ÁNGEL GONZÁLEZ
LE CENERI DI UN SOGNO
Quel tempo
non lo facemmo noi;
fu esso a disfarci.
Guardo indietro.
Che cosa resta
di quei giorni?
Rovine,
vita bruciata,
nulla.
Storia: scoria.
(da Prosemi o meno, 1984)
.
È una ben amara poesia questa dello spagnolo Ángel González, riflessione sullo scorrere del tempo e su quello che ci lasciamo dietro – i ricordi, queste ombre troppo lunghe / del nostro breve corpo, / questo strascico di morte / che noi lasciamo vivendo” per dirla con Vincenzo Cardarelli. Il tempo vince, è naturale e lo sappiamo tutti: vince sull’amore, vince sull’odio, vince sulla vita. E, come da titolo, brucia i sogni. Anche se essere nihilisti come il González di questi versi forse non paga…
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THOMAS McCOY, “PERSEVERING THE PAST”
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LA FRASE DEL GIORNO
Ognuno è fatalmente legato al passato dalla memoria delle cose, delle piccole cose che sono come molecole di noi stessi.
CARLO MARIA FRANZERO, Il fanciullo meraviglioso
Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12 gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.
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