YVES BONNEFOY
LA PIOGGIA D’ESTATE
I
Ma il più caro, ma non
il meno crudele,
di tutti i nostri ricordi, la pioggia d’estate
improvvisa, breve.
Andavamo, ed era
in un altro mondo,
le nostre bocche s’inebriavano
dell’odore dell’erba.
Terra,
la stoffa della pioggia s’incollava su di te.
Era come il seno
che un pittore avrebbe sognato.
II
E subito dopo il cielo
ci accordava
quell’oro che l’alchimia
aveva tanto cercato.
Lo toccavamo, brillante,
sui rami bassi,
ne amavamo il gusto
d’acqua sulle nostre labbra.
E quando raccoglievamo
rami e foglie cadute,
quel fumo la sera, di colpo, quel fuoco,
era ancora l‘oro.
(da La pioggia d’estate, 1999)
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La pioggia d’estate ha un suo fascino particolare (o almeno aveva, visto che ormai si presenta sotto forma di temporali violentissimi). Il compianto poeta francese Yves Bonnefoy coglie la bellezza, la purezza di quella sorpresa improvvisa, la magia dell’acquazzone che poi finisce lasciando un cielo dorato, il cielo che si fisserà nella memoria e ritornerà nelle sere d’inverno come un sogno.
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FOTOGRAFIA © DUC DE SALIER/500 PX
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LA FRASE DEL GIORNO
Piove su le nostre mani / ignude, / su i nostri vestimenti / leggieri, / su i freschi pensieri / che l'anima schiude / novella, / su la favola bella / che ieri / m'illuse, che oggi t'illude.
GABRIELE D’ANNUNZIO, Alcyone
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