UMBERTO SABA
MEZZOGIORNO D’INVERNO
In quel momento ch’ero già felice
(Dio mi perdoni la parola grande
e tremenda) chi quasi al pianto spinse
mia breve gioia? Voi direte: “Certa
bella creatura che di là passava,
e ti sorrise”. Un palloncino invece,
un turchino vagante palloncino
nell’azzurro dell’aria, ed il nativo
cielo non mai come nel chiaro e freddo
mezzogiorno d’inverno risplendente.
Cielo con qualche nuvoletta bianca,
e i vetri delle case al sol fiammanti,
e il fumo tenue d’uno due camini,
e su tutte le cose, le divine
cose, quel globo dalla mano incauta
d’un fanciullo sfuggito (egli piangeva
certo in mezzo alla folla il suo dolore,
il suo grande dolore) tra il Palazzo
della Borsa e il Caffè dove seduto
oltre i vetri ammiravo io con lucenti
occhi or salire or scendere il suo bene.
(da Cose leggere e vaganti, 1920)
.
Un palloncino che passa nel cielo limpido d’inverno, una di quelle “cose leggere e vaganti” care ad Umberto Saba: basta poco per la commozione del poeta triestino, per un sorriso disincantato davanti a quel piccolo segno apparso nell’azzurro, per l’empatia con il bambino dalla cui mano quel palloncino è fuggito, per la leggerezza un po’ ingenua di quella giornata vista dalla vetrata del Caffè.
FOTOGRAFUIA © PXHERE
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LA FRASE DEL GIORNO
Nel mio cuor dubitoso / sento bene una voce che mi dice: / “Veramente potresti esser felice.” / Lo potrei, ma non oso.
UMBERTO SABA, Il Canzoniere
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Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.
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