UMBERTO SABA
AMAI
Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
(da Mediterranee, 1946)
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Questo è il manifesto poetico di Umberto Saba, nel quale il poeta triestino, ormai giunto ai sessant’anni, rivendica la bontà dei suoi versi, ancorati certamente ad uno stile retrò – adesso si direbbe “vintage” – ma in fuga dalle avanguardie e dalle nuove tecniche stilistiche per esprimere, con quelle parole antiche e quelle rime che i critici definiscono banali, concetti nuovi. L’importante, dice Saba, non è il mezzo, ma la cosiddetta “onestà poetica”, la chiarezza e la semplicità che sono in grado di comprendere le verità nascoste e di svelarle. Una lezione di cui ha fatto tesoro Giorgio Caproni: come non pensare leggendo “Amai” di Saba all’incipit di “Per lei”: “Per lei voglio rime chiare, / usuali: in -are. / Rime magari vietate, / ma aperte: ventilate…”
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TRIESTE, VIA DANTE – STATUA DI UMBERTO SABA
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LA FRASE DEL GIORNO
I fatti preesistono. Noi li scopriamo, vivendoli.
UMBERTO SABA, Scorciatoie e raccontini
2 commenti:
..e io amo l'ultimo verso di questa poesia:)
ciaoo Vania :)
anche l'ultimo verso non è per niente male... sebbene l'occhio poetico sia incantato dall'incanto
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