ANNA ACHMATOVA
HO IMPARATO A VIVERE CON SEMPLICITÀ
Ho imparato a vivere con semplicità, saggezza,
A guardare il cielo e pregare il Signore,
E prima di sera vagare lungamente
Per stancare un’inutile angoscia.
Quando fruscia nel burrone la bardana
E il grappolo del sorbo giallo-rosso appassisce,
Compongo versi pieni di gaiezza
Sulla vita caduca, caduca e bella.
Ritorno. Mi lecca la mano un piumoso
Gattino, fa le fusa più lusinghevole,
E un lume vivo si accende
Sulla torretta alla segheria del lago.
Solo di rado rompe la quiete il grido
Della cicogna che si posa sul tetto.
- E se tu picchi allora alla mia porta,
Mi pare che nemmeno potrò udire.
(da Rosario, 1914 - Traduzione di Bruno Carnevali e Paolo Galvagni)
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Traccia il suo autoritratto in questi versi la poetessa russa Anna Achmatova, una vita ansiosa, con il respiro affannoso e la stesura di poesie delicate e intime, in grado di scavare dentro di sé e dentro il miracoloso prodigio della natura e delle cose. È una Achmatova giovane, poco più che ventenne, da poco sposa e ancora scevra dalle tragedie che la colpiranno per mano del regime bolscevico. Eppure, in quell’angoscia c’è già il presagio di tutto quello che avverrà e che lei affronterà con insospettabile forza.
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NATHAN ALTMAN, “RITRATTO DI ANNA ACHMATOVA”, 1914
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LA FRASE DEL GIORNO
Perdona se son vissuta affliggendomi, / e il sole poco m’ha allietata. / Perdona, perdona se molti / ho scambiato per te.
ANNA ACHMATOVA, Luna allo zenit e altre poesie
Anna Andreevna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (Bol'soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966), poetessa russa. Fu osteggiata dal regime sovietico per il suo “estetismo” e per il “disimpegno" politico”. La sua poesia spesso scarna, libera dalle analogie simboliche, scolpita fino all'osso, si veste di un’ironia e di una malinconia che sconfinano nel disincanto.
7 commenti:
Bellissima, distante…
Una delle mie preferite della grande poeta russa.
Oggi potrei dire quasi che è anche un mio autoritratto…
Ma la preferisco nella traduzione di Michele Colucci ne "La corsa del tempo", Einaudi:
Ho appreso a vivere semplice e saggia,
a guardre il cielo, a pregare Iddio,
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/
E se tu busserai alla mia porta,
mi sembra, non sentirò nemmeno.
Ciao! :)
È il solito problema con le traduzioni. Questa di Colucci è meno pomposa, più lineare, anche meglio...
Quale delle due è più vecchia?
strano a dirsi, credo che sia più recente quella che ho proposto io (edizione usata dal Corriere della Sera per "Un secolo di poesia")
Ah, si! Li ho comprati anche io. Hai ragione a dire "strano a dirsi" il linguaggio sembra più arcaico, ma forse è un effetto forzatamente voluto...
Bella comunque, bella sempre.
Un critico una volta ha azzardato un parallelo tra la mia poesia e quella della grande Anna, fu così che ne conobbi l'esistenza, mi dissi - Ma fammi vedere chi è questa che mi imita!
Non conosco in maniera diretta Anna Achmatova, ma avevo dato un esame di letteratura russa su Osip Mandel'shtam, che se non ricordo male era molto amico di questa poetessa. Da questo componimento, però, lei mi sembra più lineare. Sono stati due artisti molto sfortunati...
Anche Mandel'stam, come la Achmatova e la Cvetaeva - amici della stessa cerchia poetica, ed Esenin, ebbe gravi problemi con il regime bolscevico. La Achmatova è l'unica che riuscì a sopravvivere, caparbia, e a lottare nonostante i lutti.
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