BORIS PASTERNAK
LA NEVE CADE
La neve cade, la neve cade.
Alle bianche stelline in tempesta
si protendono i fiori del geranio
dallo stipite della finestra.
La neve cade e ogni cosa è in subbuglio,
ogni cosa si lancia in un volo,
i gradini della nera scala,
la svolta del crocicchio.
La neve cade, la neve cade,
come se non cadessero i fiocchi,
ma in un mantello rattoppato
scendesse a terra la volta celeste.
Come se con l’aspetto d’un bislacco
dal pianerottolo in cima alle scale,
di soppiatto, giocando a rimpiattino,
scendesse il cielo dalla soffitta.
Perché la vita stringe. Non fai a tempo
a girarti dattorno, ed è Natale.
Solo un breve intervallo:
guardi, ed è l’Anno Nuovo.
Densa, densissima la neve cade.
E chi sa che il tempo non trascorra
per le stesse orme, nello stesso ritmo,
con la stessa rapidità o pigrizia,
temendo il passo con lei?
Chi sa che gli anni, l’uno dietro l’altro,
non si succedano, come la neve,
o come le parole di un poema?
La neve cade, la neve cade,
la neve cade e ogni cosa è in subbuglio:
il pedone imbiancato,
le piante sorprese,
la svolta del crocicchio.
(da Poesie, Einaudi, 1960 - Traduzione di Angelo Ripellino)
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La neve cade nei versi di Boris Pasternak, la neve cade sulla Russia, sulle sue campagne, e uniforma ogni cosa: “Solo tetti, neve e tranne / i tetti e la neve, nessuno”. Il mondo viene trasfigurato, il consueto paesaggio muta e persino il tempo scorre in una maniera diversa. Il poeta russo, davanti alla neve, medita sull’esistenza umana e sulla transitorietà del vivere.
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FOTOGRAFIA © KINKATE/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Quella cosa monotona infinita / che tutto avvolge di bianchezza ondosa.
GUIDO GOZZANO, I colloqui.
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Boris Leonidovič Pasternak (Mosca, 10 febbraio 1890 – Peredelkino, 30 maggio 1960), poeta e scrittore russo, è universalmente noto per il suo primo e unico romanzo, Il dottor Živago. Insignito del Nobel per la Letteratura nel 1950, fu costretto dal regime sovietico a rifiutare il premio.
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