto, “questa artificiosa terra-carne” che lo trattiene come se fosse una specie di Odisseo al contrario.
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VINCENT VAN GOGH, "PAESAGGIO DI SAINT-RÉMY"
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LA FRASE DEL GIORNO
E tutte le cose a me intorno / colgo precorse nell’esistere.
ANDREA ZANZOTTO, Vocativo
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Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.
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