BORIS RYŽIJ
NON HO CAMMINATO NEI TUOI SOGNI
Non ho camminato nei tuoi sogni,
né mi sono mostrato in mezzo alla folla,
non sono apparso nel cortile
dove pioveva o meglio cominciava
a piovere (questo verso
lo cancello e non lo sostituirò),
era allettante credere, come uno stupido,
che ti avrei incontrato presto,
eri tu che mi apparivi in sogno
(e mi prendeva una dolce tenerezza),
mi sistemavi i capelli sulle tempie.
Quell'autunno perfino le poesie
in parte mi riuscivano bene
(però mancava sempre un verso o una rima
per essere felice).
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Un poeta graziosamente fuori dal suo tempo il russo Boris Ryžij: a leggere questi versi non sembra di essere sul finire dello scorso millennio ma più indietro, ai tempi di Osip Mandel’stam o di Sergej Esenin, l’epoca d’oro della poesia russa. Siamo invece nella Russia di Eltsin e di Putin: e il povero Boris, oppresso dalla depressione e dallo smodato uso di stupefacenti e di alcol, a 26 anni si uccide, convinto così di ottenere la fama che non gli arride, come capitò post mortem al suo idolo Esenin.
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JAY FANCHER, “HAND IN RAIN”
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LA FRASE DEL GIORNO
Tu fratellino, per natura, sei un poeta. / Tutto questo è accaduto a te / Per il tuo racconto prezzo non c’è.
BORIS RYŽIJ
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