FERNANDO PESSOA
AUTOPSICOGRAFIA
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
1° aprile 1932
(Autopsicografia, da Una sola moltitudine, Adelphi, 1979 – Traduzione di Antonio Tabucchi)
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Questa è la poesia di Fernando Pessoa (1888-1935) che preferisco: è naturalmente il perno su cui gira tutta l’opera dello scrittore portoghese, con i suoi tre poeti eteronimi – non pseudonimi, ma veri e propri alter ego, ciascuno fornito di un suo stile e di una sua personalità caratteristica e completa, capaci di assumere autenticità proprio in seguito a questa loro attività artistica. È la “finzione vera” di cui prende carico, in minore o maggior misura, chi scrive, affidandosi all’introspezione, fondendo il reale con i sogni, il passato con il presente e con il futuro.
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FOTOGRAFIA © BAIRROS DOS LIVROS
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LA FRASE DEL GIORNO
Niente si sa, tutto si immagina.
FERNANDO PESSOA, Una sola moltitudine
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