mercoledì 11 novembre 2009

Pascoli e l’estate di San Martino

GIOVANNI PASCOLI

NOVEMBRE

Gèmmea l'aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l'odorino amaro
senti nel cuore...

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.

Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi lontano, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile. È l'estate,
fredda, dei morti.

(da "Myricae", 1903)

Giovanni Pascoli è un poeta cui l’autunno è congeniale: è la stagione che gli consentì di esprimere appieno la sua sensibilità, tempo adatto alla sua dolce tristezza, emblematico del lento finire di ogni cosa. “Novembre” è una delle poesie più suggestive: racconta la breve estate di san Martino, quella che gli americani chiamano “indian summer”, estate indiana. Pascoli era un maestro nell’uso delle strofe e nel gioco linguistico: qui ne troviamo un esempio molto calzante. La prima strofa rende la giovinezza, l’illusione, la speranza: si crede che sia giunta primavera: l’aria è chiara, il sole tiepido, sembra quasi possibile alzare gli occhi e scorgere i bianchi fiori degli albicocchi, quelli rosa dei peschi, l’aroma aspro e dolce a un tempo del biancospino. La seconda strofa rappresenta la maturità, la disillusione, il ritorno nella realtà: in effetti gli alberi sono secchi e spogli, i rami si tendono nudi verso quel cielo, l’idea di morte comincia a trapelare attraverso l’analogia del terreno che sembra vuoto; l’uso di termini appropriati (secco, stecchite, nere, vuoto, cavo) origina un climax che prepara alla terza strofa. Qui il poeta compie una sintesi: il paragone tra le due strofe precedenti lo porta a constatare tristemente l’unica vera realtà, quella del freddo novembre che le leggi della natura hanno riportato sulla terra. Altro che primavera…


Serghei Ghetiu, "Estate indiana"


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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e nessuno avrebbe detta.
GIOVANNI PASCOLI, Prose e discorsi




Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.

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