VINCENZO CARDARELLI
ALLA DERIVA
La vita io l'ho castigata vivendola.
Fin dove il cuore mi resse
arditamente mi spinsi.
Ora la mia giornata non è più
che uno sterile avvicendarsi
di rovinose abitudini
e vorrei evadere dal nero cerchio.
Quando all'alba mi riduco,
un estro mi piglia, una smania
di non dormire.
E sogno partenze assurde,
liberazioni impossibili.
Oimè. Tutto il mio chiuso
e cocente rimorso
altro sfogo non ha
fuor che il sonno, se viene.
Invano, invano lotto
per possedere i giorni
che mi travolgono rumorosi.
Io annego nel tempo.
(da Poesie, Mondadori, 1960)
.
Il classico tono meditativo di Vincenzo Cardarelli segue naturalmente la lezione leopardiana, al cui esempio il letterato laziale si rifà in poesia e in prosa d’arte. Il destino dell’uomo dunque, il suo “male di vivere” e le sue leggi inesorabili vengono ad essere intesi come uno stile di vita, oggetto di una calma riflessione in quello che egli stesso definisce “il suo sonno di pietra”.
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EDWARD HOPPER, “DOMENICA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Le mie giornate sono / frantumi di vari universi / che non riescono a combaciare.
VINCENZO CARDARELLI, Poesie
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Vincenzo Cardarelli, nato Nazareno Caldarelli (Corneto Tarquinia, 1º maggio 1887 – Roma, 18 giugno 1959), poeta, scrittore e giornalista italiano. Sorta dall’Avanguardia degli Anni Dieci, la sua poetica rivela influssi dell’espressionismo linguistico e del frammentismo, ad esprimere temi come lo sradicamento, il viaggio, l'adolescenza, la perdita di identità.
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