venerdì 24 luglio 2015

Eterna, luminosa poesia

 

JOSÉ EMILIO PACHECO

CRITICA DELLA POESIA

Qui c’è la stessa pioggia sulla sterpaglia incolta.
Il sale, il mare sfatto…
Si cancella il passato, si scrive dopo:
Il mare convesso, le sue migrazioni,
le abitudini radicate,
è servito già a scrivere mille poesie.

(La cagna infetta, la poesia rognosa,
risibile varietà della nevrosi,
prezzo che alcuni pagano
per non saper vivere.
La dolce, eterna, luminosa poesia).

Forse non è tempo ancora.
La nostra epoca
ci permette di parlare da soli.

(da Non domandare come passa il tempo, 1969)

.

I poeti penetrano un po’ più in là nel sentire delle cose, vanno oltre l’immediata superficie: il poeta messicano José Emilio Pacheco è certo che la poesia non appartenga a questo tempo in cui alcuni la ignorano e non sanno neppure che farsene – la scacciano come una cagna infetta, la trattano come una nevrosi, come una specie di pazzia. In realtà è la sola cosa in grado di restituire pienamente il senso dell’intera esistenza.

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Lazzaro

WALTER LAZZARO, “INVITO ALLA SOLITUDINE”

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia che cerco / è come un diario / senza progetto e senza misura.
JOSÉ EMILIO PACHECO, prima o poi




José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.


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