ANNE STEVENSON
FARE POESIA
“Devi abitare la poesia
se vuoi fare poesia”.
E cosa significa “abitare”?
Significa portarla come un abito, indossare
le parole, sedendo nella luce più netta,
nella seta del mattino, nel fodero della notte;
un sentire spoglio e frondoso in un’aria che sorprende;
familiare…insolita.
E cosa significa “fare”?
Essere e diventare il clima mutevole
delle parole, il servo della musa a condizioni
atroci, intraprendere viaggi sopra voci,
evitare la collina dell’ego, il pozzo dell’afflizione,
la sirena che sussurra stampare, successo, stampare,
successo, successo, successo.
E perché abitare, fare, ereditare poesia?
Oh, è la commedia condivisa della peggiore
benedizione; il suono che guida la mano;
la parola vitale che scorre da una mente all’altra
attraverso le stanze lavate dei sensi;
una di quelle stregate, indifendibili, impoetiche
croci che pur dobbiamo portare.
(da Le vie delle parole, InternoPoesia, 2018 - Traduzione di Carla Buranello)
.
"Abitare" è una parola che Anne Stevenson ama molto e che torna spesso nelle sue poesie: un senso di tranquillità, di casalingo, di comfort, di praticità e di sicurezza che permea tutto quanto. E quindi per fare poesia è necessario sentirsi a proprio agio, indossare parole comode, fare in modo che calzino bene.
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ILLUSTRAZIONE DI CHRISTIAN SCHLOE
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia deve cantare o parlare, quasi naturalmente. Altrimenti diventa noiosa.
ANNE STEVENSON, The Cortland Review, Novembre 2000
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Anne Stevenson (Cambridge, Regno Unito, 3 gennaio 1933 – Durham, 14 settembre 2020), poetessa statunitense. Nata in Inghilterra, scelse di ritornarvi dopo avere vissuto dall’età di sei mesi nel Michigan e avervi ottenuto la laurea. Ha pubblicato una dozzina di raccolte di poesie e saggi su Sylvia Plath ed Elizabeth Bishop.
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