GIORGIO CAPRONI
RIVELAZIONE
Mi sono risolto.
Mi sono voltato indietro.
Ho scorto
uno per uno negli occhi
i miei assassini.
Hanno
- tutti quanti - il mio volto.
(da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982)
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La vita è un viaggio, un cammino. Dietro di noi lasciamo la nostra ombra e i giorni che abbiamo vissuto. Così, con un’intuizione alla Kafka o alla Buzzati, il poeta livornese Giorgio Caproni dipinge questo gioco di specchi e di illusioni in cui alla fine è il doppio di se stesso, il responsabile di tutti i suoi errori. Ma, attenzione, perché tutto quanto forse è illusione: “Così si forma un cerchio / dove l’inseguito insegue / il suo inseguitore. / Dove non si può più dire / (figure concomitanti / fra loro, e equidistanti) / chi sia il perseguitato / e chi il persecutore”.
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RENÉ MAGRITTE, “LE PELERIN”
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LA FRASE DEL GIORNO
Uno dei tanti, anch’io / Un albero fulminato / Dalla fuga di Dio.
GIORGIO CAPRONI, Res amissa
Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990), poeta, critico letterario e traduttore italiano. Partito come preermetico attirato da uno scabro espressionismo, approdò a un ermetismo rivestito di un impressionismo idillico. Nella sua poesia canta soprattutto temi ricorrenti (Genova, la madre e Livorno, il viaggio, il linguaggio), unendo raffinata perizia metrico-stilistica a immediatezza e chiarezza di sentimento.
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