ALFONSO GATTO
LE VITTIME
La storia fosse scritta dalle vittime
altro sarebbe, un tempo di minuti,
di formiche incessanti che ripullulano
al nostro soffio e pure ad una ad una
vivide di tenacia, intente d'essere.
Gli inermi che si scostano al passaggio
delle divise chiedono allo sguardo
dei propri occhi la letizia ansiosa
d'essere vinti, il numero che oblia
la sua sabbia infinita nel crepuscolo.
Dei vincitori, ai ruinosi alberghi
del loro oblio, più nulla.
Rimane chi disparve nella sera
dell'opera compiuta, sua la mano
di tutti e il fare che è del fare il tenero.
È il nostro soffio che gli crede, il dubbio
di perderlo nel numero, tra noi.
(da La storia delle vittime, Mondadori, 1966)
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25 aprile, un’altra volta. Nessun vano discorso retorico, nessun nuovo odio a fomentare altro odio non tra i superstiti, che ormai diminuiscono di anno in anno, ma tra chi è venuto dopo e si è appropriato dell’una o dell’altra ideologia. No: soltanto una poesia di Alfonso Gatto, solo la storia delle vittime, di quanti sono caduti, di quanti si sono sacrificati o furono invece, inermi, sacrificati dalla storia, dalla guerra civile, dalla ferocia nazifascista o dalla vendetta partigiana. È su quelle vittime che può poggiare l’Italia di oggi, anche se spesso se lo dimentica, come in questo momento in cui gli schieramenti litigano sul vuoto pur di non trovare una base sulla quale edificare.
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LA FRASE DEL GIORNO
L'essenza della libertà è sempre consistita nella capacità di scegliere come si vuole scegliere e perché così si vuole, senza costrizioni o intimidazioni, senza che un sistema immenso ci inghiotta; e nel diritto di resistere, di essere impopolare, di schierarti per le tue convinzioni per il solo fatto che sono tue. La vera libertà è questa, e senza di essa non c'è mai libertà, di nessun genere, e nemmeno l'illusione di averla.
ISAIAH BERLIN, Libertà
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.