venerdì 26 dicembre 2014

Centenario di Parronchi

 

Ho già dedicato un lungo post al poeta Alessandro Parronchi: rimando a quello per una breve analisi poetica. Oggi, che ricorre il centenario della nascita - essendo egli nato a Firenze il 26 dicembre 1914, lo stesso anno degli amici Luzi e Bigongiari, e morto nella città natale il 6 gennaio 2007 – mi limito a proporre un’altra ampia scelta delle sue poesie.

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16_Rosai

OTTONE ROSAI, “RITRATTO DI ALESSANDRO PARRONCHI”

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da I visi, 1943

I VISI

Vecchi rami si tingono di verde,
e a tratti solitario nell’odore
dei vicini frutteti un nauseante
fior di mandorlo inebria di speranza
lo sguardo inaridito dei viandanti.
La notte strofinandole turchine
ha rese le ghirlande, e oltre le case
come avvolti i cipressi e d’angosciosi
veli opache le sue stele tremende
hanno i giardini, e il vento come spenge
oro e oro su un fosco davanzale!
Così una volta contro i vetri chiusi
dove urtavano bacche, questo sole
rifrangeva improvviso i primi suoni
delle campane, un brusio d’alveari.
E l’aie d’irrequieti giovanetti
giubilando s’empivano. È tornata
l’ora del vespro, il pigro urto del vento
sperde le fredde luci in un fulgore
di roseo vino effervescente

1941

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SALUTO

E tu ti leverai libera un giorno
su queste strade e cercherai nel rosa
d’altre sere venienti una fanciulla
che ti somigli e replichi il tuo viso
nell’aria, le tue palpebre nel sole.

Mi sarà dato risentire i gridi
dell’antica città dove la chioma
illuminata germinò il colore
dell’ortensia, e sui labbri d’autunnale
vento percossi palpitar la voce
per te ancora di lacrime amorose.

Così al mondo passar senza parole
non potrai: per le foci delle stelle
questa notte risale e ogni altro lume
berrà. Presto con te saranno sole
l’ombre intente ai giardini, io senza vita

tornerò qui d’intorno ad alitare
dolce forse così come la neve
cade i freddi cortili, ai davanzali
delle case ove in quiete ombre s’avverano.

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da Un’attesa, 1949

LIED

A un soffio di vento dell’alba ha tremato
la stella, poi veli su veli di luce
la vincono. Invade i marosi del cielo
l’inverno e sconvolge quei rami d’ulivo
un vento che strappa l’amico all’amico,
che strugge i ricordi, che annulla per sempre
nel bianco dell’alba la luce d’un viso.

Lontano da qui mi vedrai. Sentiremo,
speranza che ho chiuso nel cuore, spuntare
viole nei fondi boscosi, degli anni
perduti la ressa disfarsi, cantare
a noi quelle voci che prima udivamo,
le dita sui rami ghiacciati di brina
nel rosso dell’alba più calde passare.

La triste catena fu rotta, pareva
che mai l’uno all’altro saremmo sembrati
gli stessi che un giorno s’amarono... Andiamo!
Le stelle son già dileguate, la neve
coi fumi dell’alba si mischia, riappare
più forte la luce, né più dove ieri
ci vinse la sera possiamo tornare.

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da Pietà dell’atmosfera, 1970

GRAZIE, BETOCCHI

Triste assillo dell’inutilità
ci tormenta da giovani.
Ricordo che davanti alle vetrine
di Seeber ero triste se pensavo:
poter essere lì con un libro
che dica qualcosa…
Perché questo inutile vagare?

Poi gli anni accelerarono
e non ci fu più modo
nell’orgasmo di far tutto, di sentirsi
inutile, piuttosto mi sentivo
- presuntuoso o illuso? –
non utile abbastanza…
Così il tempo ingannando
l’attività mi ha preso
e con sé giorno giorno mi trascina.
Quand’ecco apro un giornale e leggo
le poesie di Betocchi “diarietto invecchiando”.
Perdio, mi chiedo, dov’è più
la vera utilità?
Da quest’uomo che ha fede anche per me
il tormento dell’inutile rinasce.

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da Climax, 1990

IL NUMERO CI VINCE

Il numero ci vince. E per resistergli
l'uomo adopra il computer.
Ma tu che mi sei accanto - se per caso
capitato sia qui o per un disegno
prefissato
ab aeterno
non importa -
solo che io possa pungerti nel cuore
so di averti compagno mio per sempre.
Fai tu lo stesso con chi ti sta accanto,
lui con un altro: e il mondo sarà fiamma.

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Altre poesie di Alessandro Parronchi sul Canto delle Sirene:

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia poesia non sorride, è memoria di ciò che vive od è vissuto, cerca di ritrovarne la traccia e si vorrebbe colorare di speranza.
ALESSANDRO PARRONCHI, Il Secolo XIX, 1° giugno 2001




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.


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