EUGENIO MONTALE
LA CASA DEI DOGANIERI
Tu non ricordi la casa dei doganieri
sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
desolata t’attende dalla sera
in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
e vi sostò irrequieto.
Libeccio sferza da anni le vecchie mura
e il suono del tuo riso non è più lieto:
la bussola va impazzita all’avventura.
e il calcolo dei dadi più non torna
Tu non ricordi; altro tempo frastorna
la tua memoria; un filo s’addipana.
Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
la casa e in cima al tetto la banderuola
affumicata gira senza pietà.
Ne tengo un capo; ma tu resti sola
né qui respiri nell’oscurità.
Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
rara la luce della petroliera!
Il varco è qui? (Ripullula il frangente
ancora sulla balza che scoscende…)
Tu non ricordi la casa di questa
mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.
(da Le occasioni, 1939)
.
Quello della possibilità di trovare conforto nel ricordo è un tema che affiora sovente nelle poesie di Eugenio Montale (1896-1981): il Premio Nobel indaga se esista nella memoria una via di fuga all’angoscioso vivere presente. In questo caso, tornando alla casa dei doganieri a Monterosso, sulla costa ligure, ritrova l’immagine di una giovane villeggiante, ripescata nella memoria – ma è troppo vasta la frattura tra presente e passato, il tempo ha attraversato le cose, rendendole desolate, e continua a scorrere impietoso, a mulinare come la banderuola che il libeccio fa ruotare sul tetto. E la risposta di Montale – ancora una volta – non può che essere negativa: se c’è il varco che consente di penetrare il mistero, resta però a noi inconoscibile.
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CLAUDE MONET, “LA CASETTA DEL PESCATORE SUGLI SCOGLI, VARENGEVILLE”, 1882
BOSTON, MUSEUM OF FINE ARTS
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LA FRASE DEL GIORNO
È uno sproposito credere / che il ricordo sia immateriale.
EUGENIO MONTALE, La casa di Olgiate
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