LAMBROS PORFIRAS
LE CHIESE ABBANDONATE
Vi sono nelle chiese che diroccano
tristi Madonne, pallide immagini,
che solo amano i fiori selvatici,
gigli, ciclamini, anemoni, ginestre.
Come incensieri rustici ed effimeri,
sparsi o legati in semplice ghirlanda,
l'anima loro di fiori effondono
bruciando la vita in impalpabile incenso.
Ahi, chi là si reca con fiori selvatici,
s'apre, appena sfiorata, la porta,
ornata tutt'intorno da nidi,
trapunta da erbe dell'oblio.
S'apre la porta com'è solito
aprirla soltanto il vento,
come fosse la Madonna ad aprirla
con impazienza di dolce madre,
vecchia colpita dai lutti, dimenticata
nella deserta capanna ad aspettare
il ritorno di gente di là dal mare
eternamente oscuro e in tempesta.
(da Ombre, 1920)
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Mauro Corona, nel suo I fantasmi di pietra, ripercorre le strade di Erto, il paese della sua infanzia, abbandonato dopo il disastro del 9 ottobre 1963, quando il fianco del monte Toc precipitò nell'invaso del Vajont: è un percorso in cui quelle vecchie case abbandonate tornano in vita, strada dopo strada, porta dopo porta, grazie agli spettri che abitano la memoria: “Raccontano storie, le vecchie case. Se il viandante ha la pazienza di fermarsi un istante, potrà sentire storie ad ogni passo. Storie di fatica, dolore, morte. Alcune anche liete, ma sono rare. Storie di un microcosmo scomparso. Storie nostre, uguali a quelle del mondo, dove, nonostante tutto, la speranza continua a cantare come il cuculo a primavera”. È la stessa operazione che compie il poeta greco Lambros Porfiras: ricercare il passato – mistico – tra i ruderi delle vecchie chiese, avvolte dalla natura che in fretta si riprende tutto, per ritrovare con malinconica dolcezza l’emozione del tempo che fu.
FOTOGRAFIA © DAVE CLEATHERO
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LA FRASE DEL GIORNO
Molte volte nell'ora arcana della sera, / quando giro con l'anima grave dei pensieri, / spesso emerge nella solitudine un incorporeo paese, /un paese silenzioso sempre e sempre offuscato.
LAMBROS PORFIRAS, Ombre
Lambros Porfiras (pseudonimo di Dimitrios Sypsomos (Kardamyla Chio, 1879 - Atene, 3 dicembre 1932), poeta greco. Uomo malinconico e solitario, cantò nelle sue poesie l'amore, il mare e la natura greca, le taverne e le cose umili. Simbolista, utilizzò però un linguaggio semplice e musicale, dolce e armonico.