ATTILIO BERTOLUCCI
da FOGLI DI UN DIARIO DELLE VACANZE
Casarola, 5 agosto
La Madonna della Neve quassù
segna lo spartiacque dell’estate,
alle spalle è un tempo d’erbe e fiori,
in vista stanno fieno grano e orzo,
patate e mele e infine quelle dolci
castagne che per mille anni nutrirono
la gente in questa valle solitaria.
Frutto completo, matura con lenta
pazienza tutto chiuso nel suo riccio
ai soli agostani e settembrini
temprati dalle fresche arie correnti,
si coglie nella pioggia fina, grigio
sipario che aprirà l’inverno. Ascolta,
c’è tempo a quelle lunghe nevi, d’altra
neve la timida leggenda
in un ballo di campane rustiche
rompere l’atmosfera nubilosa.
Una mattina come questa cadde
a infarinare il mondo, meraviglia
incredibile, una neve santa
lasciando allo scoperto, d’erba lucida,
le linee rette e curve che compongono
la pianta della nostra chiesa. No,
che su di un altro monte, ben lontano
dall’Appenino che ci accoglie, il fatto
si vuole avvenuto. Ma la rondine
che stride alta e non neve ma sereno
annuncia, e sfiora nubi d’arenaria,
ci ricorda che ovunque voli, prossima
la sua signora posa il piede lieve
e fiorisce la terra di miracoli.
più tardi, tre pomeridiane
Come allegro l’organo rintrona
in accordo alle voci delle donne,
poche ancora, le poche zitelle
del paese, le altre stanno svelte
intorno ai figli nelle cucine
nere, ad annodarsi fazzoletti
lenti sull’onda dei capelli, ultimo
atto dell’eccitato prepararsi,
già per la strada ripida di sassi,
entrate nella dolce onda crescente
d’organo voci fiori incenso e raggi
di un sole che nessuno più sperava,
e ora scotta, uscito dalle nuvole,
sulle nuche degli uomini attardati
fra i pilastri del portico, vecchissima
licenza che addolora il nuovo diacono.
È il Vespro, istituzione piacevole
che aduna gente in riposo,
non più digiuna, a cantare seduta
su banchi che il trascorrere dell’ora
accende di dorata beatitudine.
Io spettatore-attore in questa festa
che procede fra suoni e canti e fumi
in mite ebrietà, penso alla rondine
nell’incerto mattino messaggera
d’una sera stupenda e quieto medito
sulla famiglia che mi sta impaziente
al fianco, contro l’intonaco azzurro,
colore che figura il paradiso.
(da Viaggio d’inverno, 1971)
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La vita per Attilio Bertolucci è la “paziente / storia dei giorni che un mite / calore accende, d’affetti e di memorie”. Il 5 agosto la liturgia cattolica celebra la Madonna della Neve, a ricordo del miracolo romano del 352: secondo la tradizione, la Vergine apparve in sogno al patrizio Giovanni e a papa Liberio indicando loro il luogo dove avrebbero dovuto edificare una chiesa – sarebbe stato miracolosamente coperto di neve in pieno agosto. I due trovarono imbiancato un tratto del colle Esquilino dove, a spese del patrizio, eressero la Basilica di Santa Maria della Neve – sul sito dove ora sorge Santa Maria Maggiore. Svariati sono in giro per l’Italia i santuari e le chiesine dedicate alla Madonna della Neve: anche questa di Casarola, che il poeta include nel suo riposo estivo, “spettatore-attore” con la sua famiglia nel fresco della chiesa sperduta sulle pendici dell’Appennino parmense.
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FOTOGRAFIA © ECO BNB
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LA FRASE DEL GIORNO
Lasciate che m’incammini per la strada in salita / e al primo batticuore mi volga, già da stanchezza e gioia esaltato ed oppresso, / a guardare le valli azzurre per la lontananza, / azzurre le valli e gli anni / che spazio e tempo distanziano.
ATTILIO BERTOLUCCI, La capanna indiana
Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.
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