JOSÉ EMILIO PACHECO
CRITICA DELLA POESIA
Qui c’è la stessa pioggia sulla sterpaglia incolta.
Il sale, il mare sfatto…
Si cancella il passato, si scrive dopo:
Il mare convesso, le sue migrazioni,
le abitudini radicate,
è servito già a scrivere mille poesie.
(La cagna infetta, la poesia rognosa,
risibile varietà della nevrosi,
prezzo che alcuni pagano
per non saper vivere.
La dolce, eterna, luminosa poesia).
Forse non è tempo ancora.
La nostra epoca
ci permette di parlare da soli.
(da Non domandare come passa il tempo, 1969)
.
I poeti penetrano un po’ più in là nel sentire delle cose, vanno oltre l’immediata superficie: il poeta messicano José Emilio Pacheco è certo che la poesia non appartenga a questo tempo in cui alcuni la ignorano e non sanno neppure che farsene – la scacciano come una cagna infetta, la trattano come una nevrosi, come una specie di pazzia. In realtà è la sola cosa in grado di restituire pienamente il senso dell’intera esistenza.
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WALTER LAZZARO, “INVITO ALLA SOLITUDINE”
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia che cerco / è come un diario / senza progetto e senza misura.
JOSÉ EMILIO PACHECO, prima o poi
José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.
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