JORGE ENRIQUE ADOUM
L’ATTIMO SOSPESO
A Tzvetan Todorov
Quando il marinaio di Triana, con la bocca tra le mani,
gridò: “Terra!”, e l’Ammiraglio credette terminata la sua avventura,
l’astronomo che spiava molti secoli la morte di una stella,
il copista sul punto di trovare la pagina in cui aveva perso il suo destino,
il geometra che tirava i dadi per calcolare la superficie esatta della terra,
il contadino che scavava il solco con i denti per sentire vicino al labbro il seme,
la ragazza che sollevava ad ogni istante la sua gonna per vedere se la donna era già arrivata,
il pastorello impegnato al crepuscolo con un agnellino tra le gambe,
il poeta attonito senza sapere dove erano andate le parole che lo abbandonarono,
la sarta che conservava le sue lacrime imbastendole nell’orlo della tunica,
la sentinella che aspirava a custodire l’alcova della regina perché sognare non basta,
la monaca che cercava negli avanzi sillabe di conversazione per non passare la vita da sola,
il confessore sul punto di invidiare la colpa di peccati che altri gli inventavano,
il soldato avido alla cui lussuria territoriale il Papa provvedeva,
la tessitrice che si dissolveva negli occhi disegni come polvere, come pianto, come sfilacciatura,
il muratore di fronte alla parete in cui aveva mescolato ruzzoloni di bambino con cadute dell’anima,
il carceriere che non capiva perché il prigioniero volesse uscire se fuori piovigginava,
la partoriente che espiava con grido altissimo la colpa di quell’appuntamento,
il neonato che cominciava a morire tutta la vita contandosi gli anni,
il chirurgo che con il trapano voleva accertare cosa pensava la sua signora,
il cavaliere che misurava il tempo impiegato dal nitrito ad arrivare al nuovo mondo,
e l’indovino che andava a predire questa sventura,
sospesero di colpo quello che ognuno faceva,
ma quando il capitano dopo lo schiaffo alla ragazza india la fece gettare ai cani
per non essersi lasciata convincere a conoscere altro maschio che suo marito,
ripresero le loro occupazioni abituali nel punto
in cui quelle gesta di mare le avevano interrotte.
(Traduzione di Raffaella Marzano)
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L’attimo sospeso, quello in cui due mondi ancora non erano entrati in conflitto. Il momento in cui Rodrigo di Triana, a bordo della Pinta, secondo la tradizione gridò “Terra!” più o meno dalle parti di Guanahani, a El Salvador, e il Nuovo Mondo entrò a far parte del vecchio, il 12 di ottobre dell’anno del Signore 1492. È quello che coglie il poeta ecuadoriano Jorge Enrique Adoum, che da giovane fu per un paio di anni segretario di Pablo Neruda e poi direttore della Casa di Cultura dell’Ecuador. L’attimo in cui la vita di tutti i giorni sembrò incredibilmente ferma, immobile ad ammirare il miracolo che stava avvenendo, il contatto tra le civiltà. Un attimo, breve come sono gli attimi. Poi il volto violento dell’Occidente prese il sopravvento e la vita tornò a fluire come sempre.
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L. PRANG & CO. BOSTON, “COLUMBUS TAKING POSSESSION”
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LA FRASE DEL GIORNO
L'americano che per primo scoprì Colombo fece una brutta scoperta.
GEORG CRISTOPH LICHTENBERG, Osservazioni e pensieri
3 commenti:
...interessante questa poesia....si protrebbero scrive fiumi di parole...o adirritura restando in tema "oceani" e scoprire nuove "terre".
ciaoo Vania
a me fa anche pensare a quante cose succedono in un singolo momento, pensiero che faceva anche Amélie Poulain nell'omonimo film
:) bella!
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