JOHN CLARE
VENERE
Venere il giorno sta finendo
La rugiada cade silenziosa
Su ogni fiore una lacrima si posa
E in te vive il firmamento
Venere la sera mite
Ci avvolge dolce e leggera
Ricorda i respiri di un bambino
All’incontro del giorno con la sera
Venere l’ultimo fiore
Sulla terra umida sta dormendo
Mentre silente goccia la rugiada
e intorno respira il firmamento
Venere il tuo raggio luminoso
Che brilla nel blu del paradiso
Dice al viandante nel suo cammino
Che la terra otterrà il perdono
(Hesperus, Traduzione di Giuseppe Ciafrè e Simona Cola)
Venere è la stella più luminosa nel cielo notturno – esclusa la luna, naturalmente – ed è particolarmente brillante subito dopo il tramonto: affascina poeti e innamorati sin dall’antichità. “Stella della sera, riporti / quanto disperse l’alba lucente: / porti la pecora, la capra. / Alla madre riporti la figlia” osservava già Saffo nella seconda metà del VII secolo avanti Cristo. Il poeta inglese John Clare, sprofondato nella pazzia dopo le delusioni economiche, interprete della vita in campagna e del mondo contadino – era figlio di un fattore del Northamptonshire e di una madre proveniente da una famiglia di pastori – coglie con il suo animo rurale, abituato al contatto con la natura, il valore di quella apparizione quotidiana nel cielo.
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FOTOGRAFIA © BARRY MALONE
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LA FRASE DEL GIORNO
Come ardi, tremante e leggera! / Tutto il Creato è dunque speranza? / Ti guardo. Non v’è più distanza / fra ‘l cuor dell'uomo e l’immensa tua sfera. / Gli dici: “E tu spera!”.
PIETRO MASTRI, La via delle stelle
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