mercoledì 21 dicembre 2011

Il Natale dei briganti


SEBASTIANO SATTA

VESPRO DI NATALE

Incappucciati, foschi, a passo lento
Tre banditi ascendevano la strada
Deserta e grigia tra la selva rada
Dei sughereti, sotto il ciel d'argento.

Non rumore di mandre o voci, il vento
Agitava per l'algida contrada.
Vasto Silenzio. In fondo, Monte Spada
Ridea bianco nel vespro sonnolento.

O vespro di Natale! Dentro il core
ai banditi piangea la nostalgia
Di te, pur senza udirne le campane:

E mesti eran, pensando al buon odore
Del porchetto e del vino, e all'allegria
Del ceppo, nelle lor case lontane.

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Sebastiano Satta (1867-1914) era un Carducci sardo: avvocato, poeta attento al realismo e al naturalismo, godette nell’isola di notevole fama anche per le sue spiccate doti umanitarie. E quelle qualità, mediate da un socialismo allora ancora nella sua fase romantica, ritroviamo anche in questa poesia di Natale. Satta ritrae il lato umano del brigantaggio: coglie il momento in cui i banditi si trovano al “lavoro” sui monti irti di querce da sughero e odono la voce del Natale, le campane che annunciano il vespro della Vigilia. Monta allora la nostalgia per ciò che è loro negato, per quelle tradizioni che invece la società civile si gode appieno. Così il pensiero va in questi tempi moderni a chi non può vivere il tempo di Natale per lavoro o lontananza, per solitudine o esclusione sociale. Con l’augurio che il suono delle campane del vespro possa essere fonte di speranza e non di ulteriore sofferenza.

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FOTOGRAFIA © MURALES IN SARDEGNA

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LA FRASE DEL GIORNO
Vi ha un giorno nell'anno in cui il vae soli [Guai a chi vive solo!]
della Bibbia ci è in viso buttato, come ingiuria, dalla rossa vampa del caminetto e ci soffia gelato alle orecchie, come minaccia, dalla terra nevata. È il Natale.
CARLO DOSSI, Goccie d’inchiostro




Sebastiano Satta noto Pipieddu (Nuoro, 21 maggio 1867 – 29 novembre 1914), poeta, scrittore, avvocato e giornalista italiano. Durante il servizio militare a Bologna ebbe modo di avvicinarsi alla poesia di Carducci dalla quale fu molto influenzato. Cultore della lingua e della cultura sarda, ha raccontato la vita sarda e quella nuorese con occhi critici.



3 commenti:

Gianpiero De Tomi ha detto...

L'isolamento delle scelta, questo sento nei versi, a prescindere dalla condizione "umana" dei banditi, del loro nascondersi, ma subire l'inflessibile vibrazione, che copre tutti coloro che invece sono rimasti nel vivere sociale, nell'osservazione delle regole e nel godimento di questo Natale, che giunge sino a loro.E' il rovescio della medaglia, le scelte che facciamo, nel bene e nel male, che ogni giorno trovano il confronto con la leggerezza del vivere quieto.

DR ha detto...

Anche questo: scegliere comporta strade abbandonate e vite che avrebbero potuto essere e non sono. Nonostante questo, spesso scegliamo con sufficienza (o incoscienza).

Vania ha detto...

....quante "strade"...tante quante le scelte.

..."pesante"...ma allo stesso tempo "leggera" questa poesia.
ciao Vania