domenica 27 giugno 2010

Dei libri

Tutti sappiamo cos’è un libro. Anche Rino Gattuso, che ha orgogliosamente dichiarato di non averne mai letto uno in vita sua. Certo, un bel testimonial. I vari governi hanno cercato di invogliare i giovani alla lettura, ma la battaglia sembra persa in partenza, considerando le statistiche sui lettori in Italia.

Eppure il libro è uno strumento impareggiabile: ci fa volare sulle ali della fantasia, ci trasporta in luoghi lontani e in epoche lontane senza neppure muoverci da dove ci troviamo: è un ibrido tra una macchina del tempo e un teletrasporto e per giunta portatile. Anzi, ora grazie all’e-book è diventata trasportabile in pochi etti anche un’intera biblioteca. E infatti “Libro, ansia di stare ovunque, in solitudine” diceva nei versi di “Eternità” il poeta spagnolo Juan Ramón Jiménez.

Francis Bacon, il filosofo inglese del Seicento, riteneva che “Leggere rende un uomo completo, parlare lo rende pronto e scrivere lo rende preciso”. Senza questa base è il nulla e infatti lo testimoniano le belle figure che fanno molti giornalisti e politici, sportivi e partecipanti ai quiz. Sempre Bacon nei suoi “Saggi” scriveva: “Alcuni libri devono essere assaggiati, altri trangugiati, e alcuni, rari, masticati e digeriti”. Un pensiero che discende da Seneca, in uno dei tanti consigli all’amico Lucilio: “Non importa la quantità dei libri che hai, ma la loro qualità”. Anche John Ruskin, critico inglese ottocentesco: “I libri si possono dividere in due gruppi: quelli «dell’ora» e quelli «di sempre»”. Il filosofo colombiano Nicolás Gómez Dávila rovesciava invece la distinzione: “I libri seri non istruiscono, interrogano”.

Libri ovunque, libri sempre: Ungaretti ne aveva in battaglia sul Carso, Rigoni Stern nello zaino durante la guerra in Albania e nella ritirata di Russia, e come loro chissà quanti altri soldati. E quanti viaggiatori: il libro è il compagno ideale nei lunghi viaggi in treno e in aereo: “Non viaggio senza libri né in pace né in guerra. È il miglior viatico che abbia trovato per questo viaggio umano” confessa Michel de Montaigne nei suoi “Saggi”. E gli fa eco, in un passo di “L’importanza di chiamarsi Ernesto”, nella sua immodestia, Oscar Wilde: “Non viaggio mai senza il mio diario. Bisogna sempre avere qualcosa di strabiliante da leggere in treno”. Cesare Pavese invece nel suo diario, “Il mestiere di vivere”, spiega che “La letteratura è una difesa contro le offese della vita”. E Pierre Choderlos de Laclos, nelle “Relazioni pericolose” sottolinea: “Il pregio di un libro consiste o nella sua utilità o nello svago che procura, o in ambedue le cose quando è possibile.”

D’accordo, poi un libro può piacere o non piacere, ma è sempre meglio averlo letto: “Non vi è libro tanto brutto che non possa essere in qualche parte utile” diceva lo scrittore latino Plinio il Vecchio al nipote, che lo citava nelle sue lettere. E il suo contemporaneo Marziale per una volta un pochino più serio: “C’è del buono, del mediocre, molto di brutto / in questo libro: del resto, o Avito, così è fatto un libro”. E ancora Oscar Wilde, nella Prefazione al “Ritratto di Dorian Gray”: “Non esistono libri morali o immorali. I libri sono scritti bene o scritti male”.

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Paul Cezanne, “Ritratto di Gustave Geffroy”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il libro è una cosa... lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo.
LEONARDO SCIASCIA

1 commento:

Unknown ha detto...

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