La mattina di dicembre calabrese nei versi alessandrini e malinconici di Luigi Siciliani e l'alba torinese pura e cristallina di Giorgio Bàrberi Squarotti: due momenti di questo mese che chiude l'anno con le sue feste e i suoi bilanci, nella visione di due poeti italiani.
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FOTOGRAFIA © MIIA PARVIAINEN
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LUIGI SICILIANI
MATTINA DI DICEMBRE
La nebbia che copriva e terra e cielo
a poco a poco intorno si dirada.
Ecco, tondeggia in mezzo al verde cupo
delle sue foglie il giallo degli aranci.
È nata l'erba; il suolo n'è coperto.
Qua marciscono, a piè dei loro gambi
pieni di foglie accartocciate e grigie,
abbattuti i notturni gelsomini;
là i crisantemi sembrano percossi
da una gran doglia e abbassano la loro
capellatura sotto il grave peso
dell'acqua che ne preme e steli e foglie.
Solo le rose ridono, là bianche,
qua porporine, a salutare il sole.
(da Arida nutrix, 1920)
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GIORGIO BÀRBERI SQUAROTTI
PURA ALBA
La pura alba così limpida e tenera,
mentre per una volta anche a dicembre
fuggono verso occidente le nubi
oscure, in parte ancora colme, in parte
stracciate e lievi ormai, e la collina
buia rivela a poco a poco i dolci
fastigi d’alberi e di ville pallide:
contempla, prima che mescoli il vento
la folla, gli autobus, le vie affannate,
le acque del fiume maculato, i primi
eventi del dolore, le colombe
maligne, l’avvenire che c’è stato
per me una volta.
Torino, 6 dicembre 2002
(da Le Langhe e i sogni, 2003)
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LA FRASE DEL GIORNO
Dicembre, nella mia memoria, è bianco come la Lapponia, senza renne. Ma con i gatti.
DYLAN THOMAS, BBC's Children's Hour, Dicembre 1945
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Giorgio Bàrberi Squarotti (Torino, 14 settembre 1929 – 9 aprile 2017), critico letterario, poeta e italianista italiano. Allievo di Giovanni Getto, curò poi l'edizione di diverse opere. Diresse Letteratura e critica e Critica dantesca. Fu responsabile scientifico del Grande dizionario della lingua italiana UTET.



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