TRILUSSA
STELLA CADENTE
Quanno me godo da la loggia mia
quele sere d’agosto tanto belle
ch’er celo troppo carico de stelle
se pija er lusso de buttalle via,
ad ognuna che casca penso spesso
a le speranze che se porta appresso.
Perché la gente immagina sur serio
che chi se sbriga a chiede qualche cosa
finche la striscia resta luminosa,
la stella je soddisfa er desiderio;
ma, se se smorza prima, bonanotte:
la speranzella se ne va a fa’ fotte.
Jersera, ar Pincio, in via d’esperimento,
guardai la stella e chiesi: “Bramerei
de ritrovamme a tuppertù co’ lei
come trent’anni fa: per un momento.
Come starà Lullù? Dov’è finita
la donna ch’ho più amato ne la vita?”
Allora chiusi gli occhi e ripensai
a le gioje, a le pene, a li rimorsi,
ar primo giorno quanno ce discorsi,
a quela sera che ce liticai...
E rivedevo tutto a mano a mano,
in un nebbione piucchemmai lontano.
Ma ner ricordo debbole e confuso
ecco che m’è riapparsa la biondina
Quanno venne da me quela mattina,
giovene, bella, dritta come un fuso,
che me diceva sottovoce:”E’ tanto
che sospiravo de tornatte accanto!”
Er fatto me pareva così vero
che feci fra de me:- Questa è la prova
che la gioja passata se ritrova
solo nel labirinto der pensiero.
Qualunquesia speranza è un brutto tiro
de l’illusione che ce pija in giro - .
Però ce fu la mano der Destino:
perchè doppo nemmanco un quarto d’ora,
giro la testa e vedo una signora
ch’annava a spasso con un cagnolino.
Una de quelle bionde ossiggenate
che perloppiù ricicceno d’estate.
- Chissà - pensai - che pure ‘sta grassona
co’ quer po’ po’ de robba che je balla
nun sia stata carina? - E ner guardalla
trovai ch’assomigliava a ‘na persona...
Speciarmente er nasino pe’ l’insù
me ricordava quello de Lullù...
Era lei? Nu’ lo so. Da certe mosse,
da la maniera de guardà la gente,
avrei detto: - E’ Lullù sicuramente...-
Ma ner dubbio che fosse o che nun fosse
richiusi l’occhi e ritornai da quella
ch’avevo combinato co’ la stella.
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È San Lorenzo, è tempo di Perseidi – le cosiddette stelle cadenti – lo sciame meteorico che attraversa la Terra dalla fine di luglio fino al 20 agosto circa con la massima visibilità a ridosso di San Lorenzo, il 10 agosto, da cui prendono anche il nome popolare di “lacrime di San Lorenzo”. La tradizione di esprimere un desiderio quando se ne scorge una passare nel cielo ispira uno scettico Trilussa, che si esprime nel consueto dialetto romanesco (la traduzione è superflua, qualche problema potrebbe dare solo “ricicceno”, che vale rispuntano, tornano fuori): ne nasce una poesia di sogni e illusioni, di rimpianti e disinganni che alla fine lasciano però tutto com’è.
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FOTOGRAFIA © SCOTTISH DARK SKY OBSERVATORY
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LA FRASE DEL GIORNO
Là! hai visto / Quella scintilla volare su di noi? Le stelle / In cielo neanche son sicure. / E di me, che sarà, amore, di me?
DAVID HERBERT LAWRENCE, Amores
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