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domenica 28 dicembre 2025

Centenario di Sergej Esenin


...E non pietà - poco ha vissuto, / e non amarezza - poco ha dato – / molto ha vissuto - chi nei nostri giorni / ha vissuto, tutto ha dato - chi un canto ha dato”: questo fu l’epitaffio che scrisse Marina Cvetaeva in onore del poeta russo Sergej Esenin, quando seppe della sua morte misteriosa a soli trent’anni. Il 28 dicembre 1925 infatti, Esenin, ex marito della celebre ballerina Isadora Duncan, fu trovato impiccato nella stanza numero 5 dell’Hotel Angleterre di San Pietroburgo - allora Leningrado. Non sono bastati cento anni per appurare se fu davvero un suicidio o se fu la polizia la polizia segreta del regime sovietico, la GPU, a creare una messa in scena. Se ne andava così un poeta dallo stile estetico dalla fluidità musicale, devoto all’immaginismo, corrente corrispettiva dell’imagismo inglese e americano. “La poesia di Esenin” – scrisse Mihail Osorgin – “poteva irritare, mandare in bestia, far esultare, secondo i gusti. Ma essa poteva lasciare indifferente solo l’uomo disperatamente indifferente e incapace di percepire”.

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NON INVANO I VENTI HANNO SOFFIATO

Non invano i venti hanno soffiato,
non invano ha infuriato la tempesta.
Qualcuno, misterioso, di calma luce
ha imbevuto i miei occhi.

Qualcuno con tenerezza primaverile
nella nebbia turchina ha placato la mia malinconia
per un’arcana e bellissima
terra straniera.

Non mi opprime il latteo silenzio,
non mi turba la paura delle stelle.
Io amo il mondo e l’eterno
come il natio focolare.

Tutto in essi è benevolo e santo,
tutto ciò che turba è luminoso.
Il papavero scarlatto del tramonto
guazza sul vetro del lago.

E senza volerlo nel mare di grano
un’immagine scatta dalla lingua:
il cielo che ha figliato
lecca il suo rosso vitello.

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IO VADO ERRANDO SULLA PRIMA NEVE

Io vado errando sulla prima neve,
nel cuore mughetti di forze scoppiate.
La sera ha acceso sopra la mia strada
la candela turchina d’una stella.

Io non so se ci sia luce o buio,
se nella selva canti il gallo o il vento.
Forse, invece dell’inverno sui campi,
cigni si sono posati sul prato.

Tu sei bella, o bianca distesa!
Il lieve gelo mi riscalda il sangue!
Ho desiderio di stringere al corpo
i seni nudi delle betulle.

O folta torbidità boschiva!
O gaiezza dei campi nevosi!…
Ho desiderio di serrare tra le braccia
i fianchi di legno delle vétrici.

(da Poesia russa del Novecento, Feltrinelli, 1954 – Traduzione di Angelo Maria Ripellino)

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Altre poesie di Sergej Esenin sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E non tormentarmi con i comandamenti, / Io non ho comandamenti. / Visto che sono nato poeta, / Per questo, bacio come un poeta.
SERGEJ ESENIN, Motivi persiani

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Sergéj Aleksándrovič Esénin (Konstantinovo, 3 ottobre 1895 – Leningrado, 28 dicembre 1925), poeta russo imagista. Nato da una famiglia contadina, le sue poesie furono influenzate dal folklore russo. Nel 1922 sposò la ballerina statunitense Isadora Duncan, da cui divorziò nel 1924. L’anno seguente fu trovato morto in un albergo di Leningrado forse suicida forse ucciso da agenti della polizia sovietica.


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