KATE CLANCHY
L’ALBERO
Sono già mature le mele
sull’albero che Miss Coombes ci ha lasciato.
L’albero è chino quasi fino a terra.
Non avevo capito fino ad ora
il loro peso freddo, né come
si accalcano a coppie sui rami,
gialle, rotonde come lanterne cinesi
lungo una strada addobbata.
È il crepuscolo, e stai tornando a casa.
Immagino la dinamo della tua bici
tesa come una spoletta tra le strade
che imbrunano, a illuminare
casa nostra mentre ora, nella via,
si accendono le luci – l’oro
delle lampadine nelle piccole serre, i lingotti
di ingresso, la camera da letto, le scale.
Viviamo qui ora, e sebbene,
altrove, una ragazza si appoggi
al finestrino del treno, un dito
attorcigliato allo zaino zeppo
di tutto ciò che possiede –
questo ci basta. Siamo
le luci, le luci, le luci
che i treni superano nell’oscurità.
(The Tree, da Samarcanda, 1999 - Traduzione di Giorgia Sensi)
.
Mi piacciono i tre piani di questa poesia di Kate Clanchy: la prima strofa è la constatazione del presente, la visione di un albero di mele nel giardino di casa; la seconda è il regno dell’immaginazione, appare l’amato che rincasa in bicicletta nella magia del crepuscolo; la terza è la valutazione del momento che i due si trovano a vivere: dopo aver messo da parte i sogni d’avventura, hanno finalmente trovato l’equilibrio del punto fermo, della casa illuminata accanto a cui sfrecciano i treni nella sera.
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DIPINTO DI ROSEMARY MILLETTE
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LA FRASE DEL GIORNO
Casa non è il posto, sono le persone.
LAURIE ARENT, NCIS: New Orleans, stagione 1, episodio 3
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