INGE MÜLLER
COME
Come si può fare poesie
Più forti delle grida dei feriti
Più profonde della notte degli affamati
Più lievi del respiro da bocca a bocca
Più dure della vita
Molli come l'acqua che scava la pietra?
Come si può non fare poesie?
(da Wenn ich schon sterben muss, Aufbau Verlag, 1985 – Trad. Federica Venier)
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Come si può fare poesie in determinate circostanze? Come si può scrivere versi durante una guerra? “Alle fronde dei salici le nostre cetre erano appese” scriveva Salvatore Quasimodo, eppure le sue poesie di quegli anni tragici sono tra le più intense. E come non pensare a Ungaretti e al suo “diario” in diretta dal Carso. Si può, anzi si deve, perché la poesia è la testimonianza più pura dell’emozione. E a questa conclusione giunge anche Inge Müller, tormentata poetessa tedesca – in realtà vissuta negli anni non facili della Germania Democratica – che vide i genitori morire nei bombardamenti furiosi degli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale, rimanendo lei stessa sepolta per tre giorni sotto le macerie. La poesia è indispensabile, riveste una vasta gamma di significati, dalla protesta alla condanna, dall’attestazione alla memoria, dalla terapia alla richiesta d’aiuto – come nel suo caso: Inge Müller cederà a un fatale miscuglio di gas e di sonniferi il 1° giugno del 1966.
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Fotografia © The Chronic Vacacionista
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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta non vede profondamente ma ampiamente.
MATTHEW ARNOLD, Resignation
2 commenti:
E come si può non essere d'accordo?
...oggi...
...un bimbo....terminata la lezione ...con un foglio di carta in mano...una BIBBIA ...scrive il suo diario ... in maiuscolo per sua mamma....non ho avuto il coraggio di leggere...ho letto solo una parola.
ciao Vania
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